Alfonso Maria Liguori per https://www.ilgazzettinovesuviano.com
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Sarebbe cresciuto negli ultimi tempi il business a Napoli e nell’hinterland legato al mercato del sesso a pagamento. Massima offerta con pacchetti speciali riservati a clienti facoltosi e concorrenza a tutto campo delle “professioniste” orientali. Un fenomeno talmente diffuso a Napoli e nel vesuviano da passare quasi inosservato.
Esisterebbe un vero e proprio tariffario del sesso: dal semplice massaggio erotico praticato da giovanissime cinesi nei tanti centri benessere sparsi sul territorio alla performance di più ore (e magari più componenti) che può sfiorare anche i 1000 euro. Compenso medio per una meretrice ordinaria 50 euro: il contatto con le signore del sesso a pagamento avverrebbe attraverso siti specializzati che mettono in bella mostra “prodotti” di ogni genere, per tutti i gusti e le tasche, inserzioni sui giornali e frequentazioni di noti privé situati nell’hinterland partenopeo.
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La camorra garantirebbe una certa tranquillità alle meretrici in cambio di una tassa per la sicurezza da versare con scadenza mensile: cifra che varierebbe a seconda della zona in cui la prostituta opera, del livello della clientela con la quale interagisce e soprattutto dall’appartenenza della stessa a noti pregiudicati del sistema.
Si parlerebbe di oltre 90 case di appuntamento nascoste in città, gestite da napoletani e stranieri in ogni caso legati al crimine organizzato: secondo alcune indiscrezioni nella zona di Fuorigrotta e del Vomero sarebbe aumentato il numero di prostitute studentesse appena maggiorenni. Matricole universitarie che per potersi permettere abiti graffati e cellulare alla moda incontrerebbero in squallidi alberghetti noti commercianti, professionisti d’età e persino appartenenti al clero.
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In alcuni casi gli incontri hard sarebbero “conditi” dall’uso di sostanze stupefacenti con particolare riferimento alla cocaina. Per comprendere la portata di un fenomeno forse sottovalutato dalle istituzioni non mancano esempi eclatanti in città: prostitute di colore all’imbrunire esercitano indisturbate in uno spiazzo situato proprio di fronte al pronto soccorso dell’ospedale San Paolo sito in via Terracina.
Alcune fonti vicine alle forze dell’ordine racconterebbero di indagini che avrebbero evidenziato come in alcuni casi a spingere le ragazze alla prostituzione siano le stesse mamme e di come, in altri, le famiglie sembrino incredibilmente non chiedersi come faccia una studentessa 18enne a mantenere un tenore di vita così elevato. Della serie: tanto, troppo sesso a pagamento sotto gli occhi di istituzioni forse prese da altre priorità per dar peso alla cosa.
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