Vittorio Sabadin per “il Messaggero”
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Nemmeno l'ultimo scandalo, quello delle feste organizzate a Downing Street quando al resto del paese si chiedeva di restare confinato in casa, ha chiuso la carriera politica di Boris Johnson, salvato da compagni di partito più attaccati alla poltrona di lui e non ancora pronti a individuare un successore. Non c'è precedente, nella storia della Gran Bretagna, di un premier sopravvissuto a così tante tempeste: solo la resurrezione di Lazzaro, notava The Atlantic, è stata più clamorosa delle sue.
carrie e boris johnson al platinum party
Tutta la vita pubblica e privata di Johnson è stata infatti disseminata di incidenti e di bugie: è stato licenziato dal suo giornale, cacciato dal suo partito, mandato via di casa da una delle mogli, costretto ad ammettere di avere usato cocaina, obbligato mille volte a balbettare scuse per avere scritto cose inventate, o pronunciato battute infelici quando è stato ministro degli Esteri, il peggiore, dicono tutti, che la Gran Bretagna abbia mai avuto.
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I PROGETTI Nato a New York nel 1964 da una madre 22enne, Charlotte, e da un padre, Stanley, che frequentava ancora la Columbia University, Alexander Boris de Pfeffel Johnson già da bambino voleva diventare il re del mondo e aveva un solo obiettivo: vincere sempre.
Doveva saltare più in alto, correre più veloce e avere i capelli più biondi. Sveglio e molto intelligente, è uscito dal college di Eton convinto che gli inglesi sono superiori a qualunque straniero e che le regole non devono sempre essere uguali per tutti. A Oxford è entrato nell'esclusivo Bullingdon Club, ritrovo della futura classe dirigente britannica e covo di bevute e spedizioni vandaliche contro gli altri studenti.
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Assunto al Times grazie ai parenti della prima moglie, Allegra Mostyn-Owen, ne è stato cacciato subito per essersi inventato una dichiarazione di Sir Colin Lucas, illustre storico e suo padrino, su inesistenti amori gay di Edoardo II, che gli servivano per rendere più piccante il pezzo. Nel 1990 scriveva da Bruxelles corrispondenze per il Telegraph piene di facili ironie sulle inefficienze dell'Europa, ma divenne famoso per avere offerto a un amico la possibilità di fornirgli l'indirizzo di un cronista che l'amico voleva punire facendogli due occhi neri, perché aveva rivelato una sua truffa alle assicurazioni.
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Appena entrato in politica, Johnson fu cacciato dal partito conservatore per aver mentito al leader Michael Howard su una sua storia con Petronella Wyatt, una collega dello Spectator che si disse fosse stata costretta a un aborto. Diventato sindaco di Londra, ha avuto un legame con Jennifer Arcuri, una imprenditrice americana alla quale ha procurato lucrosi contratti e passaggi gratis sui voli ufficiali. Si è fatto eleggere sindaco per due volte, la prima con un programma di sinistra favorevole all'Europa, la seconda con idee completamente opposte: visto che David Cameron era per il Remain, se voleva prenderne il posto doveva sostenere la Brexit.
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Nella campagna per l'uscita dall'Europa ha mentito spudoratamente, sostenendo che la Ue riceveva da Londra 350 milioni di sterline la settimana, più del doppio della cifra effettiva.
Si è fatto pagare da misteriosi finanziatori la carta da parati dorata dell'appartamento di Downing Street e le vacanze ai Caraibi. Ha ingannato la regina Elisabetta facendole firmare una proroga del Parlamento vietata dalla Costituzione e si è dovuto scusare anche di questo: mentire al sovrano è ancora alto tradimento, reato per il quale una volta si veniva impiccati.
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LE MULTE Multato per i party a Downing Street, Johnson è il primo premier britannico sanzionato per avere violato una legge da lui stesso approvata. Ha detto che non si era accorto che a casa sua si organizzavano feste e ci si domanda come potesse affrontare i gravi problemi del momento se non vedeva neppure quello che accadeva sotto il suo naso. Max Hastings, suo ex caporedattore, ha detto: «Molti politici sono ambiziosi e spietati, ma Johnson è la medaglia d'oro degli egomaniaci». Ora sarà più difficile convincerlo a farsi da parte, ma se non vuole morire con lui, il partito conservatore dovrà riprovarci.
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