Lettera di Giampiero Mughini a Dagospia
giampiero mughini
Caro Dago, come sai benissimo io non figuro su alcun social, neppure uno, neppure mezzo. E del resto non avrei nulla da postare, nella mia vita non succede nulla di rilevante, la cosa più elettrizzante che avrei da postare è la pagina di un libro che sto leggendo, purtroppo incomprensibile per gli analfabeti. Ossia la grandissima maggioranza.
Succede però che su WhatsApp io riceva una caterva di post da gente che conosco e che spesso non conosco affatto. Prima di cancellarli li guardo un qualche secondo. E non capisco bene perché me li mandino, perché pensino che io dovrei guardarli e soppesarli, perché ai quei post dovrei dedicare qualche nanosecondo, un tempo che alla età cui sono giunto è prezioso e da centellinare con cura. Molti mi mandano delle immagini promozionali di quel che faranno e fin qui li capisco.
WHATSAPP SPUNTA BLU
Tutti cerchiamo di farci strada nella vita, chi più chi meno. Arrangiarsi, arronzare, supplicare che qualcuno ti tenga in conto. Altri sono meno ambiziosi e altrettanto vanesi. Mi mandano un loro primo piano beato di chi sta in villeggiatura o di chi ha appena finito di digerire un ottimo piatto in non so quale ristorante dello stivale. Postano la loro beatitudine, la loro felicità di stare al mondo, la loro leggiadra convinzione che la loro mediocrità sia il modo migliore di stare al mondo. Sono una persona elegante, e dunque figurati se cito non dico i nomi ma i particolari di quei post che potrebbero portare ai nomi e alle loro miserie.
mughini e dago foto di bacco
Tutto questo solo per dirti il mio sbalordimento innanzi a dei miei contemporanei che spasimano a questo modo pur di essere notati, pur di farsi notare, pur di figurare nell’immane vetrina del mondo, pur di implorare per un minuto o due l’attenzione tua o di chicchessia, pur di averne un “like” da qualche imbecille che non conoscono e che li sopravvaluta. Poveretti.
A me, che soffro di un mostruoso complesso di superiorità non verrebbe mai e poi mai in mente di ricorrere a questi mezzucci, a queste cianfrusaglie da quattro soldi della comunicazione contemporanea. Sto magnificamente dove sto, solo e con me stesso. Responsabile di me stesso e delle piccole piccole cose del mio vivere quotidiano.