Sharon Nizza per www.repubblica.it
mike pompeo benjamin netanyahu
Il premier israeliano Benjamin Netanyahu, insieme al capo del Mossad Yossi Cohen, si è recato ieri sera in Arabia Saudita dove ha incontrato l'erede al trono saudita, Mohammed bin Salman (MBS) e il segretario di Stato americano Mike Pompeo, all'ultima tappa del suo tour mediorientale.
L'incontro è avvenuto a Neom, la "città del futuro" sulle rive del Mar Rosso, progetto urbanistico con il quale Riad ambisce a creare la più grande smart city al mondo e per cui si vocifera di collaborazioni con cervelli provenienti dalla "Start-up nation", Israele appunto.
benjamin netanyahu
Una visita lampo: Netanyahu è decollato da Israele alle 17 a bordo di un jet privato e ha fatto rientro poco dopo la mezzanotte, secondo le coordinate dei radar riportate da Haaretz. La visita non è stata ufficialmente confermata: fonti saudite l'hanno confermata ai media Usa e i giornali israeliani ne hanno avuto conferma da fonti vicine a Netanyahu, ma nessuna nota ufficiale, piuttosto la smentita del principe Faisal bin Farhan Al Saud, ministro degli Esteri del regno.
Da quando sono stati ufficializzati i rapporti diplomatici tra Israele ed Emirati Arabi Uniti ad agosto, non è più un segreto che negli ultimi dieci anni si sono tenuti svariati incontri ufficiosi tra personalità israeliane - in primis il capo del Mossad, ma anche Netanyahu stesso - e leader arabi sunniti dei Paesi del Golfo.
NEOM ARABIA SAUDITA 4
Quello che però colpisce di questa visita è che sia stata estensivamente riportata dai media e che la censura militare israeliana ne abbia approvato la pubblicazione. L'ufficio del primo ministro israeliano non ha smentito la notizia.
La volontà di rendere pubblico questo incontro, avvenuto alla presenza di Pompeo, e con ogni probabilità per sua mediazione, è fortemente legata al cambio in vista alla Casa Bianca tra meno di due mesi.
mohammed bin salman
Riad sta valutando come procedere rispetto alla possibilità di aggiungersi a Eau, Bahrein e Sudan nella normalizzazione con Israele. Di fatto, è un percorso già iniziato: il consenso dato da Riad, a partire dallo scorso agosto, a tutti i voli israeliani di sorvolare il proprio spazio aereo ne ha rappresentato la punta dell'iceberg. È noto che nessuno di questi Paesi avrebbe aperto a Israele senza il tacito consenso dell'Arabia Saudita, che guida l'asse dei Paesi sunniti definiti moderati, contrapposti alla sfera di influenza dell'Iran e della Turchia.
In vista dell'insediamento di Biden, che ha espresso la volontà di impegnarsi nuovamente in sforzi diplomatici con Teheran rispetto all'accordo sul nucleare, la comunione di intenti tra Arabia Saudita con Israele risulta sempre più evidente e impellente.
joe biden
Domenica il ministro degli Esteri saudita Faisal bin Farhan Al Saud, ha dichiarato che il suo Paese è pronto a riconoscere Israele solo nell'ambito di un "accordo permanente che garantirebbe ai palestinesi uno Stato nei confini del '67". Questa è la posizione della vecchia guardia, compresa quella del Re Salman, l'84enne reggente.
benjamin netanyahu mohammed bin salman
Il principe ereditario MBS invece spinge per accelerare con Israele anche nella consapevolezza che, con Biden alla Casa Bianca che ha già dichiarato che i suoi Stati Uniti non chiuderanno più un occhio sulle violazioni di diritti umani da parte di Riad (vedi omicidio Khashoggi e guerra in Yemen), non lo attenderanno più i tappeti rossi dispiegati a Washington come nell'era Trump. E in questo senso, l'alleanza con Israele diventa doppiamente strumentale.
benjamin netanyahu, donald trump e i ministri degli esteri di barhein e emirati arabi uniti
Per questo, un altro fronte su cui si sembra si stia muovendo MBS, per cercare di smuovere le resistenze di casa, è Islamabad: ieri la stampa pakistana riportava che Riad sta esercitando pressioni perché il Pakistan apra a Israele. Si tratta del secondo Stato musulmano più popoloso al mondo e per l'Arabia Saudita sarebbe un test della reazione popolare decisamente più significativo rispetto a quanto non avvenuto con le piccole monarchie del Golfo.
NEOM ARABIA SAUDITA 2
Dal canto suo, Netanyahu registra un'altra vittoria politica, mettendo ora in secondo piano le polemiche interne e la minaccia di nuove elezioni (potrebbero essere le quarte in meno di due anni) sollevate ieri dall'annuncio del ministro della Difesa e premier alternato Benny Gantz di aprire una "commissione di controllo" sul procedimento di acquisizione da parte di Israele di nuovi sottomarini dalla tedesca Thyssenkrupp.
il luogo dove sorgera il progetto neom
Si tratta del "Caso 3000", in realtà l'unico per cui Netanyahu non è stato rinviato a giudizio - ma sono a processo suoi stretti collaboratori. Il processo del premier - imputato di frode, corruzione e abuso di potere in tre casi diversi - entrerà invece nel vivo nelle prossime settimane con l'avvio della fase dibattimentale.
faisal bin farhan al saud