angel del pozo

IL NECROLOGIO DEI GIUSTI - IL CINEMA DI GENERE EUROPEO PERDE UNO DEI SUOI VOLTI PIÙ RICONOSCIBILI, ANGEL DEL POZO, IL SEMPRE CATTIVO YANKEE (MA ERA MADRILENO) DAGLI OCCHI VERDI - ALTO QUASI 1, 90, CON UNA BELLA FACCIA DA CINEMA AMERICANO, IN GRADO DI PARLARE INGLESE E ITALIANO, SI PRESTA A OGNI TIPO DI AVVENTUROSO DI COPRODUZIONE - ATTIVISSIMO NEGLI ANNI '60, A METÀ DEGLI ANNI ’70 DIVENTA REGISTA. MA IL SUO VERO SUCCESSO È LA FONDAZIONE DI TELECINCO, CHE ORA È DIVENTATA MEDIASET ESPAÑA… - VIDEO

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Marco Giusti per Dagospia

 

angel del Pozo

Il cinema di genere europeo, spaghetti western, horror, eurospy, macaroni war movie, perde uno dei suoi volti più riconoscibili, il sempre cattivo yankee (ma era madrileno) dagli occhi verdi Angel del Pozo, 90 anni, alto, bello, che troviamo nei grandi western di Sergio Sollima, come “La resa dei conti”, con Lee Van Cleef e, soprattutto con il Cuchillo di Tomas Milian (fa una delle morti più spettacolari mai viste in uno spaghetti western!), “Faccia a faccia” sempre di Sollima con Gian Maria Volonté e Milian.

 

Ma lo troviamo anche nel cinema di Eugenio Martin, “Panico en el Transiberiano”, “Pancho Villa”, a fianco di Telly Savalas, o in quello di Michelangelo Antonioni, “Professione reporter”. Attivissimo negli anni ’60, passa alla regia negli anni ’70 e ’80 per diventare uno dei fondatori della grande emittente spagnola Telecinco, in un primo tempo chiamata Videotime España, che è oggi Mediaset Espana. Nato a Madrid nel 1934, già da studente inizia a recitare nel teatro amatoriale. Entra nella compagnia di Lilí Murati.

 

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Il suo primo film è la commedia "Un bruto para Patricia" di Leon Klimovsky, con José Suarez e Susana Campos Ma lo troviamo anche in film sentimentali come "Margarita se llama mi amor" di Vicente Escrivá, "Vuelve San Valentín". Il primo film di coproduzione italo-spagnola è il peplum “La rivolta dei mercenari” di Piero Costa con Conrado San Martin e Virginia Mayo, dove ha il ruolo di Arrigo. Alto quasi 1, 90, con una bella faccia da cinema americano, in grado di parlare inglese e italiano, si presta a ogni tipo di avventuroso di coproduzione.

 

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 Lo troviamo così ne “I leoni di Castiglia” di Javier Setò con Frankie Avalon, Cesar Romero, Alida Valli dove diventa il figlio cattivo di Broderick Crawford. Ha un ruolo anche nel quasi western “Il vento infuocato del Texas” di Ramon Torrado con René Munoz e Howard Vernon. E’ un soldato argentino nella pampa nel bel film di Hugo Fregonese “El Cyorro”, dove diventa amico del protagonista, Robert Taylor, che ritroverà pochi anni dopo nel giallo girato in Egitto “La sfinge d’oro” di Luigi Scattini.

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Con l’arrivo dell’eurowestern lo troviamo in “Sfida a Glory City” di Sheldon Reynolds con Lex Barker, Pierre Brice e Marianne Koch. E’ protagonista, col nome di Anthony Clark di “La colt è la mia legge” di Alfonso Brescia con Luciana Gilli, che diventa Lucy Gilly, Aldo Cecconi che diventa Jim Clay. Fa il cattivo, ma in western ben più importanti, come “Per pochi dollari ancora” di Giorgio Ferroni con Giuliano Gemma, “La resa dei conti” di Sergio Sollima con Tomas Milian e Lee Van Cleef, “Faccia a faccia” di Sollima con Milian e Volonté., “Catlow” di Sam Wanamaker, “Lo chiamavano mezzogiorno” di Peter Collinson.

 

Tutte coproduzioni che gira in inglese, come “Le avventure e gli amori di Miguel Cervantes” di Vincent Sherman con Horst Buchholz, Gina Lollobrigida, José Ferrer, o “Simon Bolivar” di Alessandro Blasetti, o “L’isola del tesoro”, firmato da più registi, ma che lui ben ricorda come diretto dal solo John Hough, mentre l’italiano Andrea Bianchi firmava solo per problemi di sgravi di tasse italiane. Lì conosce Orson Welles che aveva il ruolo di Long John Silver.

 

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Si alterna tra piccoli film spagnoli, come “Tarzan e la pantera nera” di Manuel Cano con Steve Hawkes, Peter Lee Lawrence, Kitty Swan, “L’eretica” di Amando de Ossorio, e i grandi avventurosi del tempo, “I tre moschettieri” di Richard Lester, il “Pancho Villa” di Eugenio Martin con Telly Savalas, l’horror “Panico en el Transiberiano” di Martin con Savalas e Christopher Lee. Tra i suoi film più tardi troviamo “Leonor” di Juan Luis Bunuel con Michel Piccoli, Liv Ullman, Ornella Muti, “Nido de viudas” di Tony Navarro con Patricia Neal, Valentina Cortese. 

 

A metà degli anni ’70, con la fine della grande stagione del cinema di genere, lascia il ruolo di attore, e diventa regista di sette lungometraggi. Il primo è “¿... Y el prójimo?, girato nel 1974 con Geraldine Chaplin e Antonio Ferrandis, seguito da Eò alijo” con Juan Luis Galiardo e Fernando Sancho. Ma il suo vero successo è la fondazione di Telecinco, che ora è diventata Mediaset España. Sua figlia è la celebre giornalista spagnola Almudena del Pozo. Nel 2020, ha ricevuto il premio del Festival del western di Tabernas in Almeria.

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