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    CHE COSA RENDE UNA PERSONA UN GENITORE? - “IL FIGLIO CHE HAI ADOTTATO È PURE MIO” - NEGLI STATI UNITI UNA LESBICA CONTENDE UN BAMBINO ALL’EX FIDANZATA: NESSUNA È MADRE BIOLOGICA, SOLO UNA DELLE DUE È MADRE ADOTTIVA, MA entrambe VOGLIONO ESSERE MAMMA - IL GIUDICE, dovra' RISCRIVERE IL SENSO STESSO DELLA PAROLA GENITORE

     


     
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    Francesco Borgonovo per “la Verità”

    CIRCE HAMILTON CIRCE HAMILTON

     

    C' è uno scambio di battute che forse, più di ogni altra cosa, permette di capire la posta in gioco e svela quanto sia profondo il pantano in cui ci stiamo infilando. A un certo punto, nel novembre del 2016, l' avvocato Bonnie Rabin si è rivolta al giudice Frank Nervo della Manahattan Supreme Court, e gli ha detto: «L' amore non rende genitori». Risposta del giudice: «Potrebbe». In quell' aula di tribunale a New York si discuteva di che cosa significhi essere genitore; di quali siano i confini dei concetti di «madre» e di «padre».

    Che cosa rende una persona «un genitore»? La risposta, apparentemente, è semplice.

     

    Eppure, è da circa un anno che avvocati e giudici si arrovellano sulla questione, svelando quanto sia diventato complesso, oggi, dare un senso ad alcune delle parole che gli esseri umani pronunciano per prime. Papà e mamma sono diventati figure liquide, i cui contorni mutano e cambiano a colpi di sentenze.

     

    Ultimamente, tali contorni si stanno allargando, come dimostra la controversia che coinvolge due donne americane e che qualcuno ha definito il «Kramer contro Kramer» dei giorni nostri. A questa vicenda il New Yorker ha dedicato il servizio di copertina dell' ultimo numero, spiegando che «un' amara battaglia per la custodia tra due donne è al centro del dibattito su che cosa renda genitori».

    KELLY GUNN KELLY GUNN

     

    lunga relazione Cerchiamo di riassumere i fatti il più semplicemente possibile. Circe Hamilton (rappresentata dall' avvocato Rabin di cui sopra) è una fotografa di 45 anni. Kelly Gunn, 53 anni, dopo un passato di dipendenza dalla droga si è riscattata ed è divenuta una ricca e brillante imprenditrice (nel 2012, per dire, ha incassato circa 3 milioni di dollari), ha fondato una società e ha lavorato con successo assieme ad Apple.

    Le due donne si sono fidanzate nel 2004 e nel 2007 sono andate a vivere assieme in una bella casa in Sullivan Street.

     

    Nel 2009, la Hamilton ha iniziato le pratiche per l' adozione di un bambino. Poiché l' iter era più semplice rispetto a un' adozione sul territorio americano, la donna ha scelto una «overseas adoption», che le avrebbe concesso di ottenere un bimbo dell' Etiopia o del Nepal. Per evitare problemi, poi, Circe Hamilton non dichiarò di essere fidanzata con una donna, anzi scrisse sui documenti di essere nubile ma impegnata con un uomo.

     

    Fu così che, nel 2011, dopo un paio di viaggi in Etiopia, la donna ha potuto fare ritorno a casa assieme al suo bimbo adottivo: il piccolo Abush, che allora aveva poco più di un anno. Ad accoglierla all' aeroporto, il giorno del rientro, c' era Kelly Gunn. Che, quando vide il bambino, se ne innamorò a prima vista.

    CIRCE HAMILTON KELLY GUNN CIRCE HAMILTON KELLY GUNN

     

    Piccolo salto temporale. Dopo 5 anni, nel 2016, Circe Hamilton ha deciso di lasciare gli Stati Uniti per trasferirsi nel Regno Unito assieme al piccolo Abush. Sta ultimando i preparativi per la partenza quando riceve una chiamata dallo studio di Nancy Chemtob.

    L' avvocato rappresenta Kelly Gunn, e le comunica che deve presentarsi entro poche ore in tribunale, per una questione della massima importanza.

    Circe, in preda all' ansia, si precipita in aula e scopre che Kelly ha avviato un' azione legale per la custodia di Abush.

     

    la tempistica Il destino, in questa storia, ha giocato un ruolo chiave. Se Kelly Gunn avesse avviato la causa un paio di giorni prima, qualsiasi giudice newyorkese l' avrebbe respinta senza pensarci due volte. E il motivo è semplice: la Gunn non è la madre biologica del bimbo etiope.

     

    COPPIA LESBICA FIGLIO 7 COPPIA LESBICA FIGLIO 7

    Non è nemmeno la madre adottiva, poiché Abush è stato adottato dalla sola Circe Hamilton. Le due donne, infatti, si sono lasciate nel 2014. Hanno continuato a vivere assieme per un periodo, poi Circe è andata a vivere da sola, e ha trovato una nuova compagna presenza costante Kelly Gunn, tuttavia, è rimasta una presenza costante nella sua vita e in quella di Abush.

     

    Lo ha ospitato regolarmente a casa, se n' è presa cura, ha speso soldi per lui. Tanto che, a un certo punto, Circe e Kelly si sono accordate affinché quest' ultima diventasse la «madrina» di Abush. Legalmente, Kelly Gunn dovrebbe essere un' estranea per il bambino.

     

    Eppure, lei si considera «sua madre», e sostiene che il piccolo fosse convinto «al 1000 per cento di avere 2 mamme». Così, quando la sua ex compagna ha deciso di trasferirsi, le ha fatto causa, rivendicando i propri diritti sul bambino.

     

    COPPIA LESBICA FIGLIO COPPIA LESBICA FIGLIO

    In un altro momento, dicevamo, l' azione legale sarebbe stata rigettata. Ma Kelly Gunn e il suo avvocato hanno avuto fortuna. Poco tempo prima, infatti, una toga di New York aveva emesso una sentenza rivoluzionaria, accolta come una grande vittoria dalla comunità Lgbt. Giudicando il caso «Brooke S.B. versus Elizabeth A.», il giudice Sheila Abdus-Salaam ha stabilito che i «genitori non biologici e non adottivi» possono avanzare richieste di custodia dei figli.

     

    «Quando un partner dimostra con evidenti e convincenti prove che le parti hanno convenuto di concepire e di crescere il figlio insieme», ha scritto il giudice, «il partner non biologico e non adottivo» può rivendicare il diritto di vedere il bambino.

     

    Nel caso in questione, a fronteggiarsi in aula erano due donne una delle quali aveva avuto un figlio tramite inseminazione artificiale. La sua compagna, dopo che si sono lasciate, ha preteso di poter far parte della vita del figlio, e Sheila Abdus-Salaam le ha dato ragione. Nel caso di Circe Hamilton e Kelly Gunn, invece, parliamo di due donne che non hanno alcun legame biologico con il figlio, e solo una delle due è la madre adottiva.

     

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    frasi sorprendenti Leggendo l' articolo del New Yorker che racconta la vicenda si trovano frasi che lasciano perplessi. Per esempio, quelle con cui Kelly Gunn descrive i mesi in cui lei e Circe aspettavano l' arrivo dall' Etiopia del piccolo Abush: «Fondamentalmente, eravamo incinte», dice. La Gunn vuole essere riconosciuta come una sorta di «genitore di fatto» del bambino, poiché sostiene di aver contribuito economicamente al suo sostentamento, e dice che l' adozione era, sin dall' inizio, un progetto condiviso tra lei e la sua compagna. Per questo il giudice Frank Nervo ha accolto la sua istanza.

     

    Dopo parecchi mesi di battaglia, il 14 aprile scorso, Nervo ha stabilito che Kelly Gunn non può essere considerata «madre». La motivazione è piuttosto sottile: secondo la Corte, a un certo punto lei e la compagna hanno smesso di condividere il progetto dell' adozione, che infatti è stato portato avanti da una sola delle donne. La storia, però, non è mica finita. La Gunn ha presentato ricorso, e nel frattempo il piccolo Abush non può muoversi dagli Usa. Circe Hamilton ha messo in vendita la sua casa per far fronte alle spese legali. Ma la sua avversaria è molto più danarosa di lei, e può permettersi di tirarla in lungo.

     

    COPPIA LESBICA FIGLIO 2 COPPIA LESBICA FIGLIO 2

    Come vedete, passo dopo passo i confini si fanno più malleabili. La definizione di «madre» si allarga, sentenza dopo sentenza. E le possibilità che si aprono sono infinite: per quale motivo, un domani, un amico di famiglia non dovrebbe avanzare pretese su un bimbo a cui ha fatto ripetutamente da baby sitter o a cui ha pagato cure mediche? Soprattutto: quante madri «non biologiche e non adottive» può avere un bambino? Per diventare «genitori» bastano il desiderio e un ricco conto in banca? Lo stabilirà l' esito del caso «Hamilton versus Gunn».

     

    Ed è proprio questo a sconvolgere: ci chiedono che cosa sia una mamma, e per rispondere abbiamo bisogno di giudici, avvocati e tribunali.

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