Giampiero Mughini per Dagospia
mughini
Caro Dago, trenta o più anni fa aveva ragione Paolo Isotta e avevo torto io nel sostenere che le società moderne usufruiscono di una sorta di “progresso” generalizzato, nel senso che vanno via via migliorando le qualità individuali delle persone, la loro sensibilità media, il modo in cui ciascuno di loro si immette nella società e vi gioca la sua parte.
Affermazioni di cui Paolo si beffava, e aveva ragionissima. Le mie erano assolute panzane e lo abbiamo di fronte a noi lo spettacolo di una società italiana che si è immiserita, involgarita, incanaglita, e in cui è più alta eccome la percentuale di semianalfabeti che fanno chiasso con la bocca o a forza di tweet canaglieschi contro questo o contro quello. Scusami vecchio Paolo che non ci sei più. Avevi ragione tu.
simone giannelli
Tutt’altra cosa è il discorso sul quanto e sul come è migliorata la razza degli italiani, il loro corpo e il loro fisico, e questo a cominciare dal fatto che la durata della vita media s’è allungata di dieci anni (il che costituisce una minaccia esiziale al funzionamento del nostro sistema pensionistico).
Ma guardiamo innanzitutto alle cose belle. Al fatto ad esempio che l’altezza media dei nostri ragazzi si avvicina e spesso supera ampiamente il metro e ottanta. Nella mia terza liceo, col mio metro e 78 ero il terzo della mia classe in ordine di altezza. In una corrispondente terza classe odierna di liceo, in fatto di altezza sarei ai gradini più bassi.
giannelli al quirinale
E vengo al nodo di questo mio pezzo, ossia allo sport che assieme alla ginnastica attrezzistica amo di più, la pallavolo. Col mio metro e settantotto me la cavavo decentemente, tanto che ero entrato a far parte della squadra catanese che militava in serie B. Beninteso fondamentalmente ero una schiappa, me ne accorsi subito e lasciai perdere. Il fatto è che col mio metro e settantotto non è che fossi un nano in mezzo a un manipolo di giganti. I migliori attaccanti della squadra - Comis, Urzì, Santi Puglisi - superavano di poco il metro e ottanta, e così era delle squadre contro cui ci misurammo. Se c’era qualche atleta da un metro e 85? Sì, ma sessant’anni fa era un’eccezione.
mughini
Memore della mia passione per la pallavolo, da giornalista dell’ “Europeo” trent’anni dopo chiesi di fare un servizio sulla pallavolo, e tanto più che stava crescendo quella “generazione di fenomeni” che guadagnò così tanti trofei tra anni Novanta e primi anni Duemila. Ricordo che andai a Parma a incontrare la squadra che era allora campione d’Italia, e di cui faceva parte Andrea Zorzi, laddove l’altro nostro grande “martello”, Lorenzo Bernardi, giocava nella Panini Modena. Ci demmo appuntamento in albergo dove nell’entrare ebbi una sensazione di assoluta sorpresa.
de giorgi
Perché mi sembrava che il soffitto dell’albergo fosse più basso del solito, da quanto era vicino alla testa di quei pallavolisti ritti in piedi. Il fatto è che Bernardi (eletto il miglior giocatore di pallavolo del Novecento) e Zorzi erano alti rispettivamente 1,99 e 2,01 metri, erano degli esseri umani quali io trent’anni prima non ne avevo mai visti al mondo. Semmai il nanerottolo di quella squadra leggendaria era l’ “alzatore” Fefè De Giorgi (l’attuale tecnico della nazionale europea campione d’Europa) il quale era alto quanto me, 1,78.
lorenzo bernardi
E questo si capisce perché il ruolo dell’alzatore è tutt’altro, l’oro lui lo deve avere nelle mani, le mani che mandano in alto la palla affinché i “martelli” la scaraventino sul terreno della squadra avversaria. A quel tempo tutti gli “alzatori” erano i più piccoli della squadra, e questo naturalmente rappresentava un handicap nei casi in cui l’ “l’alzatore” doveva elevarsi a murare l’attacco avversario. E difatti il punto di forza dell’Olanda, la squadra che è stata la bestia nera della nostra “generazione dei fenomeni”, era un alzatore da due metri che quando murava faceva del male.
alessandro michieletto
Ebbene l’attuale nostro “alzatore”, Giannelli (eletto miglior giocatore degli europei), è alto esattamente due metri. Quanto ai nostri “martelli”, Michieletto è alto 2,06 metri. Il che significa che quando plana in volo, tra stacco mostruoso delle gambe e braccia che si avventano verso l’alto, la palla lui la batte a un’altezza superiore ai quattro metri, l’altezza del balcone di un primo piano delle nostre case. Cose dell’altro mondo, corpi italiani dell’altro mondo, eccome se la nostra “razza” è progredita. Caro vecchio Paolo, almeno su questo punto dammi ragione.
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GIAMPIERO MUGHINI