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M.Ga. per il “Corriere della Sera”
«Ma Trump sta invitando a sparare a Hillary Clinton?», «No, secondo me dice che bisogna sparare ai giudici della Corte Suprema». Il candidato democratico ha appena pronunciato, durante un comizio, una battuta ambigua, ma comunque scioccante, ipotizzando che «il popolo del Secondo emendamento», cioè i fan delle armi, intervenga a modo suo per tutelare l' arsenale domestico se la ex First lady diventerà presidente e nominerà giudici costituzionali che vogliono regolare la vendita di fucili e pistole.
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Sulla Rete scoppia subito l'inferno con voci anche autorevoli, come quella dell' intellettuale conservatore Ross Douthat, secondo le quali Trump ha ipotizzato (o sollecitato) insurrezioni, se non addirittura assassinii mirati.
La campagna del miliardario corre subito ai ripari sostenendo che Trump con le sue parole («Se Hillary nomina quei giudici, non potrete fare niente ragazzi, a meno che il popolo del Secondo emendamento non trovi un altro modo per fermarla, non lo so») voleva riferirsi a un non meglio precisato «potere unificante» di quel movimento. Espressione fumosa come quella usata dal candidato.
Rimane il fatto che a 24 ore dal tentativo di recuperare credibilità illustrando la sua ricetta economica in modo composto, senza sbavature, riemerge il Trump estremo, imprevedibile e inaffidabile che spaventa i conservatori prima ancora dei democratici che sfruttano subito il caso: «Ecco perché Trump è un pericolo, istiga alla violenza».
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