Estratto dell’articolo di Paola Pioppi per www.ilgiorno.it
CHAT WHATSAPP
Nella chat di classe c’erano tutti, una ventina di ragazzini di prima superiore di un istituto di Menaggio, che a settembre si sono trovati sugli stessi banchi, con la necessità di condividere informazioni su compiti e le lezioni. Ma ben presto, quel gruppo di WhatsApp è stato strumentalizzato da sei di loro, che hanno iniziato a inondarlo di immagini cariche di ogni genere di bassezza, con l’unico scopo di sbeffeggiare chiunque e fare ironia anche sulla sofferenza: bambini che subivano atti sessuali, scene dell’Olocausto utilizzate per ridere delle vittime, inneggiamenti al fascismo e al nazismo. […]
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I reati ipotizzati nei loro confronti sono diffamazione aggravata, interferenza illecita nella vita privata, pornografia minorile, apologia del fascismo. Ogni imputazione deriva dai contenuti della chat, che andavano dall’attribuzione di condotte offensive e svilenti agli insegnanti o a personale della scuola, all’invasività di quelle foto scattate a insaputa delle persone, e poi diffuse per farne un uso mirato e stravolto, fino alla divulgazione di foto rimediate chissà dove, forse a loro volta acquisite da altre chat.
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In alcune erano ritratti bambini di pochi anni in atteggiamenti pedopornogafici, in altre immagini di violenza e grande drammaticità dell’Olocausto, su cui i ragazzini facevano ironia e battute. Infine l’elogio del nazifascismo, argomento immancabile per cercare di farsi grandi, far ridere i compagni, divertirsi tra di loro.
[…] Quando i professori erano venuti a conoscenza della chat e del suo contenuto, verso la fine dell’anno scolastico, così pesante da andare ben al di là di quello che può essere tollerato da un gruppo di ragazzini, era stato convocato un consiglio di classe straordinario, e alcuni ragazzi erano stati sospesi. […]
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