Fabrizio Roncone per il Corriere della Sera
Ecco il leggendario stadio di Wembley.
donnarumma sirigu
Luogo designato dal destino: vedremo se per andare ai quarti di questo Europeo, o al martirio.
Cielo che minaccia pioggia.
Luci accese.
Gli azzurri entrano in ordine sparso.
Il rito del sopralluogo ha sempre qualcosa di ripetitivo: ma non stavolta. Bonucci e Chiellini parlano con Vialli, che annuisce, serio; Locatelli si scatta un selfie; Di Lorenzo, una maschera di stupore (quattro anni fa giocava a Matera); Bastoni, così grande e tenero (il giorno della festa scudetto dell' Inter: lui che mangiava un trancio di pizza e la madre lì, accanto, a pulirgli la bocca).
Donnarumma, a passi lenti, verso la porta di destra. Roberto Mancini, mani in tasca, teso, fermo sulla linea laterale: guardatevi bene questo posto, ragazzi, contro gli austriaci l' emozione non è prevista.
Lo avrete già letto: il c.t. aveva pensato di tenere qui l' ultimo allenamento. Ma gli hanno detto no, il prato si rovina, dopo Italia-Austria sono in programma altre quattro partite (finale compresa, forse). Del resto non è un prato normale: Fabio Capello, da allenatore dell' Inghilterra, si infilò in una polemica con Steve Welch, all' epoca giardiniere ufficiale della Regina. Capello sosteneva che il tappeto dovesse essere più rasato. Il giardiniere fu irremovibile: «Sir, i ciuffi qui sono sempre stati alti 19 millimetri».
donnarumma milan
La velocità del pallone è un dettaglio che interessa parecchio il nostro portiere. Facciamo sempre cominciare l' azione da lui: c' è quel palleggio che gli finisce sui piedi una, due, tre volte, finché poi Jorginho non si volta e trova il varco giusto (più raramente, di farci ripartire si incarica Bonucci, con un lancio lungo).
Donnarumma controlla anche i pali. E il riverbero dei riflettori.
Ha 22 anni, ma ha già visto tutto, sa tutto.
Per dire: fa abbastanza spavento la forza con cui ha incassato i fischi di domenica pomeriggio, all' Olimpico. Dalla tribuna stampa, che è molto alta, francamente non si erano sentiti, probabilmente coperti dal frastuono: ma essendo partiti dalla tribuna Monte Mario, più in basso, lui se li è invece ritrovati tutti addosso. E - mentre abbracciava Sirigu, nella cerimonia affettuosa del cambio - deve aver pensato subito quello che, poi, ha pensato ciascuno di noi: è un po' complicato credere che la tribuna Monte Mario fosse piena di ultrà milanisti. Più probabile che a fischiarlo sia stato un pubblico deluso - diciamo deluso, va - dalla sua ultima scelta.
gigio donnarumma
Però è chiaro: se decidi di affidarti a un agente come Mino Raiola, nel conto non metti solo i fischi; ma anche 12 milioni netti, per cinque anni, che ti vai a prendere a Parigi.
Liberi di fare gli schizzinosi.
Di evocare Maldini e Totti.
Bandiere, cuore, maglie.
Dovreste averlo capito da un bel po' che il talento di Donnarumma ha un impasto diverso.
La già corposa biografia spiega se non tutto, abbastanza. Perché esordisce in serie A con il Milan a 16 anni e 8 mesi. «Galliani - ricorda sempre Mihajlovic, tecnico rossonero del tempo - mi chiese tre volte se stessi scherzando». È un bambino gigantesco con doti naturali: gambe esplosive che lo portano a terra e in cielo. Colpo d' occhio. Freddezza. E astuzia.
Santo Cielo quanto è furbo Gigio.
DONNARUMMA INSIGNE IMMOBILE
Così prima tiene a galla la squadra nei momenti difficili e a Doha - nel 2016 - para a Dybala il rigore decisivo per far vincere ai rossoneri la Supercoppa. Poi pretende, e ottiene, che il fratello Antonio, modesto portiere di nove anni più grande e con un passato nelle giovanili del Milan, diventi la sua riserva (oggettivamente, una richiesta da sultano). Ancora, ricorderete: allo Stadium, dopo un contestatissimo rigore al 97', bacia - solennemente - la maglia; però ci sono pure i racconti dell' estate 2017, con lui che, in Polonia, debutta nel torneo Under 21 mentre esplode l' estenuante trattativa per il rinnovo tra Raiola e il Milan di Mr.Li, Fassone e Mirabelli (con Montella che, da allenatore, si trasforma in mediatore, scendendo a casa dei Donnarumma, a Castellammare di Stabia).
gigio donnarumma e mino raiola
E lui, il nostro Gigio?
Come lo vedete.
Controllato, gli occhi incapaci di lacrime: adesso, con la porta inviolata in azzurro da 874 minuti, insegue addirittura il record di imbattibilità che appartiene a Dino Zoff (1.143).
Abbiamo davvero avuto sempre grandi portieri in Nazionale. Albertosi era uno spettacolo. E anche Toldo, forse sottovalutato. Chissà se Buffon pensa davvero di giocare il suo sesto mondiale.
Chiacchiere sparse di calcio, nella notte, fuori lo stadio, cercando il pub giusto.