Francesco Specchia per "Libero Quotidiano"
burocrazia italiana
Un importante magistrato della Cassazione che preferisce l'anonimato non ci lascia speranza, almeno a breve termine. «Ho avuto conferma che per il civile il problema esiste. In passato (quando primo presidente erano stati dapprima Canzio poi Mammone) era stato realizzato un piano straordinario di applicazioni e di scorrimento di graduatoria di altri concorsi per la qualifica di funzionario (tale qualifica è l'unica legittimata a firmare per la pubblicazione delle sentenze), e questo aveva permesso di ridurre di molto il gap», ci racconta la toga, visibilmente imbarazzata «mi dicono anche che quando entrerà in vigore il processo civile telematico di cassazione la pubblicazione avverrà con un semplice clic da parte del funzionario. Speriamo».
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Il giornalista Sergio Rizzo, uno dei pochi che tiene sempre monitorata la lentezza dell'italica giustizia, parla su Repubblica di "sindrome del carrello": «Il carrello è lo strumento che serve a trasportare i fascicoli processuali da un posto all'altro del Tribunale. E il suo viaggio, spesso, ha una durata infinita.
Al Tribunale penale di Roma, ad esempio, per coprire la distanza che lo separa dalla Corte d'Appello, quantificabile in una cinquantina di metri, impiega anche nove mesi. Alla impressionante velocità di sette millimetri l'ora. Da che cosa dipende? Dai meccanismi della burocrazia interna, che riguardano l'intero sistema: dai bizantinismi procedurali alle carenze di personale amministrativo.
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Mancano anche coloro che dovrebbero spingerlo quel carrello, nonostante le statistiche dicano che la spesa del nostro Paese per i Tribunali sarebbe addirittura in linea con la media europea».
Cinquanta metri percorsi a sette millimetri orari. Una sorta di estenuato Golgota dell'impiegato pubblico. In fondo, nulla di nuovo, si dirà. Ma se si pensa che per ovviare al blocco delle 5700 sentenze, basterebbe una semplice circolare interna che trasferisse il gesto del timbro dall'inafferrabile "consigliere esperto" a un banalissimo consigliere ordinario; be' il senso del ridicolo supera abbondantemente il senso dello Stato.
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TEMPI BIBLICI
E i dati recenti non confortano. Negli ultimi dieci anni di sforzi titanici per ridurre i tempi biblici della giustizia civile, siamo riusciti a recuperare ben 90 giorni. Dai 1.210 che secondo la Banca mondiale erano in media necessari per risolvere una controversia commerciale, ora ne bastano (si fa per dire) 1.120.
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Peccato che la media dell'Ue a 27 non superi 607 giorni. E in Spagna sia meno della metà: 510 giorni. Che scendono a 499 in Germania e a 447 in Francia. In Europa stanno peggio di noi soltanto in Grecia (1.711 giorni), mentre con la Slovenia (1.160) ce la battiamo ancora. Insomma, alla ministra Cartabia che impegnata in seduta spiritica i fantasmi dei "consiglieri esperti", va tutta la nostra umana comprensione...