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Marco Giusti per Dagospia
Se ne va uno dei più importanti sceneggiatori americani, ma anche regista e cantante, Marshall Brickman, 85 anni, per anni socio e amico fraterno di Woody Allen prima in tv, poi al cinema, con opere importanti degli anni ’70 come “Il dormiglione”, “Io e Annie” e “Manhattan”, che gli fruttarono due BAFTA e un Oscar (“Io e Annie”). Era probabilmente uno dei pochissimi che riuscisse a lavorare con Woody Allen. E che gli volesse bene.
“Woody Allen ha tutte le virtù della borghesia. E’ leale, generoso, ti aiuta, ti supporta, e ha uno chauffeur”, diceva. “La collaborazione con lui è una situazione nella quale io funziono al mio livello più alto. E’ come giocare a tennis con un professionista – diventi buono come devi essere al tuo meglio. E la mia collaborazione era facile, perché era la sua testa a stare nel blocco della sceneggiatura, non la mia, Era il suo progetto, e se falliva, era il suo fallimento. Se fosse andato bene, invece, era il successo di tutti e due”.
Ma, a ben vedere, la sua collaborazione si sente, i due copioni che scrive con Woody, “Io e Annie” e “Manhattan” sono strepitosi. Si erano incontrati nei primi anni ’60 al Bitter End di New York dove Woody Allen, 28 anni, faceva i suoi numeri come comico, e Marshall Brickman, 23 anni, era front-man e suonatore di banjo del gruppo folk The Tarriers assieme a Alan Arkin e Eric Weissberg. Si riconoscono subito. E’ dalla loro amicizia, dalle loro lunghe discussioni che nascono tante delle battute dei loro film.
Suonavano anche insieme. Brickman è inventivo, divertente, colto e sa dove tagliare le battute e i numeri comici. “Odio farlo, ma devo farlo”. Per lui una commedia deve durare un’ora e mezzo. “Non chiedetemi perché, ma i comici non funzionano così bene oltre un’ora e mezzo”, sosteneva. Così è sempre meglio tagliare. Una lezione che aveva appreso proprio da Allen. Ritornò molti anni dopo a lavorare con Woody Allen per “Misterioso omicidio a Manhattan” nel 1993.
Nato a Rio de Janeiro, deve scontrarsi con un padre che lo avrebbe voluto ingegnere. Ma lui vuole fare spettacolo. E suonare il banjo. A 18 anni si esibisce al Teatro del Bolshoi con un pezzo di Earl Scruggs. Si laurea all’università del Winsconsin, torna a New York, si iscrive alla Juilliard. E’ lì viene reclutato da un suo compagno di college, Eric Weissberg, in un ottimo gruppo folk, The Tarriers del quale fa parte anche Alan Arkin. Ma sia Arkin che lui sono anche divertenti, grandi intrattenitori. Suonerà nel 1963 anche in un altro gruppo folk, The Journeymen, assieme a John e Michelle Philipps che diventeranno poi The Mamas and the Papas. Per mantenersi inizia a scrivere per il programma tv “Candid Camera” di Allen Funt, 200 dollari a settimana.
E’ il manager dei Tarriers, Charles Joffe, che è anche il manager e poi il produttore di Woody Allen a proporlo come gagman al comico. Allen, allora, aveva fatto solo scritto “Ciao, Pussycat”, era apparso in “Casino Royale”, e faceva ospitate in tv. Brickman accetta, farà il gagman e lo sceneggiatore anche di star della tv come Johnny Carson e di Dick Cavett. In otto mesi a 27 anni diventa capo autore al Johnny Carson Show. E presto si lancia in altri programmi come “The Tonight Show”, “The Dick Cavett Show”, “The Kraft Music Hall”, “The Muppet Skox: Sex and Violence”.
Con Eric Weissberg incidono e pubblicano negli anni ’60 per la Elektra un disco, “New Dimension in Banjo and Bluegrass”, che vende solo 5000 copie e viene presto dimenticato. Ma nel 1972 un brano di Eric Weisseberg, “Dueling Banjo”, che sentiamo nella colonna sonora di “Deliverance” di John Boorman, diventa virale e porta al successo il musicista. La Warner Bros così decide di ripubblicare in un nuovo disco sia “Dueling Banjo” sia i vecchi brani Elektra di Brickman e Weissberg.
Il disco vende un milione e mezzo di copie e Brickman riceve una serie di assegni favolosi dalla Warner che gli permettono di lasciare il lavoro in tv da gagman e mettersi finalmente a scrivere con Woody. La prima sceneggiatura riguarda la storia di un filmmaker, che non piace a nessuno, a parte loro. Poi danno vita a quello che sarà il loro vero primo film, “Il dormiglione”, che scrivono vedendosi ogni notte da mezzanotte alle 3 di mattina, visto che Brickman lavora in tv e Allen è ogni sera a teatro con “Provaci ancora, Sam”.
Se ne “Il dormiglione” Brickman fa anche da dattilografo, per gli altri loro film la tecnica che i due amici elaborano è diversa. Perdono troppo tempo a scrivere tutti e due e a pesare ogni battuta. Così camminano, parlano, costruiscono storia e battute. Poi, ogni tanto, le mettono su carta. Anzi, le mette su carta uno solo, Woody, che ha la sceneggiatura sotto controllo. Intanto Brickman scrive un paio di film per la tv, “Ann in Blue” di Theodore J. Flicker e “Off Campus” di Burt Brinckerhoff. Ma i risultati maggiori li ottiene ovviamente con Woody Allen, per i suoi due capolavori, appunto “Io e Annie” e “Manhattan”.
Con il primo vinceranno ben quattro Oscar, miglior film, miglior regia, miglior attrice, Diane Keaton, e miglior sceneggiatura. Ma la sera della consegna degli Oscar, Woody Allen non si presenta, rimane a suonare il clarinetto a Manhattan e manda il suo coautore. “Io sarei stato un pazzo a non andarlo a prendere”, dirà lo sceneggiatore.
“Era il modo perfetto per rivelare al mondo la mia esistenza, che non era solo un fantasma dell’immaginazione di Woody”. Brickman però regala il suo Oscar al padre, che vive a Miami, e lo piazza sul televisore, il suo Oscar vinto per “Io e Annie” dicendo che se lo avesse in casa e lo vedesse ogni mattina non riuscirebbe a scrivere una riga per nessuno. Ha un problema, dice, quando arriva la seconda nomination per “Manhattan”.
Dovrà comprare al padre una tv più grande per mettere anche il secondo Oscar. Ma non lo vincono. Si libera di Woody, o almeno lo spera, passando alla regia nel 1980 con “Simon”, curiosa commedia con Alan Arkin, Madeline Kahn e Austin Pendleton, dove un professore è la cavia di un esperimento di un gruppo di colleghi che lo porterà a vedersi come un alieno.
E’ il film che a Hollywood ribattezzano “Life without Woody”, per segnalare il distacco dall’amico e ingombrante socio, anche se da più parte Woody dice che sono rimasti amici e spera di non averlo perso per sempre. “Simon” costa solo 4 milioni di dollari, “il prezzo giusto per andare al ristorante a New York”. Ha progetti diversi che si perdono, come un film per Peter Sellers, “Valium”.
diane keaton e woody allen in io e annie
Brickman gira poi nel 1984 il suo secondo film, “Un incurabile romantico” con Dudley Moore, Elizabeth McGovern e uno strepitoso Alec Guiness come Sigmund Freud. Il suo terzo e ultimo film da regista è “Gioco mortale” nel 1986 con John Lithgow. Scrive poi due film per la regia di Mark Rydell, “For the Boys” con James Caan, George Segal e Bette Midler, e “Trappola d’amore” con Richard Gere e Sharon Stone. Torna a lavorare con Woody Allen per “Misterioso omicidio a Manhattan” nel 1993. E scrive per Clint Eastwood la sua ultima sceneggiatura per “Jersey Boys”, il biopic sul gruppo musicale The Four Seasons.
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