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    È SEMPRE IL SOLITO CLAN CLAN – MAXI BLITZ CONTRO LA CAMORRA A NAPOLI: 86 AFFILIATI DEI CLAN CONTINI, MALLARDI E LICCIARDI IN CARCERE E 130 MILIONI DI EURO SEQUESTRATI – IL CARTELLO AVEVA COME BASE L’OSPEDALE S.GIOVANNI BOSCO (QUELLO DELL’INVASIONE DI FORMICHE) – LA GRILLO: “VA CHIUSO PER INFILTRAZIONI MAFIOSE” – SFUGGITA ALLA CATTURA “LADY CAMORRA”, LA CAPOCLAN CHE ISPIRA LA “SCIANEL” DI GOMORRA


     
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    1 –SCACCO MATTO ALLA CAMORRA: 100 ARRESTI

    Fulvio Fulvi per “Avvenire”

     

    ospedale san giovanni bosco 1 ospedale san giovanni bosco 1

    Scacco matto alla camorra. Il maxi-blitz eseguito ieri all' alba da carabinieri, polizia e finanza, ha portato in carcere 86 presunti affiliati ai clan Contini, Mallardi e Licciardi. Sono 126, in tutto, le ordinanze di custodia cautelare (con misure di diverso peso) che hanno colpito esponenti della cosiddetta "Alleanza di Secondigliano".

     

    Sgominato il cartello mafioso che, secondo la Procura partenopea, aveva messo le mani sull' area metropolitana di Napoli e muoveva i suoi tentacoli anche nell' economia e nell' imprenditoria di varie regioni d' Italia. Per altri 33 indagati il giudice non ha emesso provvedimenti pur ravvisando gravi indizi di colpevolezza. Nel corso della stessa operazione sono stati sequestrati anche beni per circa 130 milioni di euro che si ritiene di provenienza illecita.

     

    ospedale san giovanni bosco 2 ospedale san giovanni bosco 2

    Sfuggita alla cattura, Maria Licciardi, detta lady Camorra, considerata un' esponente di primo piano dell' omonima "famiglia malavitosa" guidata dal defunto fratello Gennaro, chiamato "à Scigna" (la Scimmia). Impigliate nella rete della giustizia, invece, le tre sorelle Aieta e Rosa Di Nunno, mogli di altrettanti boss che tenevano contatti con i parenti in regime di "41bis" a Poggioreale e prendevano decisioni su attività illecite in quartieri di Napoli e, attraverso prestanomi, sulla gestione di imprese commerciali anche nel Nord d' Italia.

     

    anna aieta e maria licciardi anna aieta e maria licciardi

    L' inchiesta giudiziaria era partita sette anni fa. Base logistica delle attività delittuose del "cartello", sarebbe stato l' ospedale partenopeo San Giovanni Bosco (quello delle formiche) nel quale, è scritto nell' ordinanza del procuratore Giovanni Melillo, «il clan controllava funzionamento della struttura, assunzioni, appalti e relazioni sindacali».

     

    Il ministro della salute Giulia Grillo ha affermato che, a causa delle infiltrazioni mafiose «è necessario chiudere il nosocomio» e per questo chiederà provvedimenti al magistrato durante il Comitato nazionale per la sicurezza e l' ordine pubblico convocato per oggi.

     

    Tra gli illeciti contestati al "consorzio criminale", anche truffe alle assicurazioni attraverso certificati medici falsi. In base alle accuse, la cosca dei Contini era in grado, attraverso insospettabili fiancheggiatori, di anticipare e prevenire le azioni di contrasto di magistratura e forze dell' ordine. Tra le "talpe" figura anche una dipendente dell' ufficio Gip del Tribunale di Napoli, Concetta Panico (finita ai domiciliari), imparentata con Antonio Pengue (ora in carcere), uno dei presunti affiliati al clan.

     

    maria licciardi come scianel di gomorra maria licciardi come scianel di gomorra

    Quest' ultimo, attraverso l' impiegata, nel 2014, venne a conoscenza in anticipo dell' emissione di una ordinanza di custodia per 90 presunti esponenti del clan evitando gli arresti ai capi. Le prove che hanno incastrato le persone coinvolte nel giro sono emerse da intercettazioni telefoniche e ambientali.

     

    Tra i reati contestati ai presunti mafiosi, il traffico di sostanze stupefacenti, l' estorsione, l' usura, il riciclaggio. Il clan Contini, inoltre, stando alle indagini, prendeva una quota del denaro che un albergatore napoletano percepiva dalla Regione Campania per ospitare i rifugiati. Questo dimostra, ha affermato il questore di Napoli, Alessandro Giuliano «l' agilità del clan, in grado di sfruttare a proprio favore anche i flussi migratori».

    maria licciardi 1 maria licciardi 1

     

    2 – CHI È MARIA LICCIARDI, LA CAPOCLAN SFUGGITA ALL’ARRESTO (CHE ASSOMIGLIA ALLA SCIANEL DI GOMORRA)

    Sara Menafra per www.open.online

     

    Nelle quasi cento pagine di imputazione dell’ordinanza di custodia cautelare eseguita questa mattina a Napoli e conclusa con 99 arresti (e non 100 come avrebbe dovuto essere) c’è un nome che spicca tra tutti. E risalta due volte perché il procuratore capo di Napoli, Giovanni Melillo, ha spiegato in conferenza stampa che sì, ‘a piccerella, è sfuggita alla cattura.

     

    E’ il nome di Maria Licciardi, la godmother come l’hanno definita i siti di informazione di lingua inglese. E l’ordinanza di custodia cautelare conferma: Maria Licciardi, anche detta la madrina o, appunto ‘a piccerella per via della corporatura minuta, è la leader del clan omonimo, fondato dal fratello Gennaro ‘a scigna negli anni ’80 (morto in carcere per una infezione mal curata).

    ospedale san giovanni bosco ospedale san giovanni bosco

     

    Dopo l’arresto di due suoi fratelli, Maria è diventata la leader prima del clan Licciardi e quindi dell’alleanza di Secondigliano, il potente cartello che nella popolare zona di Napoli gestisce non solo il traffico di droga, ma pure il prestito di denaro ad usura, l’import export di prodotti falsi e – ed è stata questa l’innovazione introdotta da Maria – la prostituzione che fino a qualche anno fa veniva considerato affare troppo sporco per quelli che si auto definiscono uomini d’onore.

    maria licciardi maria licciardi

     

    Proprio per questo suo doppio ruolo di vero e proprio capo clan e guida del cartello che ha messo fine alla guerra di Scampia, Maria Licciardi è un personaggio famosissimo. Secondo alcuni, anche se l’autore Roberto Saviano non ha mai dato conferme ufficiali, a lei si ispira il personaggio di Scianel nella terza serie della fiction Gomorra.

     

    L’operazione svolta in particolare dai Carabinieri, su indicazione della procura di Napoli, ha portato anche al sequestro di circa 130 milioni di euro il patrimonio di beni mobili e immobili riconducibile ai clan dell’alleanza di Secondigliano sequestrato, su tutto il territorio nazionale, dal Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza di Napoli.

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