1 - RAPINA E SPARATORIA, ARRESTATO IL FIGLIO DI GENNY LA CAROGNA
Valentina Errante per “il Messaggero”
luigi caiafa 1
Amici e parenti adesso protestano davanti alla Questura di Napoli. Scene già viste: Luigi Caifa, 18 anni a dicembre, è stato ucciso da un proiettile sparato da un poliziotto. Stava tentando una rapina.
Aveva già qualche precedente per droga e maltrattamenti in famiglia, era in regime di semilibertà, il tentativo di recupero di questo ragazzo, simile a tanti coetanei del suo quartiere, Forcella, passava per una pizzeria, dove lavorava alcune ore al giorno. Il suo complice Ciro De Tommaso, che si è subito arreso davanti agli agenti, è figlio di Gennaro, detto Genny a carogna, l' ultras del Napoli diventato famoso durante la finale di Coppa Italia Napoli-Fiorentina del 3 maggio 2014: dopo i disordini per la morte del tifoso Ciro Esposito, a cavalcioni di una balaustra dell' Olimpico, trattava con le forze dell' ordine.
genny a carogna
Oggi è un collaboratore di giustizia. Una scelta ha comportato la dissociazione dell' intera famiglia. Le parole del nonno, omonimo del ragazzo che ieri è stato arrestato, hanno consentito a Ciro e agli altri di rimanere a Forcella. La presa di distanze è stata chiarissima «Lo disconosco come figlio perché tutto quello che sta dicendo sono tutte palle. Se era omm se faceva a carcerazione pa droga. D' o riesto nun sape niente».
LA VICENDA
napoli, rapinatore 17enne morto durante sparatoria con la polizia 9
Secondo la stringata ricostruzione della Polizia, poco prima delle 4.30, Luigi e Ciro, a bordo di uno scooter rubato, avevano puntato tre ragazzi fermi a parlare in un' auto in via Duomo. Armato di una pistola-giocattolo, ma questo si è capito dopo, Luigi si è avvicinato minacciando i tre.
È in questa fase che sarebbe sopraggiunta una pattuglia di falchi, agenti utilizzati per la prevenzione di rapine e scippi, in borghese e su un' auto-civetta. I poliziotti hanno sparato e il 17 enne è morto prima dell' arrivo dei soccorsi. Domani il giovane De Tommaso che è maggiorenne sarà interrogato. Ma è probabile che si avvalga della facoltà di non rispondere. Al momento, l' agente che ha sparato non sarebbe indagato, sono in corso i rilievi balistici.
luigi caiafa con il padre
La morte del 17 enne richiama quella di Ugo Russo, 15 anni, ucciso il 1 marzo scorso da un carabiniere fuori servizio al quale aveva tentato - anche lui con una pistola finta - di rapinare il Rolex. Il Questore di Napoli, Alessandro Giuliano, ha trasmesso «il sostegno» del capo della polizia Franco Gabrielli agli agenti «chiamati, rischiando la vita, ad affrontare un contesto criminale diffuso ed estremamente pericoloso».
napoli, rapinatore 17enne morto durante sparatoria con la polizia 2
Ma oltre alla famiglia e al papà di Luigi, attualmente ai domiciliari, che chiede giustizia, un ritratto diverso del ragazzo lo traccia don Antonio Carbone, un padre salesiano, che lo aveva ospitato i comunità fino a luglio a Torre Annunziata. «Luigi non era solo un ragazzo che alle 4 di notte ha tentato una rapina impugnando una pistola.
Lo ricordo quando con tanto sacrificio volle imparare il mestiere del pizzaiolo, lo ricordo quando durante i mesi di lockdown, tre giorni a settimana, insieme ad altri ragazzi, preparava le pizze da portare alle famiglie disagiate».
2 - LA PARABOLA DI GENNY A CAROGNA
Fulvio Bufi per il “Corriere della Sera”
napoli, rapinatore 17enne morto durante sparatoria con la polizia 3
A mezzogiorno i suoi parenti sono tutti davanti alla questura in attesa di notizie.
Tutti tranne uno: il padre. Gennaro De Tommaso, Genny 'a carogna, non c' è e non potrebbe esserci. Non solo perché è detenuto agli arresti domiciliari lontano da Napoli, ma anche perché se tornasse da queste parti la famiglia non gli consentirebbe di avvicinarsi.
Ciro De Tommaso, il diciottenne arrestato durante il tentativo di rapina in cui è stato ucciso dalla polizia il suo complice minorenne Luigi Caiafa, è figlio di quel capo ultrà del Napoli che tanti ricordano per averlo visto la sera del 3 maggio 2014, seduto su una balaustra degli spalti dello stadio Olimpico, trattare con funzionari di polizia e con l' allora capitano del Napoli Marek Hamsik, e «consentire» alla fine che la finale di Coppa Italia tra gli azzurri e la Fiorentina si svolgesse regolarmente, garantendo che non ci sarebbero stati disordini, nonostante poche ore prima il tifoso napoletano Ciro Esposito fosse stato ferito a colpi di pistola da un ultrà della Roma.
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Dopo circa un mese di agonia Ciro Esposito morì, e ai funerali Genny guidava anche la folta rappresentanza del tifo organizzato che affollò l' immensa piazza di Scampia (il quartiere di Esposito) dove fu celebrato il rito.
Era diventato un personaggio famoso, Genny 'a carogna. Ma oggi non è più un capo ultrà (in realtà non lo fu da subito perché un Daspo gli impedì immediatamente di frequentare gli stadi): è un condannato per traffico internazionale di stupefacenti e un pentito che sulla vicenda che lo riguardava direttamente ha offerto una collaborazione preziosa - tanto da consentirgli di avere in appello uno sconto di pena da venti a nove anni con concessione dei domiciliari - ma che su altre vicende non ha saputo, o voluto, aiutare davvero le indagini.
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Il pentimento, però, gli è costato non solo la credibilità a Forcella, il suo quartiere. Ma soprattutto l' abbandono da parte dei familiari, che infatti sono rimasti a Napoli e hanno continuato a frequentare quei vicoli dove vivono da sempre, senza essersi dovuti sottoporre a protezione, come tanti altri parenti di pentiti.
Accadde l' anno scorso. Fu il padre di Genny, del quale il nipote arrestato ieri porta il nome, a fare la mossa pubblica che probabilmente ha salvato la famiglia dal rischio di vendette trasversali ma certo non ha tolto il giovanissimo Ciro dalla strada e dalle frequentazioni che lo hanno portato ad azioni come quella dell' altra notte, costata la vita al suo amico come sarebbe potuta costare a lui.
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«Disconosco mio figlio. Se era ommo , si faceva la carcerazione per la droga e si stava zitto. Quello che sta dicendo sono tutte palle. Nun sape niente». Con queste parole, ripetute come un copione in più interviste, nonno Ciro fece capire chiaramente a tutti come la pensava. Genny la carogna, non si è comportato da uomo, secondo suo padre. Ha raccontato bugie e degli affari dei clan non sa niente. A quel punto anche gli altri parenti dovevano prendere una posizione. Non c' era più bisogno di parlare: bastava farsi vedere in giro o sparire e raggiungere Genny dove sta scontando i domiciliari. Sono rimasti tutti a Napoli. Anche il figlio, senza mai avere dubbi.
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