Occhio di lince per Lettera 43
carlo messina
«Caro Carlo, le nostre strade s’incrociano…». «Caro Jean Pierre, dobbiamo evitare che si scontrino…». Su Generali e Mediobanca, Carlo Messina e Jean Pierre Mustier si sono parlati. Non dico da amici, ma di sicuro non da rivali. Grazie ad Alberto Nagel, che entrambi hanno identificato come il nemico comune. Un collante formidabile, per due concorrenti che si contendono il podio di banchiere più importante d’Italia.
L'IRA DI MUSTIER.
jean pierre mustier
Mustier, che dell’amministratore delegato di Mediobanca aveva già detto cose ruvide pubblicamente e cose irriferibili privatamente, è incavolato nero. Il francese si è convinto che le difficoltà incontrate in Borsa all’esordio dell’aumento di capitale, di fondamentale importanza per Unicredit ma anche per lui stesso, siano dovute a qualcuno vicino a Nagel che ha tramato nell’ombra.
E, conoscendo le abitudini della casa, si può dire andreottianamente che Mustier fa peccato ma molto probabilmente ci azzecca. Messina, dal canto suo, ha ovviamente sofferto la mossa di Generali ispirata da piazzetta Cuccia di dotarsi del 3% e rotti di diritti di voto di Intesa per tentare di prevenire e bloccare la mossa che lui ha (aveva?) intenzione di fare su Trieste.
alberto nagel carlo messina
I SOSPETTI DI MESSINA.
Inoltre, l’amministratore di Banca Intesa è assolutamente convinto che su due cose spiacevoli ci sia l’impronta del banchiere che di giorno lavora a Milano e la sera dorme a Londra: l’atteggiamento ostile verso l’operazione Generali dei fondi che esprimono cinque consiglieri su 19 nel board presieduto da Nanni Bazoli; l’attacco che alcuni giornali hanno portato al suo amico e consigliere fidato Leonardo Totaro, managing director di McKinsey Italia, accusato di essere in conflitto d’interessi per via del fatto che la major della consulenza strategica lavora contemporaneamente per Intesa e per Generali (36 milioni di fee nel 2016).
mediobanca nagel
Non so se ci avete fatto caso, ma nei giorni scorsi è uscito un report di Jp Morgan in cui si diceva che «un’offerta di scambio sul 100% del capitale delle Generali che valorizzi il titolo della compagnia assicurativa a 17 euro consentirebbe a Intesa di conseguire gli obiettivi in termini di capitale, redditività, valorizzazione delle attività di asset management e diversificazione geografica, enunciati da Messina».
LA GUERRA È APPENA INIZIATA.
philippe donnet gabriele galateri di genola
Un bell’assist, no? E poi proveniente dalla banca d’affari americana che aveva imbarcato Mediobanca nell’avventura (infelice) del Monte Paschi di Siena. Beh, c’è chi dice che questa sia stata la risposta di Messina a Nagel. Una guerra che è appena iniziata e che potrebbe riservare molte sorprese.
Ma come possono mettersi d’accordo Carlo e Jean Pierre, considerato che il primo sembra avere messo in frigo - se non in freezer - l’Ops su Generali e il secondo ha da sudare sette camicie per portare a casa i 13 miliardi di aumento di capitale? Un’idea ai due è venuta, nel corso del colloquio di qualche giorno fa.
caltagirone
UN PIANO IN DUE MOSSE.
Intesa potrebbe fare una mossa light su Trieste (per esempio lanciando un’offerta sul 20%, approfittando del fatto che il trio Caltagirone-De Vecchio-Drago, a cui potrebbero anche accodarsi Benetton e Amenduni, ha tutta l’intenzione di passare la mano). Mentre, in un secondo momento, Intesa e Unicredit (che è già la prima azionista) potrebbero muovere insieme su Mediobanca, a quel punto potendo unire al pacchetto di Generali inizialmente preso da Messina il 13,5% detenuto dalla banca d’affari fondata da Enrico Cuccia. «Pensiamoci», si sono detti i due, lasciandosi meglio di come erano partiti e ripromettendosi di parlarne ancora. Tranquilli, li tengo d’occhio (di Lince) io.
LEONARDO DEL VECCHIO CON LA MOGLIE
(*) Con questo “nom de plume” scrive su Lettera43.it un protagonista e osservatore delle più importanti partite del potere politico ed economico-finanziario italiano.