Benedetta Vitetta per “Libero quotidiano”
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Ad oltre un anno dall'inizio della pandemia, sono milioni gli italiani che giorno dopo giorno piangono miseria. Infatti tra chi - causa Covid - è stato costretto a chiudere definitivamente l'attività o a ridurre drasticamente l'orario di lavoro con notevoli ripercussioni sul fatturato e oggi è appeso all'elemosina dei decreti Ristori (ora tramutati in Sostegni); chi invece è rimasto a spasso senza più un impiego; chi naviga a vista costretto in Cig; e chi vive grazie al Reddito di Cittadinanza, sembra un quasi un paradosso che decine di migliaia di connazionali abbiano "scordato" soldi sui conti correnti.
Un gruzzoletto di tutto rispetto visto che parliamo di circa 2,5 miliardi di euro. Un gran bel tesoretto messo insieme in un periodo di tempo che ha visto il susseguirsi di ben tre crisi economiche: quella del 2008 legata al crollo dei mutui subprime, quella legata all'aggravarsi della crisi del debito sovrano del 2011 e quella dello scorso anno contraddistinta dall'emergenza sanitaria legata al Coronavirus.
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È questa la cifra complessiva dei cosiddetti "conti dormienti" passati, negli ultimi 12 anni, nelle mani dello Stato che li ha trasferiti al fondo speciale Consap presso il Ministero dell'Economia e delle Finanze. Consap che utilizza il denaro su cui non ci sono stati movimenti per 10 anni ininterrotti, per scopi socialmente utili.
Ad esempio indennizzare i risparmiatori caduti vittime di frodi finanziarie. Quando un conto corrente è in aria di passare sotto l'egida de Consap, la banca è tenuta a contattare il titolare del conto tramite raccomandata con ricevuta chiedendo di dare indicazioni sul da farsi entro i successivi 180 giorni. Passato il termine scatta il trasferimento.
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E i conti dormienti sono tornati di stretta attualità visto che, proprio in queste settimane, gli istituti di credito hanno pubblicato gli avvisi dell'avvenuta comunicazione a Consap degli elenchi dei conti - da 10 anni fermi - pronti ad essere devoluti (ciò accadrà entro giugno) se non verranno reclamati. Dal 2010 al 2020 sono stati 70mila casi per 147mila rapporti ad essere rimborsati. Poca roba se confrontata con i 2,7 milioni di conti confluiti nel fondo della partecipata del Mef dal 2008.
Quasi la metà dei quali - ossia all'incirca 1,3 milioni - solo nel primo anno per un importo di 834 milioni. Negli anni successivi l'andamento dei rapporti dormienti è stato poi variabile a seconda dell'annata. Il dato più recente è ovviamente quello che riguarda il 2020 chiusosi con una somma sopra i 181 milioni e circa 150mila rapporti, dato in linea con il 2019. Auguriamoci che ora qualche distratto risparmiatore si faccia avanti prima che il gruzzoletto venga inghiottito dalle insaziabili casse pubbliche.
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