articolo financial times su messina
«In the heart of the down-at-heel city of Messina». L’inizio dell’articolo è... devastante. Traduzione: «Nel cuore della squallida città di Messina». Forse, le autrici del reportage, pubblicato ieri sul prestigioso “Financial Times” non volevano definire proprio “squallida” Messina, ma “down-at-heel”, in italiano, non è traducibile in altre parole se non “squallido”, “scalcagnato”, “mal ridotto”, “disastrato”, “malconcio”, “male in arnese”.
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E, quindi, Amy Kazmin e Giuliana Ricozzi, le due giornaliste inviate dal quotidiano economico londinese, di proprietà del colosso nipponico Nikkei, per introdurre lo scenario dove andrebbe a collocarsi il Ponte sullo Stretto, non hanno trovato altro aggettivo per definire la città di Messina, se non “down-at-heel”. E d’altra parte, siamo o non siamo sotto il tacco dello Stivale (?!), nel più profondo dei Sud d’Europa...
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Ma proseguiamo nella lettura: nel cuore della (ecc. ecc.) città di Messina «si trova il terminal della Caronte&Tourist, dove auto, pullman e camion si imbarcano sui traghetti per il viaggio in nave di 20 minuti dall'isola di Sicilia alla terraferma italiana. Oltre ai voli costosi, i traghetti sono l'unico modo per i siciliani o le loro merci di raggiungere il Continente, una dipendenza che contribuisce a un senso di isolamento e abbandono in una delle regioni più povere e meno sviluppate d'Italia.
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Ma la nuova coalizione di Governo di destra spera di ravvivare le fortune della Sicilia resuscitando i piani abbandonati per un controverso Ponte multimiliardario di 3,3 km sullo Stretto di Messina. Il governo della premier Giorgia Meloni vede il Ponte come la chiave per rafforzare l'influenza dell'Italia nella regione del Mediterraneo e posizionare il Paese come una porta per l'Africa. Nella stessa Sicilia, parlare di rilancio del progetto infrastrutturale sta generando sia un cauto ottimismo che uno stanco scetticismo».
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