Estratto da rockol.it
concerto di ultimo allo stadio olimpico
Quelle sei lettere stampate sulla canottiera che indossa nel video che riproduce i riti che esegue al momento di salire sul palco, mostrato sul maxischermo orizzontale che si illumina non appena si spengono le luci dello Stadio Olimpico, prima dell’ingresso con “Sono pazzo di te”, gli ricordano che Ultimonon è un nome d’arte. È semmai un’idea, un concetto, una filosofia. Niccolò Moriconi lo ribadirà anche alla fine dello show, sulle note di “Sogni appesi”, la sua canzone-manifesto: “Da quando ero bambino, solo un obiettivo / dalla parte degli ultimi, per sentirmi primo”, urlerà, con tutta l’adrenalina che ha in corpo, facendosi specchio, immagine riflessa di chi gli sta davanti e intorno.
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Quello che ieri sera lo ha visto tornare ad esibirsi nella sua città a un anno dallo show al Circo Massimo è stato il primo di tre concerti - replica stasera e poi ancora lunedì - per i quali gli organizzatori hanno dichiarato altrettanti sold out: 195 mila i biglietti venduti. La favola di Ultimo assume dimensioni sempre più epiche.
Come in ogni favola, anche in quella di Niccolò-Ultimo ci sono degli antagonisti. Non importa se immaginari o reali. Per Ultimo sono i detrattori. Il primo sassolino dalle scarpe, sul palco dell’Olimpico, se lo leva nel duetto intergenerazionale con Antonello Venditti, che definisce un “padre artistico”, su “Sora Rosa”: “C’ho er core a pezzi pe’ la vergogna / de questa terra che nun m’aiuta mai / de questa gente che te sputa n’faccia / che nun ha mai preso ‘na farce in mano”, canta, in romanesco, portando nei versi di una delle prime canzoni di Venditti l’insolenza e la disillusione di chi è sempre stato ai margini, quella sana rozzezza di chi è nato ai bordi di periferia.
“È una canzone che parla agli ultimi. L’ascoltavo quando avevo 15 anni”, racconta Ultimo, sotto lo sguardo severo di Antonellone, prima di sedersi con le gambe incrociate a guardare il maestro alle prese con la classica “Notte prima degli esami”.
Su “Canzone stupida”, come al debutto della scorsa settimana a Lignano Sabbiadoro, arriva l’attacco ai giornalisti. È una strategia di posizionamento: andare contro la stampa è comodo, funziona. Soprattutto se tra tutti gli articoli usciti in questi anni sceglie i quattro o i cinque che sono più funzionali al tipo di racconto che vuole costruire. “Canzone stupida, canzone stupida / come te, come quello che scrivi”, sorride, indicando gli articoli riprodotti sul maxischermo.
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