Arianna Finos per “la Repubblica”
paolo sorrentino foto di bacco (3)
Quella città che ha lasciato ventenne con un dolore diventato cinema è oggi un approdo di tenerezza e allegria. A Napoli Paolo Sorrentino ha girato il primo film, L'uomo in più , e un po' dell'anima di quella città l'ha portata nei film che attraversavano il mondo, i festival, gli Oscar. Scegliendola, a cinquant' anni, per il suo racconto più intimo, È stata la mano di Dio.
Lei ha detto: "Napoli non la conosco", che è forse la cosa più giusta, di fronte a una città così piena di ricchezza e complessità. Ma cos' è per lei Napoli oggi?
«Il luogo dove sono cresciuto, mi sono formato. Un luogo di nostalgia, ma dove torno con entusiasmo. Una città che malgrado i suoi difetti è sempre viva, in costante stato di eccitazione».
massimo troisi scusate il ritardo
"È stata la mano di Dio" è stato abbracciato dal pubblico napoletano.
«Sì, penso che sia piaciuto, anche perché è un film che non pretende di raccontare la città, spiegarla. I napoletani mal sopportano quando si cerca di incasellare la città dentro certe definizioni. È semplicemente un appuntamento con i ricordi di un periodo storico, gli anni Ottanta: chi li ha vissuti ha ritrovato cose che lo riguardavano e si è appassionato, o intenerito, o divertito, a seconda delle circostanze».
Nel film racconta la Napoli del post terremoto, un momento buio.
paolo sorrentino david di donatello
«Mi ricordo la cupezza di fine anni Settanta e inizio Ottanta, le tensioni legate alla criminalità e alla politica di quegli anni, anche se ero bambino. Ne parlavano gli adulti, i miei fratelli grandi, in casa. Il terremoto mise in ginocchio la città, un caos che si aggiungeva a quello dei decenni precedenti. La città ha invece avuto un periodo di grande forza nei Novanta, con Bassolino, si è vista per la prima volta una Napoli cambiata. Ma il mio sguardo sugli Ottanta è filtrato dallo sguardo del 16 enne che ero».
Che cosa ha rappresentato per lei, giovane artista con la fame di cinema, l'esistenza di Teatri Uniti.
una scena del film di sorrentino
«È stata decisiva. In tanti avevamo la passione del cinema, ma senza Teatri Uniti l'avremmo vissuta a casa, senza risultato. Teatri Uniti era un luogo dove potevi andare, parlare, trovare persone, sperare di entrare a far parte di quel mondo.
Potevi lavorare, vedere come funzionava un set, portare i tuoi progetti. Era un luogo bello, dove si oziava tanto e si lavorava tanto allo stesso tempo. Ci si raccontavamo le cose, nascevano progetti. Era una specie di casa del cinema napoletano.
paolo sorrentino
Lì abbiamo potuto conoscerci gli uni con gli altri, il mio primo produttore Nicola Giuliano, Angelo Curti, Toni Servillo, che è stato ed è l'attore con cui lavoro più spesso. E poi ci sono stati gli apripista, Mario Martone che faceva film quando non sapevamo neanche come si organizzassero. Al di fuori di Teatri Uniti, ma fondamentali, Pappi Corsicato e Antonio Capuano: grazie a loro noi ragazzi pensavamo "se si fanno i film a Napoli con registi napoletani, forse ce la possiamo fare anche noi"».
Francesco Rosi
A Massimo Troisi lei scrisse una lettera tenerissima.
«Non l'ho mai conosciuto di persona. Ma la sua figura è stata unica perché capace di rendere umano un mondo del cinema che a un diciottenne sembrava inaccessibile, scorbutico. Ti faceva credere che si potesse far cinema con dolcezza, tenerezza, ironia, intelligenza, doti che da ragazzo cerchi di coltivare più di altre. Troisi è stato un esempio nel modo di stare al mondo e affrontare il cinema».
Francesco Rosi amava i giovani e amava il suo cinema.
«Mi ha chiamato dopo il primo film, lo faceva con i giovani registi che apprezzava. È nata una bella amicizia. Era nel mondo degli idoli, un grande maestro che ho avuto la fortuna di conoscere, pieno di semplicità e passione. A lui e La Capria facevo vedere i film appena montati. Rosi era sincero ma dolce nelle cose che diceva, nel giudizio, mai inutimente aggressivo».
paolo sorrentino
"Napule è" di Pino Daniele chiude "È stata la mano di Dio".
«Una canzone simbolo della città, piena di malinconia ma anche di apertura sul futuro. Ero bambino e Pino Daniele, al primo disco, era già un astro nascente. Ai miei occhi un predestinato. Queste figure sono importanti quando si è ragazzini e si ha voglia di fare le cose e non si sa bene come farle».
Napoli è un bacino di creatività unico in Italia.
«È una creatività che viene da lontano, pittura, musica, scrittura, teatro. Eduardo, Totò, una città radicata nello spettacolo e ci si aggancia tutti a quello. Nelle cose che faccio io c'è tanto di questo, degli autori che abbiano nominato, Martone, Capuano, Corsicato.
pino daniele fotografato da guido harari
Libera fu importante: si poteva affrontare l'ironia, la comicità senza vincoli, strampalata, non era scontato che esistesse un film del genere all'epoca, come non lo è oggi. Film fuori dai canoni come lo erano Morte di un matematico napoletano e Vito e gli altri , capaci di sfuggire a qualsiasi idea commerciale e di costruirsi un futuro con quella libertà.
mario martone sul set di nostalgia
Senza obbedire a calcoli, alle idee dominanti che venivano da Roma, come sempre accade perché il cinema viene da Roma. Erano film fatti secondo la volontà degli autori, autonomi in tutto e per tutto. Mi hanno insegnato che il cinema vale la pena se te lo fanno fare in modo libero.
Ho fatto L'uomo in più e Le conseguenze dell'amore esattamente come volevo, hanno avuto riscontri e fatto sì che i produttori mi lasciassero libero. Tutto sommato è andata bene. Oggi per i giovani è diverso, la televisione si è affiancata al cinema in modo forte, le cose sono incanalate in un percorso industriale. Venticinque anni fa c'era possibilità di fare cinema in maniera più ingenua, c'erano meno aspettative sui film, anche questo ci lasciava liberi».
e' stata la mano di dio
Giovani autori napoletani che le piacciono?
«Gianluca Iodice è molto bravo, ha un grande futuro. Lo conosco da ragazzino, è sempre stato un regista prima di fare i film, ne conosceva i segreti. Ed è sufficientemente stravagante da fare i film che piacciono a me.
Michelangelo Gelormini, che ha una sua idea di cinema, di racconto. Leonardo Di Costanzo ha fatto documentari meravigliosi, com' era prevedibile si è rivelato un grande regista anche di finzione».
paolo sorrentino vince il leone d'argento 2
La cena a casa sua, prima della notte dei David di Donatello, è una foto simbolo dell'armonia del cinema napoletano.
«È una cosa rara: nessuno di noi ha una forma di rivalità. Con Mario Martone e Leonardo Di Costanzo c'è una grande simpatia reciproca, una voglia di vedersi e di divertirsi insieme. È capitato quella sera prima dei David e tante altre volte. Abbiamo tutti quanti raggiunto un sufficiente appagamento lavorativo per riuscire ad essere in armon
paolo sorrentino 2 pino daniele fotografato da guido harari Mario Martone paolo sorrentino mario martone Sorrentino - e' stata la mano di dio pino daniele paolo sorrentino a venezia 7 la locandina del nuovo film di sorrentino MASSIMO TROISI E RENZO ARBORE DECARO TROISI ARENA giuliana de sio massimo troisi scusate il ritardo FRANCESCA NERI TROISI VERDONE TROISI paolo sorrentino 3 LELLO ARENA MASSIMO TROISI 8 paolo sorrentino 4 il titolo di "the playlist" su e' stata la mano di dio di paolo sorrentino paolo sorrentino vince il leone d'argento 1 paolo sorrentino 1