Giampiero Mughini per Dagospia
MUGHINI
Caro Dago, ti confesso che mi trovo in imbarazzo: da uomo che nei confronti delle donne mai ha smesso di essere un gentiluomo, da sportivo, da cittadino della repubblica, da essere umano che vive in un tempo in cui il “politicamente corretto” sta diventando asfissiante. Che un direttore di giornali sia stato rimosso per avere commesso l’inaudito peccato di avere definito “cicciottelle” le nostre tre magnifiche arciere che si erano battute alla morte in un turno eliminatorio delle Olimpiadi, ebbene questo è grottesco, è idiota, è offensivo per l’intelligenza umana.
LUCILLA BOARI - CLAUDIA MANDIA - GUENDALINA SARTORI
Avevo commentato quella gara con una mia amica (e tua collaboratrice) Barbara Costa, una donna, una che ama lo sport tanto quanto lo amo io. E c’eravamo soffermati, naturalmente con infinito rispetto e tenerezza nei loro confronti, sul fatto che le nostre atlete fossero voluminose. Del resto lo era anche un nostro tiratore che alle Olimpiadi aveva vinto l’oro.
“Cicciottelle”, sì, perché no? A me sembra un termine garbatissimo. Allude a una realtà, non offende e non insinua. E per quanto io abbia disprezzo della buona parte di coloro che stanno nell’Ordine dei giornalisti, possibile che non ce ne sia stato uno che abbia lanciato una pernacchia contro il provvedimento a danno del direttore che aveva concepito quel titolo?
RESTO DEL CARLINO - LE CICCIOTTELLE DEL TIRO CON L ARCO
Ma certo che i maschi si comportano talvolta da mascalzoni (ma anche da assassini) nei confronti delle donne: ma certo che spesso sono sgraziati, volgari, “sessisti” come si dice con termine orribile. Ma certo che quando una protagonista è una donna, è da minchioni avviare il discorso su di lei a partire dalla “cellulite” o dalla quantità di silicone incorporata. E che c’entra tutto questo con quell’aggettivo garbatissimo, “cicciottelle”? Io l’avrei chiamata così una mia figlia, abbracciandola e dopo una vittoria e dopo una sconfitta.
Sono un gentiluomo e adoro le donne, che dalla a alla zeta sono state il tutto della mia vita. Dalla a alla zeta. Le rose e le spine. Dee e stronze. E dunque che succede, se dico che alcune donne sono delle “stronze” emerite - un tema su cui potrei fare una lectio alla Sorbonne - , becco una condanna penale? Dio, un po’ di misura. E chiamatela “sindaco” la Raggi cui auguro ogni bene nel suo lavoro al comune di Roma. E’ una questione di gusto, di eleganza. “Sindaca” è un termine orribile e non aggiunge e non connota nulla all’esser donna della Raggi. Margaret Thatcher era il primo ministro inglese, non la prima ministra. Elementare, Watson.
Giampiero Mughini