Massimo Gramellini per il “Corriere della Sera”
debora chirone
Una ragazza di Savona è stata risarcita dal Tar per l'ingiusta bocciatura che subì al liceo. Si discute molto di quanto le hanno dato, diecimila euro, e di quanto tempo ha impiegato a farseli riconoscere, undici anni. A me colpisce di più che la liceale discriminata di ieri sia oggi una giovane architetta realizzata. Debora Chirone era nelle condizioni ideali per fare la vittima: una studentessa con la media del sette e mezzo bocciata assieme ad altre tre ragazze perché l'insegnante di matematica le aveva prese di mira con comportamenti che anche i giudici hanno definito odiosi.
massimo gramellini
Le amiche non denunciano la scuola, ma la lasciano. Debora invece denuncia, ma rimane. Sono i genitori a insegnarle la differenza tra accettare la realtà e rassegnarvisi.
Tanti adulti abituano con l'esempio i ragazzi alla rassegnazione tipica del lamentoso che nell'ingiustizia subita, vera o presunta che sia, vede un alibi per giustificare i propri errori e sentirsi sempre al centro di un complotto. Quante cadute, ma anche quante carriere fondate sulla lagna del «ce l'hanno tutti con me!».
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Debora invece impara che nella vita si diventa grandi nonostante. Nonostante la bocciatura immeritata e la rabbia accumulata, si diploma, si laurea in architettura recuperando l'anno perduto e apre uno studio con un collega. Non è rimasta ad aspettare che la giustizia facesse il suo lentissimo corso: è andata avanti da sola finché la giustizia l'ha raggiunta. Nonostante lei ormai non ne avesse più bisogno.
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