BERLUSCONI SALVINI MELONI AL QUIRINALE
Roberto D'Alimonte per il "Sole 24 Ore"
Ci sono novità e conferme nel sondaggio Winpoll-IlSole24Ore, il primo dopo le elezioni amministrative di ottobre. Le novità riguardano Forza Italia e M5s. Da mesi entrambi i partiti erano inchiodati alle stesse percentuali in fatto di intenzioni di voto. Il partito di Berlusconi oscillava tra il 7 e l'8% mentre quello di Conte stava tra il 15 e il 16%. Oggi il primo viene stimato sopra il 10%, il secondo all'11%. Un sondaggio non fa una certezza.
giuseppe conte enrico letta
E questo che pubblichiamo oggi potrebbe sovrastimare Forza Italia e sottostimare il M5S, ma ci sono buone ragioni per spiegare la crescita di Forza Italia e la decrescita del Movimento. Nel primo caso non si può prescindere dal ruolo di Berlusconi. Il Cavaliere è ridisceso in campo dopo mesi di assenza. Il "patto di Villa Grande", per quanto stilato frettolosamente, lo ha rilegittimato come componente imprescindibile della coalizione di centrodestra. L'aver convinto Salvini e Meloni ad accettarlo come candidato unico del centrodestra al Quirinale gli ha ridato una visibilità e un ruolo che da tempo non aveva. S
salvini meloni e berlusconi in conferenza stampa
e a questo si aggiunge la buona performance di Forza Italia alle ultime amministrative e le difficoltà dei suoi alleati non ci si deve meravigliare che una quota di elettori che lo aveva abbandonato sia tornata all'ovile. Nel caso del M5s è esattamente l'opposto. Conte annaspa. Da mesi il suo partito è in cerca di una identità e di una strategia. È in una sorta di limbo. Il vecchio Movimento è morto ma il nuovo non è ancora nato. Le amministrative sono andate molto male e non sono servite ad accelerare la definizione di un nuovo profilo e di una nuova classe dirigente. Il risultato è una continua erosione dei consensi.
letta conte
Si vedrà in futuro con altri sondaggi se l'11% rappresenta una flessione temporanea o un ulteriore smottamento della sua vecchia base elettorale. Quanto ai tre partiti maggiori la nostra stima delle intenzioni di voto li mette più o meno tutti sullo stesso piano. Le differenze tra loro sono comprese all'interno del margine di errore statistico. Il Pd risulta oggi essere il primo partito ma il centrodestra è la prima coalizione. Infatti la coalizione formata da Fi, Lega e Fdi gode di un discreto vantaggio rispetto alla coalizione di centrosinistra formata da Sinistra, Pd, M5s e Verdi: 49,5% a 43,4%.
renzi calenda
Fuori dai due schieramenti maggiori resta un 7% di elettori refrattari allo schema bipolare. Abbiamo deliberatamente voluto fare la domanda sulle coalizioni per capire meglio i rapporti di forza tra i due probabili schieramenti alle prossime elezioni invece di limitarci alla somma dei voti di lista. Nella coalizione di centrosinistra non abbiamo incluso né i partiti di estrema sinistra né quelli di centro (compreso Italia Viva).
Nonostante la strategia di Letta sia quella di allargare il campo indistintamente a tutte le formazioni che fanno parte dello schieramento progressista le probabilità che riesca in questa impresa non sono alte. I nostri dati non dicono cosa succederebbe se ci riuscisse, ma dicono che se non ci riuscisse il gap con il centrodestra sarebbe troppo ampio per sperare di vincere.
luigi brugnaro e giovanni toti
Ma se invece riuscisse a sommare, non solo al vertice ma anche a livello elettorale, tutte le componenti del suo campo, pescando nel 7% non schierato, il discorso cambierebbe. In fondo, è vero che l'Italia è divisa politicamente a metà, ma è anche vero che la metà di centrodestra, nonostante le diverse linee politiche dei suoi membri, è meno frammentata e più aggregabile a livello elettorale della metà di centrosinistra. Il "campo largo" di Letta è una ammucchiata di formazioni troppo numerose e troppo eterogenee per poter essere aggregabili con l'attuale sistema elettorale. Prodi riuscì nelle elezioni del 2006 a mettere insieme sotto l'ombrello della Unione ben 14 liste ma il sistema elettorale era un proporzionale con premio di maggioranza.
mario draghi giuseppe conteu
Oggi ci sono i collegi uninominali. E questo fa una bella differenza. Questa volta in peggio per il centrosinistra. Concludiamo su Draghi. Su questo tema non ci sono novità ma solo conferme. Agli italiani continua a piacere come sta guidando il paese. È un consenso trasversale. Nel complesso il 76% giudica molto o abbastanza positivamente la sua gestione della pandemia.
MARIO DRAGHI E MARIO MONTI
Disaggregando il dato in base alle intenzioni di voto si vede come in nessun partito il giudizio positivo è inferiore alla maggioranza degli intervistati. I valori più alti si trovano tra i sostenitori di Pd, M5s e Forza Italia ma anche nel caso del partito della Meloni il 64% si esprime a favore. Sulla gestione della economia il quadro è più sfumato ma comunque positivo. La netta impressione al momento è che se Draghi restasse al suo posto ancora a lungo agli italiani non dispiacerebbe. Ma è solo una impressione.