Lettera di Giampiero Mughini a Dagospia
GIAMPIERO MUGHINI
Caro Dago, c’è che sono affascinato dallo sguardo di Luigi Di Maio, da quei suoi occhi da cui traluce tanto la mediocrità che l’ostinazione. Da mesi e mesi più che ascoltare le sue parole, prive di qualsiasi significato concreto e possibile, sono ipnotizzato da quegli occhi. Più che mai oggi, che su tutti i giornali esplode la foto di quanto siano andati in sollucchero i ministri 5Stelle alla notizia che è fatta, che il gran colpo della loro vita è riuscito.
Ci sono finalmente riusciti a “cambiare l’Italia”, cioè ad aumentare la quantità di denari che dovremo chiedere a un tasso più alto agli investitori stranieri nella speranza che ce li diano, il che non è sicuro; ci sono riusciti ad “abolire” la povertà, una panzana che mai e poi mai sarebbe uscita dalla bocca di ministri come Francesco Forte, Giulio Tremonti, lo stesso Paolo Savona, lo stesso Giovanni Tria, i quali hanno lungamente studiato che la ricchezza la devi produrre prima di elargirla; ci sono riusciti nella gigantesca operazione di offrire un reddito a chi purtroppo non ne ha uno e non so quando ne avrà uno, oppure di mandare in pensione giovanotti di 62 anni che hanno un’aspettativa di vita di 85 anni e malgrado ci siano lì i conti nudi e crudi dell’Inps a dire che fra vent’anni quelle pensioni l’Italia non sarà in grado di pagarle.
DI MAIO FESTEGGIA IL DEF
C’è riuscito nel gran botto Luigino, lui, l’unico caso in Occidente di un ministro del Lavoro che non abbia mai lavorato in vita sua. Di più, il caso di un ministro che ha fatto nascere Pinochet in Venezuela e che quando parla una su due è uno svarione, l’altra una parola priva di senso. “Rappresentiamo 11 milioni di italiani”, dice Di Maio e non gli si può dar torto perché è così che funziona la democrazia secondo cui ogni testa vale un voto.
di maio festeggia per il def
Milioni e milioni di tedeschi erano rappresentati dall’Adolf Hitler che nel 1933 divenne il capo della Germania assetata di rivincita. Ho visto qualche giorno fa un video dov’era Benito Mussolini che a Trieste annunciava il varo delle leggi razziali e ne spiegava il significato: la più bella piazza di Trieste era zeppa all’inverosimile e sprizzava felicità ed entusiasmo ad ascoltare le parole del Duce. Il fascismo avesse avuto l’ingegno di indire le elezioni in quel 1938, Mussolini avrebbe avuto l’85 per cento dei voti espressi, milioni e milioni e milioni di consensi.
Gli occhi di Di Maio. La sua spettacolare ascesa politica a partire dal nulla e fatta di nulla. Li guarderemo ancora a lungo, quegli occhi. Quando arriveranno le notizie su di quanto aumenterà il nostro spread, ossia di quanto aumenteranno gli interessi che pagheremo sui soldi che dobbiamo chiedere in prestito all’Europa che per intanto prendiamo a sberle in faccia, e anche prima o poi abbassare quelle tasse che ci permettono di pagare a fine mese i medici degli ospedali pubblici, i vigili urbani, i magistrati, i soldati che teniamo in Afghanistan.
DRAGHI TRIA
Gli occhi di Di Maio, gli occhi del politicante gioioso di spendere i soldi che non ha, di mantenere promesse che non stavano né in cielo né in terra; gli occhi gioiosi di uno che non ha nessun titolo di studio e può sfidare sul terreno dell’economia Mario Draghi e umiliare il ministro Giovanni Tria. Non succede mica tutti i giorni. Altro che le vittorie milionarie al Totocalcio.
GIAMPIERO MUGHINI