VLADIMIR PUTIN E SILVIO BERLUSCONI IN SARDEGNA NELL APRILE 2008
Jacopo Iacoboni per www.lastampa.it
«Quali investimenti personali hanno [Berlusconi e Putin], che possono guidare le loro scelte in politica estera?». La domanda fu girata nel novembre del 2010 dal Dipartimento di Stato, allora guidato da Hillary Clinton, all’ambasciata americana a Roma.
BERLUSCONI PUTIN - ELLEKAPPA
Gli americani erano (e rimarranno) convinti che il rapporto tra Silvio Berlusconi e Vladimir Putin non fosse politico ma di affari, che tra Silvio e Vladimir ci sia stato qualcosa di più che gli innocenti regali come il celebre lettone di Putin.
Come che sia, fu una stagione perigliosa e oscura. Il cui interesse si riaccende ora, nel pieno dell’aggressione della Russia all’Ucraina, e con le esternazioni filoputiniane del Cavaliere curiosamente riemerse.
BERLUSCONI PUTIN 4
Nel 2008 l’ambasciatore americano in Italia, Ronald Spogli, in un cablo spedito al Dipartimento di Stato e alla Cia, e rivelato dalla Wikileaks di allora, riferiva a Washington che la natura del rapporto tra Berlusconi e Putin era «difficile da determinare»: «Berlusconi ammira lo stile di governo macho, deciso e autoritario di Putin, che il premier italiano crede corrisponda al suo. (…)
PAOLO SCARONI E SILVIO BERLUSCONI CON PUTIN
L’ambasciatore georgiano a Roma ci ha detto che il governo della Georgia ritiene che Putin abbia promesso a Berlusconi una percentuale dei profitti da eventuali condotte sviluppate da Gazprom in coordinamento con Eni».
Il Cavaliere, l’unica volta che rispose, per iscritto, negò tutto. L’ambasciatore georgiano non smentì mai.
Di sicuro sotto Berlusconi l’Eni diventa – da prima grande azienda pubblica italiana – una specie di cavalleria del re nei settori di gas e petrolio.
C’è soprattutto una storia, che tantissimi osservatori e commissioni parlamentari giudicarono opaca: nel maggio del 2005 Eni firma un accordo che avrebbe consentito a Gazprom Export di rivendere gas russo direttamente ai consumatori italiani.
berlusconi hillary clinton
La storia finisce nel 2008 anche all’attenzione della Commissione europea.
Una commissione parlamentare italiana aveva scoperto diverse gravi opacità, ricostruite così nel 2008 in un saggio di Roman Kupchinsky per «Eurasia Daily Monitor»: una società viennese, Central Energy Italian Gas Holding (Ceigh) – parte di un gruppo più grande, Centrex Group – avrebbe dovuto avere un ruolo importante in quel lucrativo accordo Russia-Italia.
BRUNO MENTASTI
Questa Central Energy Italian Gas Holding era controllata al 41,6 per cento da Centrex e da Gas AG, al 25 per cento da Zmb (la sussidiaria tedesca di Gazprom Export, ossia in pratica da Mosca), e al 33 per cento da due società milanesi, Hexagon Prima e Hexagon Seconda, registrate allo stesso indirizzo di Milano, e intestate a Bruno Mentasti Granelli, l’ex patron di San Pellegrino.
Circolò allora una battuta, in Eni. «Che c’entra Mentasti col gas?». «Beh, con l’acqua gasata sempre di gas si tratta, in fondo». Il saggio di Kupchinsky trasformò la cosa in uno scandalo internazionale.
L’accordo con Centrex fu cancellato. Ve ne furono altri? Ci furono rumor di un giacimento di gas kazako direttamente controllato dal Cavaliere. «Assolute sciocchezze», replicò lui.
ANGELO CODIGNONI
Forse il vero uomo del Cavaliere a Mosca non è stato tanto Valentino Valentini, che certo andava e veniva da Mosca, quanto il trasversale banchiere Antonio Fallico, e Angelo Codignoni, uomo di Silvio nei media in Russia, praticamente quello che istruisce Yuri Kovalchuk, oligarca putiniano e azionista principale di Bank Rossiya, su come creare l’impero tv del Cremlino: quello dal quale oggi i vari Vladimir Solovyov, Margarita Simonyan, Olga Skabeyeva, fanno ogni sera la loro propaganda bellica più scatenata contro l’Ucraina e l’Occidente.
antonio fallico
Fallico ha raccontato a Catherine Belton nel suo strepitoso libro “Putin’s People” che Berlusconi faceva parte già negli anni ottanta del network economico e di influenza sovietico.
Fu grazie a questo che i film Fininvest conquistarono un assai profittevole spazio in prime time sulla tv di stato russa fin da allora.
Il banchiere narrò anche, a La Sicilia, che «negli anni 1986-88 Berlusconi, che aveva una sua casa editrice, Silvio Berlusconi editore, mi ha contattato perché interessato ad allargare le sue attività economiche anche nel mondo sovietico. Così diventai consulente di Fininvest.
PUTIN BERLUSCONI
Quando nel 2004 aprimmo a Mosca la nostra sussidiaria, Zao Banca Intesa, Berlusconi ci fece la gradita sorpresa di presenziare all’inaugurazione insieme al premier russo di allora, Mikhail Fradkov».
Legami che insomma arrivano da lontano e furono solo riattivati, negli anni delle trattative energetiche con Putin che allarmarono gli americani e la Cia.
VITTORIO MINCATO
È accertato che fu il Cavaliere a sostituire alla guida dell’Eni Vittorio Mincato, che obiettava sulla vicenda Centrex, con Paolo Scaroni. I contratti tra Gazprom e Italia diventano trentennali. Nel novembre 2008 Berlusconi a Mosca aveva incontrato il presidente russo, che allora era Dmitry Medvedev, e sottoscritto anche un accordo che prevedeva la costruzione di reattori nucleari di terza e quarta generazione in Italia (la cosa poi naufragò).
L’energia era tutto, per la relazione Berlusconi-Putin. Ma anche il divertimento, il real estate, le vacanze. Le figlie di Putin, “Katya” e “Masha”, furono in vacanza a Porto Rotondo assieme a Barbara, la figlia più giovane di Berlusconi, nel 2022: lo stesso anno in cui Berlusconi vanta gli accordi, a suo dire epocali, di Pratica di mare. Lanno dopo, nel 2003, arrivò a Villa Certosa Putin stesso, con foto ormai celebri (indimenticabili anche quelle di Berlusconi col colbacco a Sochi).
berlusconi e putin a villa certosa
Sono gli anni in cui la Costa Smeralda diventa un paradiso per oligarchi russi, Alisher Usmanov, che a un certo punto voleva anche comprare il Milan, di certo compra sette ville fantastiche (un paio oggi sequestrate da Mario Draghi), Roman Abramovich, che ancora nell’agosto 2012 vara il suo nuovo megayacht Solaris a Olbia, e andava alle feste da Berlusconi in cui Mariano Apicella stornellava Oci Ciornie, Oleg Deripaska, Vasily Anisimov, al quale vendette Villa Tulipano a Porto Cervo (Veronica Lario vendette invece Villa Minerva al re russo della vodka, Tariko Roustam), fino alle feste a Villa Violina di Usmanov, dove nel 2012 cantò anche Sting, forse per la sorella di Putin.
Con una mano cantava “Russians”, con l’altra suonava per i russians, simbolo di una stagione doppia e ambigua. Quasi tutti, oggi, sono sotto sanzioni, e non possono più mettere piede in Europa.
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