DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Furio Zara per “Avvenire”
Il Mondiale del 1982 è il primo allargato a 24 squadre. Tra gli imbucati alla festa spagnola - Honduras, El Salvador, Algeria, Nuova Zelanda, Kuwait - c'è anche il Camerun, alla prima partecipazione, accompagnato dall'inevitabile folclore e avvolto da un alone di mistero. È finito nel Girone A, quello dell'Italia, l'ultima partita è proprio contro gli azzurri.
L'Italia di Bearzot viene da due pareggi, 0-0 con la Polonia, 1-1 con il Perù: la delusione è grande. I "negri" come li chiamano gli inviati italiani alla faccia del politically correct (che ancora non esiste), hanno imposto due volte lo 0-0, prima al Perù e poi alla Polonia, che è già qualificata. È il 23 giugno, si gioca allo stadio Balaidos di Vigo. Le stelle dei "Leoni Indomabili" sono il portiere Thomas N'Kono e il vecchio centravanti Roger Milla, che ha militato in Francia e ora sverna in Corsica, nel Bastia. N'Kono gioca con la calzamaglia nera, nonostante ci siano 35° di media. Non ha mai giocato a gambe nude in vita sua.
Helenio Herrera, il Mago della Grande Inter, dal suo osservatorio fa tremare gli azzurri: «N'Kono vale lo Zoff dei tempi migliori».
Milla è figlio di un ferroviere di Yaoundé, la capitale del Camerun. È un centravanti dalle movenze felpate, con un eccellente fiuto per il gol. Nelle cronache e nelle vignette satiriche dell'epoca i giocatori del Camerun vengono raffigurati con il forchettone in mano e il pentolone d'acqua bollente. L'allusione è chiara: saremo noi italiani quelli destinati a finirci dentro. Il ct è il francese Jean Vincent: si è seduto in panchina all'ultimo momento, al posto dello slavo Branko Zutic. Lo stopper si chiama René N'Djeya, è reduce da un principio di malaria.
Toccherà a lui occuparsi di Paolo Rossi. È spavaldo, N'Djeya: «Ho visto la morte in faccia, ora non temo nessuno». In Camerun le partite si giocano sempre di pomeriggio, perché nessun impianto sportivo è illuminato. Il campionato di calcio esiste da una ventina d'anni, ma non ha quasi mai uno svolgimento regolare.
I giocatori sono quasi tutti dilettanti. René N'Djeya è impiegato in una società marittima, la Camatranas. Theophile Abega, centrocampista dal fisico scultoreo, lavora invece alla Camerun Airline, la compagnia aerea di bandiera del Paese. Emmanuel Kunde è stato assunto dalla Snec, la società delle acque. Il 35enne Jean Pierre Tokoto gioca invece nel campionato indoor degli Stati Uniti ed è uno dei pochi a guadagnare soldi veri: 100.000 dollari a stagione. Alla qualificazione ai Mondiali, la prima in assoluto, sono seguiti tre giorni di festeggiamenti. Ora che al Mondiale ci sono arrivati, il più è fatto.
Nell'albergo dove i "Leoni Indomabili" sono in ritiro ci sono i televisori a colori. È una novità assoluta. In Camerun nessuno ha la televisione. Così i giocatori si incollano davanti alla tivù e non si staccano più. Gli pare di stare in vacanza. Turisti per caso al Mondiale. E come tali vengono considerati. Nessuno dà credito al Camerun.
Persino i bookmakers se ne fanno beffe. Li quotano 2000 a uno. Se punti mille lire ti porti a casa due milioni. E no, non hanno lo stregone esperto in macumbe al seguito, c'è invece uno psicologo. Per affrontare gli azzurri hanno anche cambiato dieta. Dalla carne di montone, gli africani sono passati ad un più salutare merluzzo alla "gallega".
Se passeranno il turno, la Federazione regalerà a ciascuno una piccola piantagione di cacao. Roger Milla promette tre giri di campo se farà gol a Dino Zoff. Invece sarà Grégoire M' Bida a segnare. È il gol del pareggio, un attimo prima ha segnato Ciccio Graziani, di testa, con N'Kono che è scivolato e si è fatto superare dalla palombella. La cronaca di Italia-Camerun è concentrata in un paio di minuti: botta e risposta, la partita finisce lì.
Qualcuno adombra un sospetto. Due anni dopo i giornalisti Oliviero Beha di "Repubblica" e Roberto Chiodi di "Epoca" scrivono un libro-inchiesta, Mundialgate, su una presunta combine. Vi si narra di servizi segreti, intermediari equivoci, valigette che passano da una mano all'altra, 400.000 dollari per ammorbidire i Leoni d'Africa, camorristi, scommesse clandestine, testimonianze e strane ritrattazioni.
Il libro è stato commissionato da Feltrinelli, che però all'ultimo momento fa marcia indietro. Esce per Pironti, ma non ha successo. La critica non lo recensisce, la gente ne ignora l'esistenza. L'Italia Mundial fa ancora battere il cuore, troppo fresco è il ricordo di un'estate che rimarrà nella memoria di tutti. Non si interrompe così un'emozione. Comunque sia andata, la qualificazione è stata ottenuta, seppure per differenza reti: abbiamo segnato un gol in più degli africani. Un calvario, ma l'Italia è passata. Il Camerun esce dal Mondiale senza mai aver perso.
Tutti d'accordo: campioni morali sono loro. Molti di quei ragazzi a fine torneo trovano un ingaggio in Europa. Milla a 38 anni giocherà anche il Mondiale del 1990 e - approfittando della cialtronaggine del portiere della Colombia René Higuita - segnerà una doppietta storica, che porterà il Camerun fino ai quarti di finale, risultato mai più raggiunto. In quell'edizione i "Leoni Indomabili" usciranno ai supplementari, per mano dell'Inghilterra.
Noi italiani l'abbiamo sfangata, ma la sensazione è quella di avere la testa sotto la ghigliottina. Siamo finiti nel girone della morte, con Argentina e Brasile. Quella azzurra è una nazionale in attesa di giudizio. Ci attende la gloria, ma ancora non lo sappiamo.
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