1. IL COMPROMESSO NETANYAHU
Estratto dell’articolo di Fabiana Magrì per “La Stampa”
BENJAMIN NETANYAHU STOPPA LA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA - VIGNETTA BY ELLEKAPPA
Difficile determinare l'inizio e la fine delle giornate, da quando il tempo dell'opposizione popolare ha acquisito un suo bioritmo che non dipende da albe e tramonti ma è scandito da azioni del governo di Netanyahu e reazioni nelle piazze. Anche dopo l'annuncio del premier di «sospendere la seconda e terza lettura» della contestata riforma della giustizia fino alla prossima sessione parlamentare, a inizio maggio.
Per «raggiungere un'intesa» in nome della «responsabilità nazionale» e per evitare «una guerra civile», ha detto il primo ministro israeliano in un discorso alla nazione. Ma quella parola, «sospensione», invocata dagli oppositori dodici settimane fa, attesa ancora nella mattina di ieri ma pronunciata dalla sua bocca solo in serata, non sembra oggi suonare sufficiente a placare l'inerzia che ormai spinge il popolo di Israele a riversarsi per le strade.
BENJAMIN NETANYAHU MANGIA ARAGOSTA A LONDRA
Sono troppi i sospetti che Netanyahu stia comprando tempo e nuovi e vecchi alleati. Sono troppe le ombre di manovre dietro le quinte. Le crepe sono dappertutto, nella coalizione e nell'opposizione, e un Netanyahu diviso - non a caso ha aperto la sua arringa serale con il dilemma di re Salomone e le due madri per un solo bambino - alla fine ha ceduto, almeno per ora, alla richiesta di interrompere la riforma.
Che per il governo servirebbe a riequilibrare una situazione sbilanciata in cui la Corte Suprema è andata spesso oltre le sue prerogative. Per gli oppositori invece si tratta di un attacco alla democrazia e ai diritti civili che altera gli equilibri di potere a favore esclusivamente dell'esecutivo.
benjamin netanyahu itamar ben gvir
[…] «Cerotti sulle ferite», ha twittato - a caldo - l'ex premier e leader dell'opposizione Yair Lapid dopo le dichiarazioni di Netanyahu. […] Una voce però, fin dal principio controcorrente dentro l'opposizione, ha assunto la posizione più esplicitamente a favore della necessità di raggiungere un compromesso con la coalizione su come riformare il sistema giudiziario.
«Dobbiamo opporci ad una guerra civile, dire no alla violenza e sì ad accordi e dialogo. Sosterrò ogni iniziativa giusta di dialogo, ma non faremo compromessi sui principi della democrazia», ha detto Benny Gantz afferrando prontamente la mano che Netanyahu gli ha teso «con il consenso della maggior parte dei miei amici». La maggior parte, non l'unanimità.
yoav gallant benjamin netanyahu
[…] Compresa l'antifona, l'altro esponente della destra radicale, il ministro della Sicurezza Nazionale Ben Gvir, ha invece cercato di portare acqua al suo mulino e al suo partito Otzma Yehudit (Potere Ebraico). In cambio del via libera alla proroga sull'avanzamento della manovra giudiziaria fino alla prossima sessione della Knesset, ha ottenuto la possibilità di mettere all'ordine del giorno per approvazione, nella prossima riunione di gabinetto, la creazione di una guardia nazionale civile che risponda al suo leader Itamar Ben-Gvir. […]
2. ISRAELE CONTRO ISRAELE
Estratto dell’articolo di Micol Flammini per “il Foglio”
itamar ben gvir
Israele ha bisogno di una riforma della giustizia, e su questo ogni partito è d’accordo. Israele però ha bisogno di arrivare a questa nuova legge in un clima di dialogo, collaborazione e fiducia, e su questo non tutti sono d’accordo, ma di fronte a un paese immobilizzato dalle proteste e con due cortei pronti a fronteggiarsi, anche il premier Benjamin Netanyahu si è deciso ad annunciare che la riforma sarà rinviata, che è necessaria una pausa per dialogare.
[…] Il primo ad accogliere l’offerta e la sfida di dialogo di Netanyahu è stato Benny Gantz, l’ex ministro della Difesa, leader del partito Kahol Lavan, che con il premier ha anche formato un governo. Ha detto che invierà una squadra di esperti per dialogare e trovare una soluzione comune. Bibi teme le elezioni, se uno dei gruppi che sostengono la sua maggioranza si sfilasse, Israele andrebbe incontro al suo sesto voto in meno di tre anni e uno dei partiti che potrebbe raccogliere gli elettori del Likud è proprio quello di Gantz.
Il problema non è stato risolto, ma rimandato.
PROTESTE CONTRO NETANYAHU
Netanyahu è riuscito a evitare uno scontro forte, ha preso il tempo che pensa gli serva, ma che non indebolirà la determinazione della piazza. Chi manifesta contro la riforma è quell’Israele che il premier ha contribuito a crescere, e sembra un paradosso che oggi lui, come risposta, si stia mettendo sotto la protezione di un politico come Ben-Gvir che rappresenta invece il suo contrario.
In un incontro organizzato dall’associazione Eipa, a cui il Foglio ha partecipato, la professoressa Tamar Herman dell’Israel democracy Institute ha sottolineato quali sono i rischi di questo cambiamento: Ben-Gvir rappresenta gli interessi di quella parte di popolazione che sta diventando più numerosa ma che contribuisce meno agli interessi dello stato tra pagamento delle tasse ed esenzioni dal servizio militare. All’incontro era presente anche il premio Nobel per l’Economia, Robert Yisrael Aumann, che ha sollevato una domanda che interesserà Bibi, i futuri governi, le prossime riforme e decisioni cruciali: si può invertire questo cambiamento sociale che sta stravolgendo la politica?
israele proteste contro la riforma della giustizia di netanyahu 1 israele proteste contro la riforma della giustizia di netanyahu 6 netanyahu yoav gallant benjamin netanyahu israele proteste contro la riforma della giustizia di netanyahu 3 israele proteste contro la riforma della giustizia di netanyahu 4 israele proteste contro la riforma della giustizia di netanyahu 5 israele proteste contro la riforma della giustizia di netanyahu 2