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    “NADAL HA UNA FORZA INTERIORE CHE GLI PERMETTE DI SUPERARE OGNI LIMITE” - PANATTA IN LODE DI RAFA: "A ROMA L'AVEVO VISTO TORMENTATO DAL DOLORE, QUASI PIEGATO, A PARIGI È RINATO. LA PASSIONE CHE PROVA PER IL TENNIS È PIÙ FORTE DI OGNI PROBLEMA. SAREBBE DIMINUTIVO CONSIDERARLO IL MIGLIORE SULLA TERRA. HA DIMOSTRATO DI MERITARSI UN POSTO FRA I PIÙ GRANDI DI SEMPRE, NON SOLO DEL TENNIS MA DELLO SPORT IN GENERALE”


     
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    Adriano Panatta per “La Stampa”

     

    NADAL L'EQUIPE NADAL L'EQUIPE

    C he cosa si può dire di più di Rafa Nadal, ora che ha vinto il suo quattordicesimo Roland Garros, e il ventiduesimo Slam in assoluto? Credo che tutti gli aggettivi siano stati spesi per questo straordinario campione, il più grande di sempre sulla terra battuta e uno dei più grandi in assoluto. Quando l'ho visto trionfare agli Australian Open in gennaio, lo confesso, alla mia età mi sono commosso.

     

    E non tanto per le qualità del tennista, che è fuori discussione da tempo, ma per l'ammirazione che ho provato per l'uomo. Chi non è stato giocatore non può capire la frustrazione di non poter dare il massimo per colpa degli infortuni, di doversi fermare, la sensazione di non poter essere completamente padrone del proprio destino. Ecco, Nadal è riuscito a superare anche questo ostacolo, e mostrarci che la passione che prova per il tennis è più forte di ogni problema.

     

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    Credo che dobbiamo fargli un applauso per quello che sta facendo a favore del tennis, e dello sport in generale. A Roma l'avevo visto tormentato dal dolore, quasi piegato, a Parigi è rinato. Al Roland Garros mi è capitato quasi sempre di giocare bene, anche per me è un torneo particolare, quasi magico, ma lui va oltre ogni limite. Non parlo della finale, Ruud non era chiaramente un avversario alla sua altezza, ma della forza interiore che ha saputo tirare fuori.

     

    ADRIANO PANATTA ADRIANO PANATTA

    Due settimane fa non era nemmeno sicuro di poter scendere in campo, ha dovuto saltare una parte importante della stagione sulla terra battuta. Il ritiro di Zverev in semifinale può averlo favorito, ma per alzare un'altra volta la Coppa dei Moschettieri, a 36 anni compiuti da pochi giorni, ha dovuto comunque restare in campo a lungo, fare appello a tutte le energie. Parigi è il suo regno, ma sarebbe diminutivo considerarlo il migliore sulla terra. Ha dimostrato di meritarsi un posto fra i più grandi di sempre, non solo del tennis ma dello sport in generale. 

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