MATTEO MESSINA DENARO CON LA SORELLA GIOVANNA IL GIORNO DEL SUO MATRIMONIO
Gian Antonio Stella per il “Corriere della Sera”
«Ammia?». Al commissariato di Castelvetrano non potranno dimenticare mai la più stupefacente lagnanza ricevuta dalla notte dei tempi. A protestare con la polizia, quel giorno del dicembre 1991, si presentò infatti Matteo Messina Denaro, detto «U Siccu».
ARNALDO LA BARBERA
Quello che sarebbe diventato il capo dei capi e tra i criminali più ricercati del mondo. Era allora un giovanotto smilzo sulla trentina, che sarà descritto anni dopo, in base all' ultima foto prima che sparisse, come elegantissimo nella giacca nera, camicia di seta sbottonata, sigaretta, sorrisetto, occhiali da sole a goccia fissi sul naso per una malattia a un occhio attribuita anche all' abuso di videogiochi.
Aveva già le mani sporche di sangue, diranno le inchieste e le sentenze giudiziarie dopo aver ricostruito la sua scalata ai vertici delle cosche sotto Totò Riina. Ma poteva ancora essere scambiato, pur essendo figlio d'un uomo di mafia, Francesco «Ciccio» Messina Denaro, per un bullo.
MATTEO MESSINA DENARO
Un «pupiddu» alla moda, cui piacevano lo champagne, la dolce vita, le belle donne. Per questo era lì al commissariato: per lamentarsi della visita che l'allora capo della mobile di Palermo Arnaldo La Barbera, in trasferta a Vienna, aveva appena fatto alla sua «fidanzata» Andrea Haslehner, una bella e alta austriaca bionda che lui chiamava Asi e che d'estate si trasferiva come concierge, interprete, barista, al Paradise Beach Hotel di Selinunte, vicino a Castelvetrano.
Scopo dell'interrogatorio viennese, a vuoto per i silenzi, i «non ricordo» e le ambiguità della donna: capire i rapporti tra lei e Nicola Consales, il vicedirettore dell' hotel ucciso mesi prima. Perché aveva osato corteggiarla, pare, sotto il naso del boss in ascesa.
Gaetano Pecoraro
Fu un errore, per «U Siccu» non ancora latitante, lagnarsi per «i fastidi» dati all' amica viennese? Sì. Ma era anche un modo, forse, per intimidire quanti indagavano su di lui.
Certo, a sentire Massimo Russo, il pm che ha dedicato alla caccia al boss tutta la sua vita «ininterrottamente» dal 1994 al 2007, un momento chiave.
Uno dei tanti messi a fuoco dal podcast d' inchiesta Armisanti! Vite mafiose e morti ordinarie dell' inviato delle Iene Gaetano Pecoraro e Alessia Rafanelli, su audible.it (Amazon) dal 29 marzo.
matteo messina denaro
Cosa sia un podcast lo sapete: è una specie di audio-libro ma a differenza dei libri tradizionali letti da un doppiatore o dallo stesso scrittore, è arricchito come in questo caso da suoni, musiche (di Donato Di Trapani e Francesco Vitaliti), rumori, canzoni, registrazioni di tiggì, testimonianze processuali, voci stesse dei protagonisti, tra cui la stessa Lorenza Santangelo, la madre di «U Siccu»: «Un giornalista che viene a fare a casa mia? Qua non c' è nessuno. Che interesse vi pigghiate?»
riina1
Cosa significhi «Armisanti» lo spiega l'autore: «In siciliano sono le "Anime Sante". Sia quelle che in vita hanno sparso sangue e dolore, come Bernardo Provenzano, Tommaso Buscetta, Gerlando Alberti jr, Matteo Messina Denaro e Antonino Madonia, sia quelle delle loro vittime che pretendono ancora di avere giustizia». Come quelle raccontate nelle nove puntate del podcast. Tra le quali il chirurgo Attilio Manca «suicida» probabilmente dopo aver operato e salvato Provenzano o appunto Nicola Consales. Ammazzato a Palermo a fucilate, mentre rientrava a casa da Selinunte, il 21 febbraio di trent' anni fa.
matteo messina denaro
Ricorda la sorella Antonella: «Stava per essere nominato direttore perché il suo capo stava per trasferirsi in un' altra struttura. Lo vedevo un po' turbato però. Gli dissi: Ninni, non sei contento? E lui: "No, tanto contento non sono"».
A turbarlo, racconta Massimo Russo, era stata una frase sfuggita a Nicola, uomo puntuale, preciso, estraneo alla mafia, esperto di turismo, già responsabile di altri alberghi italiani, un giorno d' estate in cui Matteo Messina Denaro, come spesso faceva, era steso ai bordi della piscina contornato da altri «pupiddi» e belle ragazze cui offriva generosamente champagne senza mai pagare: «Se fosse diventato direttore, disse, avrebbe cacciato quei quattro mafiosetti». «U Siccu» lo sentì. O fu informato da altri nei dintorni. Certo è che la prese come un'offesa personale. Confermerà al processo il pentito Francesco Geraci: «Matteo mi disse che il vicedirettore aveva detto che ci avrebbe cacciati via, e lui si era incavolato».
maurizio costanzo bracardi
Non bastasse, quel vicedirettore in giacca e cravatta pareva avere un debole per quella ragazza austriaca che interessava al giovane boss: «Quando si andava al Paradise Beach», insiste Geraci nell'audio, «lei veniva al tavolo, stava lì». Vero? Falso? «Secondo me mio fratello era interessato a lei, credo però che avesse capito che si stava cacciando in una cosa strana», risponde Antonella. Fatto è che «il giorno dopo la morte di Nicola ci è arrivata a casa una telefonata davvero strana... Era la voce di una ragazza che piangeva disperata e diceva "Ma è vero? È vero? Ninni è morto?".
matteo messina denaro
Poi arrivò un telegramma: "Perdona come sai fare tu chi ha sbagliato"». Pensò ad Andrea, la fidanzata austriaca? «Assolutamente sì». Perquisendo la camera 120 di Nicola dopo l'omicidio, fu trovata in cassaforte la chiave della 122, di Andrea Haslehner. E una ricevuta che rivelava come l'uomo fosse andato a Vienna. A trovare la donna?
Salta fuori che «Asi» è l'amica del boss trapanese. Al capo della Mobile venuto a interrogarla in Austria, ricorda Massimo Russo, «conferma d' avere un rapporto con Matteo, ma esclude di aver mai incontrato Consales. Attenzione a questo passaggio: "Sì, sto con Matteo". Ma lei conosce Consales? "Si è il mio direttore". Consales è mai venuto a Vienna? "Mai"». Falso.
C'è praticamente tutto, nel podcast Armisanti!. L' ascesa del capomafia, la catena di delitti, gli attentati del 1993 nell' estate in cui Matteo e Andrea erano a Forte dei Marmi, la bomba a Maurizio Costanzo, il «suggerimento» ai parenti di Consales di non costituirsi parti civili contro il mandante dell'assassinio, le bugie della ragazza viennese al pm Massimo Russo («algida, distaccata, glaciale, una vera mafiosa») che l'interrogava... È riuscito anche a trovarla, Gaetano Pecoraro, quella donna dei misteri. Ha cambiato nome, si è sposata, si chiude a riccio... Squillo del telefono: «Hallo?». «Andrea Thol?». «Sì?». «Sto raccontando la storia di Nicola Consales...». «Chi è Nicola Consales?».