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    NON C’È PERSONALE? ASSUMI I CARCERATI – QUINDICI DETENUTI NAPOLETANI RINCHIUSI TRA POGGIOREALE E SCAMPIA, LAVORERANNO PER UN ANNO NEGLI UFFICI DELLA PROCURA DI NAPOLI – L’ESPERIMENTO SOLLEVA QUALCHE DUBBIO: NONOSTANTE I NOBILI FINI, INFATTI, SARANNO IMPIEGATI NELLA MOVIMENTAZIONE INTERNA DEI FASCICOLI. MA NON SARANNO SCELTI A CASO. SI TRATTA INFATTI DI PERSONE CHE...


     
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    Roberto Russo per il “Corriere del Mezzogiorno”

     

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    Quindici detenuti napoletani, attualmente richiusi tra Poggioreale e Scampia, lavoreranno per un anno negli uffici della Procura di Napoli, nell' ambito di un progetto per il reinserimento e la rieducazione dei condannati in applicazione dell' articolo 27 della Costituzione. A volere fortemente l' esperimento è stato il procuratore Giovanni Melillo in persona.

     

    giovanni melillo giovanni melillo

    Napoli quindi sarà la prima Procura di una grande città italiana (la prima in assoluto è stata Lecce) a utilizzare nei suoi uffici alcuni reclusi. Già firmato, il 13 dicembre scorso, un protocollo tra Procura, provveditorato regionale dell' amministrazione penitenziari (Antonio Fullone) e garante regionale dei detenuti Samuele Ciambriello. Come anticipato dal sito «Fanpage» l' intesa preoccupa il sindacato Confsal Unsa, perché il suo segretario Mario De Rosa ritiene che «nonostante i nobili fini e la piena legittimità del protocollo, si impiegheranno detenuti in un settore molto delicato».

    samuele ciambriello samuele ciambriello

     

    In realtà l' accordo prevede maglie molto strette nell' individuazione dei quindici detenuti ai quali verrà concesso il beneficio di poter lavorare per dodici mesi in ambiente giudiziario. Sarà infatti loro affidata la movimentazione dei fascicoli interna all' ufficio, il tutto avverrà ovviamente dopo che il magistrato di sorveglianza avrà concluso l' istruttoria per poter concedere i permessi lavorativi e dopo che il Provveditorato campano avrà individuato i detenuti ritenuti maggiormente idonei per questo tipo di attività.

     

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    Va detto che il progetto deve ancora ottenere la relativa copertura economica e perciò si sta lavorando per raggiungere l' obiettivo che non è certo semplice. L' azione di recupero sociale che si vuole operare con l' assunzione temporanea dei detenuti è coerente con le convinzioni dell' attuale procuratore di Napoli. Melillo non è solo un magistrato esperto di camorra, ma è anche da anni docente universitario di procedura penale e appassionato di organizzazione e ammodernamento tecnologico della giustizia.

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    Nel 2015 da capo di gabinetto dell' allora Guardasigilli Andrea Orlando, ha maturato una significativa esperienza anche nel mondo delle carceri e si è potuto rendere conto di persona delle difficili condizioni di vita in molte carceri italiane.

     

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    Del resto la particolare sensibilità del capo della Procura napoletana verso i drammi dei reclusi, è confermata dal suo messaggio di saluto del luglio dell' anno scorso alla giornata per l' emergenza carceri voluta dalle camere penali.

     

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    In quell' occasione Melillo disse tra l' altro: «Chi non ascolta le voci di chi è in carcere si macchia di gravi responsabilità». Per Melillo la buona condotta richiede attenzione: «In occasione della rivolta a Poggioreale, due magistrati del mio ufficio», aggiunse Melillo, «si sono recati ad ascoltare le ragioni esposte civilmente da due detenuti. La legalità non si arresta di fronte al cancello di un penitenziario. Chi in Procura lavora sul carcere incontra le Camere penali, il garante nazionale, e costruisce con loro azioni concrete».

     

     

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    Dal punto di vista della sicurezza tra gli operatori volontari e gli altri soggetti che si occupano del recupero dei detenuti, vengono respinte tutte le possibili preoccupazioni. «Non saranno certo scelti detenuti a casaccio, ma persone che in carcere stanno compiendo un percorso di riabilitazione e che dovranno possedere precise caratteristiche».

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    Insomma, l' esperimento napoletano si annuncia avanzatissimo nel suo genere perché se è vero che i detenuti ottengono ordinariamente permessi lavorativi anche in altri enti pubblici (Comuni in primis), ciò non è accaduto in una Procura di una grande città. Napoli potrebbe così costituire il fronte più avanzato di un progetto sociale per molti aspetti unico.

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