Da “La Verità”
pietro parolin bergoglio
Per gentile concessione, pubblichiamo stralci dell'intervista - realizzata da Lucio Caracciolo e Guglielmo Gallone - al Segretario di Stato vaticano, cardinale Pietro Parolin. Il testo integrale è pubblicato nel numero appena uscito di Limes, dal titolo «La guerra grande».
Quanto conta l'origine nazionale del papa nella visione geopolitica della Santa Sede?
«È naturale che le origini, la formazione, le esperienze e la storia personale influiscano nell'esercizio del ministero di un papa, ma, in quanto capo visibile della Chiesa universale, egli è pastore di tutti e per tutti. Conosciamo bene tuttavia che cosa ha significato per l'Europa e per il mondo intero il conclave dell'ottobre 1978 e l'arrivo sul soglio di Pietro di san Giovanni Paolo II, un papa slavo, che veniva dall'Oltrecortina, da un paese sottoposto al controllo sovietico. Egli diede voce alla “Chiesa del silenzio", fu paladino della libertà religiosa, sostenne iI sindacato di Solidarnosc.
benedetto xvi riceve francesco
Era convinto che il comunismo dell'Est europeo sarebbe imploro, per cui non si è mai ritenuto l'artefice della sua caduta, ma certamente ha giocato un ruolo fondamentale nel permettere che questo passaggio epocale avvenisse senza grande spargimento di sangue. Sarebbe accaduto lo stesso se il papa fosse stato un altro? E difficile dirlo». [...]
Papa Francesco non è «il cappellano dell'Occidente», come invece potevano apparire alcuni dei predecessori.
25 papa giovanni paolo ii gioca a bocce roma 1992 ph barillari
«Ha detto bene: “come invece potevano apparire", perché non mi sembra che sia realmente accaduto. Ricordo, ad esempio, la posizione espressa da Pio XII sulla guerra in Corea, nel 1950, e il suo rifiuto di farsi in qualche modo "arruolare” dal presidente degli Stati Uniti Harry Truman.
Ricordo la mano tesa all'islam da san Giovanni Paolo II, che ricusò, con tutte le forze che ancora gli rimanevano, l'idea dello "scontro di civiltà” dopo gli attentati dell'11 settembre 2001. [...] Ho proposto solo due esempi, ma ce ne sarebbero molti altri utili a dimostrare come il cliché di “cappellano dell'Occidente” non si addice al pastore della Chiesa universale, nonostante i tentativi di accaparrarselo dall’una e dall’altra parte.
Papa Francesco, che i cardinali nove anni fa hanno chiamato sul Soglio di Pietro andandolo a prendere "quasi alla fine del mondo", appare ancor meno omologabile al cliché di cui sopra.
pietro parolin in ucraina
Credo che l'universalità e la particolare attenzione e sensibilità verso le popolazioni dei paesi più poveri, come pure una Chiesa meno eurocentrica e uno sguardo multilaterale rispetto ai problemi internazionali facciano parte del dna della Chiesa cattolica».
Lei è stato protagonista della negoziazione con la Cina di un accordo ancora segreto. Da che cosa dipende la sua segretezza, e che valutazione si può dare oggi dei suoi esiti?
«Il dialogo, iniziato per volontà di san Giovanni Paolo II e proseguito durante i pontificati di Benedetto XVI e di Francesco, ha portato nel 2018 alla firma dell'accordo provvisorio sulla nomina dei vescovi in Cina.
PAPA FRANCESCO E LA CINA
Proprio la caratteristica della provvisorietà ha consgliato alle parti di non renderlo pubblico, nell’attesa di verificarne il funzionamento sul terreno e decidere in merito. Scopo dell'accordo era di ottenere che tutti i vescovi in Cina fossero in comunione con il successore di Pietro e che si assicurasse l'essenziale unità delle comunità ecclesiali, al proprio interno e tra di loro, sotto la guida di presuli degni e idonei, pienamente cinesi ma anche pienamente cattolici.
L'accordo prevede che la loro nomina segua procedure particolari, che derivano dalla storia recente di quella cristianità, ma che non omettano gli elementi fondamentali e irrinunciabili della dottrina cattolica.
pietro parolin mario draghi
Se cosi non fosse, non ci sarebbe più la Chiesa cattolica in Cina, ma qualcos'altrol La Chiesa rivendica la giusta libertà nella nomina dei suoi vescovi, preoccupata che siano autentici pastori secondo il Cuore di Cristo e non rispondano ad altri criteri solo umani, ma non deve scandalizzare il fatto che in determinate situazioni accetti anche di venire incontro a esigenze particolari, come ad esempio alcune richieste espresse dalle autorità politiche. Quanto alla valutazione degli esiti dell'accordo mi sembra di poter dire che sono stati fatti passi in avanti, ma che non tutti gli ostacoli e le difficoltà sono stati superati [...]».
PUTIN BERGOGLIO
Papa Francesco ha incontrato tre volte Vladimir Putin, nel 2013, 2015 e 2019. Qual è il suo rapporto con il presidente russo?
«Fin dai primi mesi di pontificato, papa Francesco si è rivolto al presidente russo a proposito del confitto in Siria. I successivi incontri erano stati cordiali e avevano permesso di trovare dei punti di convergenza.
Dal febbraio scorso, i contatti sono avvenuti tramite i canali diplomatici, non più direttamente. Vorrei ricordare il gesto compiuto all'indomani dello scoppio delle ostilità, quando, seppur già dolorante al ginocchio, volle recarsi all'ambasciata della Federazione Russa presso la Santa Sede, supplicare il presidente Putin di interrompere l'aggressione all'Ucraina».
papa francesco pietro parolin
Negli Stati Uniti e in altri Paesi si accusa spesso il papa di essere °russo. Talvolta con toni aspri. Che ne pensa?
«Confesso che mi spaventa po' questa semplificazione. Il papa è filorusso perché invoca la pace? Perché condanna la corsa al riarmo e l'impiego di ingenti somme per l'acquisto di nuove e sempre più potenti armi, invece di utilizzare le risorse disponibili per la lotta alla fame e alla sete nel mondo, la sanità, il welfare, l'educazione, la transizione ecologica?
Perché invita a riflettere su ciò che ha portato a questi inquietanti e pericolosi sviluppi, ricordando che una convivenza fondata sulle al-leanze militari e sugli interessi economici è una convivenza dai piedi di argilla? Perché chiede di applicare Io "schema di pace- invece di perpetuare lo -schema di guerra"?
Non si può semplificare a tal punto la realtà!».
BERGOGLIO PUTIN PADRE GEORG
[...] È giusto armare la resistenza ucraina?
«Le decisioni concrete spettano ai governanti, come riconosce il Catechismo della Chiesa cattolica. Non va dimenticato, tuttavia, che il disarmo è l'unica risposta adeguata e risolutiva a tali problematiche, come sostiene il magistero della Chiesa. [...] Si tratta di un disarmo generale e sottoposto a controlli efficaci. In questo senso, non mi pare corretto chiedere all'aggredito di rinunciare alle armi e non chiederlo, prima ancora, a chi lo sta attaccando». [...]
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