Giampiero Mughini per Dagospia
MUGHINI
Caro Dago, tempo fa ti avevo scritto che mi sarebbe piaciuto su queste tue pagine dire ogni tanto qualcosa di libri italiani un po’ nascosti e clandestini, libri che nemmeno morti rischiano di andare nella classifica dei libri più venduti. Mi sono subito reso conto che era un’idea fasulla: a nessuno interessano più i libri, figuriamoci quelli nascosti e clandestini.
Epperò non ci riesco a non dire nulla di questo libro edito adesso in Italia da una casa editrice minore (la Comunicarte edizioni), “Stanotte l’ho vista”, l’ultimo romanzo del più grande scrittore sloveno vivente, Drago Jancar, uno che ai tempi di Tito s’era fatto la galera in Jugoslavia da quanto non amava il comunismo reale.
STANOTTE L’HO VISTA - DRAGO JANCAR
Ne parlo perché non credo sia uno scrittore molto noto in Italia (la meritoria Bompiani di Elisabetta Sgarbi ha pubblicato qualche anno fa Aurora boreale). Vi supplico, leggetelo. L’anno scorso lo hanno premiato in Francia come “il miglior libro straniero”. E’ uno straziante capolavoro. A cominciare dal personaggio femminile, Veronika, una ricca e affascinantissima borghese di Lubiana, che fa da asse portante di un racconto ricco e complesso.
Non arriverò alla volgarità di riassumere quel che succede nel libro. Solo ve ne dirò il cuore. Il gennaio del 1944, quando in Jugoslavia imperversava l’occupazione tedesca e dunque una guerra civile che opponeva quelli che stavano dalla parte dei nazi e quelli che li combattevano a sangue. Nel caso più specifico della Slovenia, gente che conviveva con i nazi e gente che irrompeva dei boschi ad attaccarli per poi fuggire ed erano ogni volta massacri di ostaggi quando un tedesco cadeva ucciso nelle imboscate partigiane.
Veronika e suo marito non stavano dalla parte dei nazi, epperò accettavano a cena nel loro castello ufficiali tedeschi con i quali ascoltavano musica. Né più né meno. E quanto ai partigiani davano loro cibo e altro, di nascosto e in gran quantità. Non è che stavano in un limbo. Vivevano, semplicemente vivevano.
DRAGO JANCAR
Com’è accaduto in tutti i Paesi sotto il tallone nazi. Qualcuno battagliava a morte da una parte o dall’altra, i più continuavano a vivere. Succede dunque che i partigiani sappiano degli ufficiali tedeschi ospiti di Veronika e suo marito, lo sanno e lo interpretano al modo loro, al modo di combattenti braccati per i quali vale solo la distinzione tra nero e biamco, o è nero o è bianco.
E per loro quelli del castello sono “neri”, “traditori”, amici dei boia della Gestapo. Non è vero affatto, ma nel gennaio 1944 non importa: né in Slovenia né altrove. Né i partigiani sono antropologicamente superiori e migliori e più “buoni” dei loro avversari mortali. Quando c’è da massacrare qualcuno che reputano un nemico lo fanno e basta. Lo fanno quando di notte catturano Veronika e suo marito, gente che non è colpevole di niente di niente.
DRAGO JANCAR
Lui lo massacrano di botte finché muore, lei la stuprano in molti prima di ucciderla. Una donna che era la bellezza, il garbo, l’eleganza fatta persona. Solo che nel gennaio 1944, né in Slovenia né altrove, il garbo e l’eleganza erano valori da rispettare.
Probabilmente Jancar è partito da qualcosa che dalle parti di Lubiana è successo davvero a quei tempi, qualcosa di questo genere comunque, e ammesso che un personaggio come Veronika appartenga alla realtà e non alla letteratura, che è un gradino sopra la realtà. Forse due gradini o anche più. Perché è l’unica realtà che vale per sempre.
E comunque io sono rimasto senza fiato a leggere questo romanzo. Vi supplico: correte a comprarlo.
Giampiero Mughini
IL MARESCIALLO TITO E I PARTIGIANI JUGOSLAVI NEL 1944