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    ODISSEA IN MYSPACE – PRIMA REGALATE I VOSTRI DATI A SOCIETÀ PRIVATE E POI VI LAMENTATE! - IL SOCIAL MUSICALE CHE ANDAVA DI MODA NEGLI ANNI ZERO HA CANCELLATO PER SBAGLIO 50 MILIONI DI CANZONI E TUTTI SI SCANDALIZZANO – DOVE FINIRANNO I VOSTRI SELFIE ALLO SPECCHIO SE INSTAGRAM DECIDESSE DA UN MOMENTO ALL’ALTRO DI CHIUDERE LA BARACCA? L’UNICA SOLUZIONE È SMETTERE DI USARE I SOCIAL COME ARCHIVI E FARE UN BACKUP OFFLINE...


     
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    1 – IL WEB PERDE LA MEMORIA L' INCUBO CANCELLAZIONI

    Francesco Malfetano per ''il Messaggero''

     

    kim kardashian su myspace kim kardashian su myspace

    Dopo anni di post, condivisioni, email, documenti in cloud, chat private e mi piace, gli utenti del web si sono abituati a vedere internet come un' estensione del proprio computer o del proprio smartphone.

     

    Una scatola enorme in cui depositare i propri ricordi in tutta tranquillità, senza pensare troppo né alla privacy né alla possibilità che questi possano essere cancellati. La memoria digitale però, a più riprese si è mostrata poco affidabile. Non solo per un costante ricambio generazionale tra le diverse piattaforme ma soprattutto perché a causa di errori altrui è possibile perdere foto e post che fanno parte della propria vita sul web.

    MARK ZUCKERBERG FACEBOOK - VIGNETTA DI FARLEY KATZ SUL NEW YORKER MARK ZUCKERBERG FACEBOOK - VIGNETTA DI FARLEY KATZ SUL NEW YORKER

     

    L' AMNESIA

    La scorsa settimana ad esempio, si è scoperto che MySpace - uno dei social più in voga nella prima parte degli anni 2000, considerato antesignano di Facebook - ha cancellato per un banale errore tecnico tutti i contenuti caricati dai propri utenti tra il 2003 e il 2015. Una perdita di una quantità enorme di dati che avrebbe colpito circa 14 milioni di utenti.

     

    Anzi, di artisti dato che le vere vittime dall' amnesia della piattaforma sono stati soprattutto i musicisti che in quel periodo avevano affidato al social le proprie creazioni. Cinquanta milioni di file, soprattutto canzoni e tracce quindi, che spesso erano stati caricati solo su MySpace e che ora risultano irrecuperabili.

    arctic monkeys arctic monkeys

     

    Tra questi anche alcuni brani d' esordio che hanno portato alla ribalta la cosiddetta Myspace Generation, come Lily Allen, Arctic Monkeys e Yeasayer ma anche Skrillex e Calvin Harris. Un po' la stessa cosa che è accaduta con Flickr all' inizio di marzo, anche se in maniera meno traumatica. Il social fotografico infatti, dal 12 marzo, ha iniziato a cancellare le fotodagli account gratuiti dove i proprietari hanno caricatopiù di 1.000 file.

     

    In questo caso la cancellazione era stata annunciata consentendo agli iscritti di scaricare i propri lavori e salvarli su una memoria fisica non soggetta alle leggi del web. E lo stesso è accaduto con Geocities, un'importante piattaforma molto utilizzata dai blogger qualche anno fa, e da Google Plus, il social recentemente spento da Big G. Social network che per un certo periodo - anche brevissimo - sono stati il punto di ritrovo di un' intera generazione rappresentandone una testimonianza importante.

     

    myspace vs facebook myspace vs facebook

    È un po' come se, a causa di una mancanza di spazio sui server oppure per una decisione arbitraria presa dai vertici di Facebook, di Twitter o di YouTube, all' improvviso queste piattaforme venissero ripulite. Anche se questo per il momento non sembra particolarmente probabile, è un' eventualità che bisognerebbe considerare.

     

    L' INDAGINE

    Soprattutto perché, come detto, ormai si tende a utilizzare Facebook ma anche Gmail o Dropbox come un' appendice del nostro pc o della nostra memoria. In realtà però si tratta di un atto di fiducia nei confronti di colossi che, da un giorno all' altro, potrebbero far pagare i propri utenti per accedere ai loro stessi ricordi oppure semplicemente cancellarli.

     

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    Se poi selfie allo specchio, strimpellate alla chitarra e video più o meno simpatici, possono non sembrare una grande perdita, esistono precedenti ben più importanti. Due anni fa ad esempio, l' archivio digitale del quotidiano Unità è andato perso definitivamente a causa di un imprecisato errore sui server.

     

    Tutto ciò che era stato caricato in rete - a vantaggio di chiunque volesse consultarlo - dai primi articoli del 1946 agli ultimi del 2017 sono ora disponibili solo in forma cartacea. Un problema reale che, sia per quanto riguarda i social network che per le piattaforme di archiviazione, mette a rischio 1 persona su 3.

     

    Il 33% degli utenti del mondo infatti, secondo un' indagine condotta lo scorso anno dalla società di sicurezza informatica Acronis, non ha mai eseguito un backup dei propri dati. Informazioni che quindi non sono mai state messe in sicurezza. Proprio per sensibilizzare a questo genere di tema, domenica prossima, il 31 marzo, ricorre il World backup day.

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    La giornata mondiale che si celebra fin dal 2011 per rendere consapevoli le persone dell' importanza di scaricare, aggiornare e salvare i propri dati sia online che offline. Non solo per preservare ricordi e documenti di lavoro, ma anche per proteggerli da eventuali cyber attacchi.

     

    2 – MYSPACE: IL SOCIAL CHE LANCIAVA LA (NUOVA) MUSICA DEGLI ANNI ZERO

    Marco Tonelli per www.lastampa.it

     

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    Una migrazione malriuscita dei server e 50 milioni di brani e contenuti pubblicati sono andati in fumo . Si tratta di tutta la produzione musicale dal 2003 al 2015. Insomma stiamo parlando di un catalogo enorme, che nei primi anni dieci rappresentava una generazione musicale. Il social network aveva toccato punte di più di tre miliardi di utenti che fino al 2010 popolavano le bacheche. In Italia è arrivato nel 2007. Nel primo anno, il tasso di crescita era di 4500 profili al giorno e le band iscritte erano più di 70 mila.

     

    La chiamavano generazione MySpace e se eri adolescente dal 2003 al 2009, avevi sicuramente un profilo sul social network di Tom Anderson e Chris De Wolfe. Essere presente significava condividere contenuti, ma soprattutto ascoltare musica nuova. Pubblicare la propria musica sulla piattaforma significava avere una platea enorme: capace di spingere un brano anche senza particolari contatti con le etichette musicali.

     

    LA LEZIONE DEGLI ARCTIC MONKEYS

    Arctic Monkeys con AM Arctic Monkeys con AM

    Un esempio su tutti: gli Arctic Monkeys, con i loro primi demo. Pubblicati da amici e fan su MySpace, ebbero una popolarità senza precedenti, che andò ben oltre Sheffield, la loro città di origine. Allo stesso tempo, la band di Sheffield riempiva i locali senza aver ancora pubblicato alcun materiale ufficiale. Nel 2005, esce il primo singolo “I Bet You Look Good on the Dancefloor” che si posizionò ben presto alla posizione numero 1 della classifica del Regno Unito. Infine, l’anno dopo arriva anche l’album, dal titolo “Whatever People Say I Am, That’s What I’m Not”, distribuito da Domino Records.

     

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    Il successo di Alex Turner e compagni dimostrava come fosse possibile, grazie alla rete, fare a meno di un’etichetta discografica. Ma allo stesso tempo, scrive il Guardian , anche come ce ne fosse in realtà bisogno. Infatti, con gli Arctic Monkeys prese forma un modello di business ormai diventato molto comune: prima si distribuisce il singolo online e poi si pubblica l’album. Grazie al web, si crea attenzione sulla propria musica, attenzione che deve essere sfruttata con la pubblicazione del disco. Un esperimento che ebbe successo, tanto che anche l’album, dal titolo “Whatever People Say I Am, That’s What I’m Not”, riuscì a scalare le classifiche di vendita.

     

     

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    Come nel caso della band di Sheffield, MySpace è diventato l’incubatore di tante band britanniche che dal social network hanno colonizzato le riviste specializzate e i palchi di mezzo mondo. Su tutti spiccano nomi come Klaxons , Cajun Dance Party , The Kooks e Enter Shikari .

     

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    Se dall’Indie rock si passa al Pop, Adele deve molto a MySpace. Prima del celeberrimo singolo “Chasing Pavement” del 2008, gli utenti della piattaforma social hanno potuto ascoltare alcuni brani già a partire dal 2006. Infatti, la cantante britannica è diventa celebre per un video amatoriale in cui la popstar di Londra cantava accompagnandosi con la sua chitarra. Due anni dopo, quella canzone (“Daydreamer”) divenne il brano di apertura di “19”: 8 volte disco di platino nel Regno Unito. Anche Mika ha potuto emergere grazie al social network. Infatti, nei primi anni 2000, il cantante di origini libanesi, è emerso grazie ai suoi brani e alla sua voce. I discografici della Island Records si accorsero del suo talento e nel 2007 esce il primo singolo “Grace Kelly”, che anticipa l’album d’esordio “Life in cartoon motion”. Il disco vende cinque milioni di copie.

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    Quei brani su MySpace non ci sono più. Ma il social network ha lasciato il segno. Servizi come Soundcloud e Bandcamp si ispirano proprio alla piattaforma di Tom Anderson. Insomma, anche prima di Spotify, lo streaming poteva svoltare la carriera di un musicista.

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