Diana Alfieri per “il Giornale”
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Una bruttissima storia. Perché riguarda uno dei reati più odiosi: la pedopornografia. Un'accusa infamante che ora grava su un personaggio considerato, fino a ieri, al di sopra di ogni sospetto: Renato Crotti, 55 anni, volto noto in tutta la provincia cremonese per aver gestito l'Associazione Uniti per la provincia di Cremona, la onlus nata nel marzo dello scorso anno con la finalità di raccogliere i fondi dei cremonesi a sostegno di ospedali e istituzioni impegnati nella lotta contro la pandemia Covid-19.
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Eppure proprio lui aveva creato - secondo l'accusa - un falso profilo social (si faceva chiamare «Federica Banardi») per adescare minorenni. Il chat agganciava i ragazzini, per lo più sedicenni, per scambi di video, foto, materiale pornografico e per incontri a sfondo sessuale.
Un giro delinquenziale emerso grazie a un'indagine parallela: Crotti era infatti già «attenzionato» da tempo dalla Procura di Cremona per associazione a delinquere finalizzata a sottrarre 250mila euro dalla onlus.
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Ora però Crotti - come spiega dettagliatamente il quotidiano locale, «La Provincia di Cremona» - è finito in carcere per prostituzione minorile e possesso di materiale pedopornografico. I fatti contestati vanno dal 2018 all'ottobre di un anno fa. Alle 19 di ieri, la Guardia di Finanza ha così eseguito l'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip del Tribunale di Brescia su richiesta dalla Procura di Brescia, competente per questi reati sul distretto di Cremona.
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Crotti, appena ha visto le divise dei finanzieri ha capito di essere stato smascherato e si è sentito male. Ma, dopo qualche ora al Pronto soccorso dell'ospedale Maggiore di Crema, è stato portato nel carcere di Cà del Ferro. «Il filone sulla pedopornografia nasce dall'inchiesta relativa ai soldi rubati alla onlus - si legge su «La Provincia» -.
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In particolare, dalle dichiarazioni allora rese alle Fiamme Gialle da una persona coinvolta da Crotti per effettuare lavori pagati con i soldi della Associazione. Allora, la persona raccontò di aver avuto con Crotti un rapporto non solo esclusivamente di lavoro. Riferì di aver avuto scambi di prestazioni sessuali negli anni passati, quando frequentava il terzo o il quarto anno delle superiori e, dunque, era ancora minorenne».
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Nei bar a Crema circolavano «voci strane» su Crotti: persona benestante, con «gusti sessuali abbastanza particolari». «Un mio amico del bar - fece mettere a verbale il supertestimone - mi disse che se avessi voluto comprarmi delle scarpe nuove ed avessi avuto bisogno di soldi, avrei potuto assecondare alcune fantasie del signor Crotti».
Crotti aveva anche un tariffario. Ad esempio, pagava dai 5 ai 7 euro per la fotografia ritraente il minore nudo. La cifra saliva in caso di richieste più hot: 50-70-150 euro. Gli incontri avvenivano la sera tardi nel Cremasco. A volte nel parcheggio «la buca» di viale Santa Maria, a circa 400 metri dal centro, altre in mezzo ai campi di Castelleone o in un garage.
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Per il gip, la misura del carcere è la sola in grado di «contenere la spinta criminale (di Crotti), estremamente elevata, se si considera la durata nel tempo delle condotte criminose poste in essere e l'assoluta assenza di autocontrollo», perché «la ricerca di minori da utilizzare per il soddisfacimento delle proprie pulsioni sessuali ha avuto luogo in ogni occasione utile, senza sosta e senza alcun tipo di limitazione».
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