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    “IO SO’ GIORGIA, SO ’CRISTIANA, SONO UNA MADRE, SONO ITALIANA, DELLA GARBATELLA E DELLA MAGLIANA! TIÈ!” – NEL LIBRO “SPETTACOLARE” DI FRANCESCA REGGIANI GLI SKETCH STRACULT IN CUI L’ATTRICE VESTE I PANNI DI GIORGIA MELONI (E DI CONCITA DE GREGORIO) – REGGIANI IN VERSIONE SORA GIORGIA: “SCAMBIO TRA CULTURE? MA ABBIA PAZIENZA: TU ARRIVI IN ITALIA, IO TI OFFRO LA GRICIA, L’AMATRICIANA E TU MI PORTI LA CURCUMA? DICO, MA CHE STIAMO SCHERZANDO? CHE C’HO SCRITTO FASSINO SULLA FRONTE? ME STAI A PIJÀ PER IL CUPERLO?” – VIDEO


     
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    Estratti del libro “Spettacolare” di Francesca Reggiani (La Lepre Edizioni)

     

    INTERVISTA DOPPIA DE GREGORIO-MELONI

     

    francesca reggiani cover francesca reggiani cover

    Poco più di un anno dopo aver fatto questa intervista doppia, la situazione – come abbiamo già detto – è cambiata, e non di poco. Giorgia Meloni, infatti, da Onorevole è diventata Presidente del Consiglio. E scusate se è poco! Da qui è nata un’altra intervista doppia, con le medesime protagoniste e i loro upgrade personali.

     

    Nome

    De Gregorio: Concita.

    Meloni: Giorgia.

     

    Cognome.

    De Gregorio: De Gregorio. E non confondetemi con il cantautore, per favore!

    Meloni: ’A Meloni.

    Età.

    De Gregorio: Diciamo che è da un po’ di tempo che mi sono lasciata alle spalle i vent’anni.

    Meloni: Diciamo che è da un po’ che ho lasciato alle spalle il ventennio!

     

    Professione?

    francesca reggiani nei panni di giorgia meloni francesca reggiani nei panni di giorgia meloni

    De Gregorio: Nome, cognome, professione… Abbiate pazienza, ma cos’è, un interrogatorio di polizia? Non so, un’indagine su una cittadina al di sopra di ogni sospetto… Comunque uffa, lei mi ha chiesto “professione” e io le vengo incontro: fondamentalmente, vivere.

    Meloni: Posso? Io invece fondamentalmente sono Presidente del Consiglio, ma così per hobby eh, tanto per riempire il tempo mentre vivo!

     

    Siete credenti?

    De Gregorio: Beh, è molto importante questa idea  dell’autonomia di pensiero, della passione che uno coltiva in sé, un’autonomia mentale… Io credo in me stessa, ma ho anche molto, molto rispetto delle altre religioni. Meloni: Io invece sono credente, so ’cristiana, sono una madre, sono italiana, della Garbatella e della Magliana! Tiè!

     

    Cosa deve dire un uomo per farla innamorare?

    De Gregorio: Hai ragione, ho torto.

    Meloni: A me invece deve dirmi: sono un padre, sono italiano, sono credente, sono cristiano, del Nomentano e del Tuscolano!

     

    Ma qualcosa di più romantico, più intimo?

    intervista doppia concita de gregorio giorgia meloni by francesca reggiani 7 intervista doppia concita de gregorio giorgia meloni by francesca reggiani 7

    De Gregorio: Amore, hai ragione; tesoro, ho torto. E la cosa finisce lì.

    Meloni: Aiutiamoli a casa loro!

     

    Cosa dicono gli altri di lei?

    De Gregorio: Di me dicono che sono una intelligente, mai banale, puntigliosa, scaltra, colta, informata, assolutamente autonoma, libera nel mio pensiero. ma anche pungente, una maître à penser, filosofa…

     

    Qualità fondamentale?

    De Gregorio: La modestia, l’umiltà, il senso del basso profilo, del low profile; ma anche le sens de la mesure, cioè il senso della misura…

     Meloni: Sì, ma non della sintesi! Posso, se riesco a dire una parola? Di me dicono che sono una coerente, so’ un treno, so’ cazzuta, un toro con le palle!

    E la sua qualità fondamentale, Presidente Meloni?

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    Meloni: La femminilità!… La femininity, la féminité… No, lo dico perché modestamente anch’ io mastico un po’ di lingue, eh.

     

    Presidente Meloni, l’immigrazione è anche scambio tra culture, non trova?

    Meloni: Scambio tra culture? Ma abbia pazienza: tu arrivi in Italia, io ti offro la gricia, l’amatriciana e tu mi porti la curcuma? Dico, ma che stiamo scherzando? Che c’ho scritto Fassino sulla fronte? Me stai a pijà per il Cuperlo?

     

    De Gregorio: Allora, intanto la migrazione è una grande categoria dell’anima perché ognuno di noi è il migrante di se stesso, con una grande connessione ma priva di cablaggio senza continuità, e queste sono le parole per dirlo, come diceva Marie Cardinal, una grande scrittrice la quale ha dentro di sé sempre un ritmo frenetico, gitano, di nacchere. Ecco, mi viene in mente Antonio Gades, questo grande flamenco caravaggesco fatto di chiari, scuri, ombre che avvolgono tutti noi umani in un bilico perenne tra nascitudine e finitudine.

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    Meloni: Sì, però mi permetto de dì: pure la solitudine… Perché la signora mi sembra affetta da solitudine.

     

    De Gregorio: Mah, guardi, io penso solamente a una grande migrazione di uccelli, questo cambio di stagione perenne, questo rincorrersi così come si rincorrevano in giro intorno al nostro globo terracqueo i grandi viaggiatori. Ecco, mi vengono in mente i calzari di Alessandro Magno, i calli di Marco Polo, così come Ulisse che impiegò vent’anni per tornare a casa sua, ad Itaca…

    Meloni: Sì, perché in Francia non l’hanno fatto attraccare!

     De Gregorio: Non è mai importante questa idea del pozzetto, della cambusa, del viaggio, della meta…

     

    Ancora una domanda: vi guardate mai indietro?

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    Meloni: Io soltanto quando faccio retromarcia, onestamente. E non intendo la retromarcia su Roma se è quello che lei cerca di farmi dire!

    De Gregorio: Io sono francamente proiettata nel futuro, Giacomo Balla e il futurismo, anche perché il futuro vive del presente, si nutre del crepuscolo e si vanta del nulla…

     

    Meloni: Quindi ha finito?

    De Gregorio: È quello che diceva esattamente Andy Warhol. Come tutti noi sappiamo l’arte è una continua replica, e a volte mi fermo a pensare: ma come sarebbe bello avere la freschezza dei 19 anni ma la maturità dei 57, la vitalità dei 43, la saggezza dei 91 e l’ingenuità dei 3! Questo senso dell’ascolto, no? Come le nostre origini rurali, un grande cavallo pazzo che ascolta ponendo l’orecchio al terreno: pam, pam, pam! E il coraggio anche di apprezzare i giardini, l’orto: è molto importante coltivare l’orto, mettere le mani nella terra. E tutto questo porta a…

    Meloni: Al 35% a Fratelli d’Italia!

     

     

    CAPITOLO: FINCHE’ C’E’ VITA C’E’ SATIRA

     

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    La prima volta che nella mia vita vidi uno stand-up comedian fu al cinema. Nel 1974 nelle sale cinematografiche era uscito Lenny, un film di Bob Fosse sulla vita del comico americano Lenny Bruce, interpretato da un fantastico Dustin Hoffman. Bruce è stato il primo esempio di performer che ha intrattenuto il pubblico senza alcun tipo di filtro o condizionamento esterno.

     

    Aveva un’ironia cruda e un umorismo provocatorio, con cui criticava il perbenismo dello Stato e della società americana degli anni Cinquanta e Sessanta. Per primo ha affrontato sul palcoscenico temi scomodi come l’alcol, il sesso e i piaceri della droga, utilizzando un linguaggio esplicito e a volte anche volgare. Il tutto recitato con una naturalezza mai vista prima, come se stesse parlando tra sé e sé davanti allo specchio del bagno, senza filtri appunto...

    lenny bruce lenny bruce

     

    E il pubblico ogni tanto ha proprio bisogno di questo: di qualcuno capace di cancellare qualsiasi patina di formalità e convenzione, di andare al cuore di ciò che effettivamente tutti pensano, ma nessuno dice. Ed è questa la più grande forza della satira. Ormai siamo alla fine del racconto del mio percorso, dagli esordi a oggi. Come avrete capito ho iniziato a esibirmi da sola nel one-woman show senza troppa consapevolezza o convinzione, ma poi pian piano ci ho preso gusto. Gusto per cosa? Per il sapore di libertà di espressione che lo show ti dà. Perché solo in questo particolare genere l’attore 100 è il capocomico di se stesso e non deve rendere conto a nessun altro: può dire esattamente quello che vuole e pensa.

     

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    Ad ogni modo, quando vidi al cinema Lenny, tutto avrei pensato della mia vita, ma di certo non che avrei intrapreso quel tipo di carriera… Partendo dal presupposto che il mestiere del monologhista e di chi fa stand-up consiste soprattutto nell’avere uno sguardo ironico sulla realtà che ci circonda, bisogna tenere conto che il mondo è vario e si compone di diverse umanità. Persone che stanno bene, che stanno male… C’è chi soffre, chi fa parte di una minoranza, chi è miliardario… Ci sono i biondi, i calvi… Ci sono gli albini, gli irsuti – che pure quello è un bel problema… O anche i miopi, i presbiti, gli zoppi...

     

    ricky gervais 3 ricky gervais 3

    Mio zio, ad esempio, aveva la gamba sinistra più corta di quattro centimetri. Non vorrei dimenticare i balbuzienti, chi ha la zeppola, chi ha il labbro leporino… O chi ha problemi di gengive e perde i denti quando meno se l’aspetta… Bel guaio. E spero di non aver tenuto fuori da questa lista qualcuno, che poi magari si offende… Insomma, a questo punto la vera domanda è: si può effettivamente ridere di tutto? La comicità è libera di affrontare qualsiasi argomento, o esistono dei paletti che non si possono superare? Porto ad esempio uno dei più grandi stand-up comedian britannici contemporanei, Ricky Gervais, che ha raggiunto un grande successo internazionale con una comicità cruda, tagliente, che non fa sconti a nessuno.

    francesca reggiani imita giorgia meloni e concita de gregorio13 francesca reggiani imita giorgia meloni e concita de gregorio13

     

    E durante i suoi show Gervais affronta proprio il tema della “libertà di batuta”, a volte apparendo quasi sfacciato: parla di transgender, gay, eterosessuali, nazismo, neri, bianchi, olocausto, Aids, cancro. La sua filosofia si basa sul “si può ridere – letteralmente – di tutto”. Chi si offende, secondo Gervais, prende sul personale qualcosa che personale non è. Nel suo monologo Humanity (disponibile su Netflix), il comico britannico spiega che offendersi per una battuta è una questione di presunzione, un problema di egocentrismo. Nel suo show riporta un breve scambio illuminante che ebbe un giorno con una spettatrice. «Signor Gervais, ha detto una cosa brutta», gli dice una signora.

     

    FRANCESCA REGGIANI IMITAZIONE MAGLIE FRANCESCA REGGIANI IMITAZIONE MAGLIE

    «Ma io ho detto tante cose brutte», risponde lui. «Sì – ribatte lei. – Ma a quella ci tenevo!». È evidente che la donna si è offesa perché la “cosa brutta” la riguarda in prima persona, non perché sia oggettivamente “brutta”. Tant’è vero che per la miriade di altre battute politicamente scorrette non si è affatto risentita. Gervais comunque conclude il suo monologo con un messaggio quasi di speranza: «Moriremo tutti, quindi facciamoci una risata.

     

    Se riuscite a ridere delle avversità sarete indistruttibili». Gervais ha almeno in parte ragione: siamo formalmente liberi di dire ciò che pensiamo, ma non ci sentiamo davvero liberi di farlo per paura di offendere qualcuno, soprattutto oggi che gli haters hanno il click pronto per criticare e condannare qualsiasi posizione si prenda: se uno dice “viva le taglie forti” c’è l’associazione dei magri che va giù a parolacce, se uno dice “viva i magri” c’è una quantità di persone sovrappeso che si risente. Ma non solo: tutti si offendono per tutto, e tutti hanno da criticare su tutto, anche quando non ci sarebbe nulla da dire.

     

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    Ad esempio, l’altro giorno ho pubblicato sui miei social una battuta che ho spesso utilizzato in teatro per chiudere dei pezzi, con una filosofia forse un po’ maccheronica e popolare, ma che sicuramente ha il suo perché: «La vita è una questione di culo… O ce l’hai, o te lo fanno». Una sintesi mirabile, c’è poco da fare. Una signora ha pensato bene di intervenire lasciando tra i commenti: «Scusi tanto, signora Reggiani, ma lei alle persone che si fanno realmente il culo nella vita non ci pensa?». Figuriamoci se volevo offendere chi si fa il culo nella vita...

     

    Anche perché nella vita il culo, in un modo o in un altro, ce lo facciamo praticamente tutti. Ma se davvero un comico si ritrova a dover spiegare e giustificare le proprie battute, con atteggiamento di scusa, nulla farà più ridere, e nella paura di offendere non si avrà più la libertà di dire ciò che si pensa. Ci ritroveremo in un mondo piatto e omologato su un pensiero unico. E potete stare sicuri che ci sarà sempre qualcuno che non amerà neanche quell’unico pensiero. Nei tempi che viviamo siamo soggetti a una tacita censura, per cui l’attore comico e chi fa satira deve stare attento a muoversi abilmente sul confine tra lecito e non lecito, in un mondo che è ancora incredibilmente perbenista. Che poi, viene spontaneo chiedersi: lecito o non lecito… ma per chi?

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