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    LA VERSIONE DI MUGHINI - CHECCO ZALONE È UNO DI QUEI MERIDIONALI CHE DIO LI HA INZEPPATI DI INTUITO, TALENTO, OCCHIO SUL REALE. LE CRITICHE RADICAL CHIC SONO DISGUSTOSE, MA NON ANDRÒ A VEDERLO: SONO TROPPO PRESO DAGLI INSUCCESSI, MIEI E DEGLI ALTRI


     
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    Lettera di Giampiero Mughini a Dagospia

     

    giampiero mughini giampiero mughini

    Caro Dago, ti confesso che mai nella mia vita ho visto cinque minuti di un film con Luca Medici detto Checco Zalone. Detto questo, ci vogliono al massimo cinque minuti (di un suo exploit da Fabio Fazio o da Massimo Giletti) per capire che si tratta di un fuoriclasse, di uno che è dieci volte più intelligente e vitale e creativo di molti dei commentatori che alzano le ciglia a chiedersi se lui è di sinistra o di destra.

     

    Seduto dirimpetto a Giletti, Zalone traboccava intelligenza da tutti i pori, uno di quei meridionali che Dio li ha inzeppati di ogni cosa: intuito, talento, occhio sul reale a trafiggerlo al meglio.

     

    checco zalone quo vado 3 checco zalone quo vado 3

    Trovo disgustoso che innanzi a un tale talento, ogni discorso su di lui parta dai milioni e milioni che incassano e si sono meritati lui e il suo produttore Pietro Valsecchi. Non che io abbia nulla contro il successo commerciale di un film o di un libro o di un disco.

     

    Non ho nulla contro, solo che non me ne frega niente. Se uno non è analfabeta, lo sa che la storia dei successi commerciali delle opere d’arte è complessa e stravagante. Al tempo di Pablo Picasso c’erano pittori che valevano quattro o cinque volte più dei suoi quadri.

     

    checco zalone con eleonora giovanardi checco zalone con eleonora giovanardi

    Ho ascoltato qualche giorno fa l’unico disco del gruppo progressive-rock “Apoteosi”, un gruppetto costituito da alcuni ragazzacci calabresi che erano dei sublimi musicisti. Non vendette neppure una copia, il gruppo si dissolse immediatamente, non ne restò traccia: oggi quel disco passa come una delle gemme del prog italiano.

     

    In questi giorni, e anche sulle tue pagine, ho fatto una campagna promozionale spasmodica a favore del libro di uno scrittore sloveno, “Stanotte l’ho vista”, di cui alla libreria Feltrinelli di Roma che frequento mi hanno detto che hanno venduto cinque copie, quelle che Fabio Volo vende in venti secondi in una sola libreria italiana (non ho nulla contro Volo, solo che non l’ho mai letto).

     

    FRANCO E CICCIO FRANCO E CICCIO

    Detto in parole povere, io non ho nulla contro il successo, e tanto più quando mi appare meritatissimo come nel caso della combutta Zalone-Valsecchi. Valsecchi l’ho incontrato a casa tua, Dago. Abbiamo chiacchierato. C’è che io ho sempre un’aria strafottente, e non credo di essergli stato simpatico (non lo sono mai a nessuno), e invece lui mi stava molto simpatico e sono felicissimo che gli euro stiano piovendo loro addosso. Felicissimo.

    checco zalone e pietro valsecchi al festival di roma checco zalone e pietro valsecchi al festival di roma

     

    Detto questo non sono sicuro che andrò a vedere l’ultimo loro film. E’ un film che non ha bisogno di me. Milioni di euro che crescono, giorno dopo giorno. Gli intellettuali radical-chic, o presunti tali, che boccheggiano da quanto sono privi di argomenti. E’ un canovaccio che conosco da quando ero ragazzo.

     

    Al tempo dei miei vent’anni gli antenati degli intellettuali radical-chic spregiavano quella coppia mostruosa di talento che erano Franchi-Ingrassia. Io e il mio amico Claudio Ricciardi ci precipitavamo a vedere i loro film in cinemetti di terz’ordine. Due artisti mostruosi. Ci fosse stato Instagram (che non so bene che cosa sia) avremmo postato la foto di me e Claudio che entravamo nel cinemino.

     

    checco zalone da fazio checco zalone da fazio

    La posterei volentieri una foto di me entusiasta che va a vedere l’ultimo film di Checco il prodigio. Non so se avverrà, perché io amo le sale cinematografiche dove in tutto siamo sei o sette e il più giovane rasenta i sessant’anni. Che ci posso fare? Sono troppo occupato, perché passo l’intera mia giornata delle poche che mi restano, a proteggere gli “insuccessi”.

     

    Lo diceva il piccolo grande Vanni Scheiwiller: “Non ho niente contro il successo, ma neppure contro l’insuccesso”. Io sono troppo preso dagli insuccessi – Checco e Pietro mi perdonino – e milito per loro da mattina a sera. Anche per motivi personali. L’ultimo mio libro lo reputo forse il più bello dei 24 e mezzo e che ho scritto. Ebbene è quello che ha venduto di meno. Non che io me ne strafotta più di tanto.   

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    Giampiero Mughini

     

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