Emanuele Capone per www.repubblica.it
ted sarandos
Non è un buon periodo per Netflix: perde abbonati, prevede di perderne altri e per prevenire una possibile crisi di liquidità sta addirittura pensando di stravolgere il suo modello di business, inserendo annunci pubblicitari in piani di abbonamento meno costosi. È un problema a livello mondiale, ma pure a livello locale, come dimostrano i dati sulle quote di mercato in Italia.
Le cifre arrivano da JustWatch (un’app che permette di sapere dove è visibile un film o una serie, senza doverla cercare ovunque) e sono interessanti anche perché svelano un’informazione che i colossi dello streaming cercano di tenere nascosta: quali sono i canali più visti e come si dividono l’attenzione del pubblico.
La fotografia del mercato italiano
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Dal primo grafico riferito al secondo trimestre del 2022, si vede come Netflix e Amazon Prime Video restino ampiamente leader (insieme hanno uno share del 55%), ma anche come la seconda sia sempre più vicina alla prima: 27% contro 28%. E soprattutto si capisce quando terreno abbia guadagnato Disney Plus, che ora ha il 16% del mercato italiano dello streaming.
Dietro ci sono tutti gli altri, con percentuali poco significative: Sky GO e NOW TV (che poi sono la stessa cosa) raccolgono insieme il 9%, Tim Vision sta al 6%, Infinity (cioè Mediaset) appena al 2%. Apple TV Plus nemmeno compare, se non fra gli Altri (12% complessivo), insieme con i vari Chili, Rakuten e così via.
La corsa di Disney Plus
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Il secondo grafico, permette di verificare l’andamento in Italia dei vari canali dall’inizio dell’anno e dimostra una cosa che su Italian Tech abbiamo spiegato più volte: che non è lo streaming a essere in crisi, ma solo Netflix che fatica a reggere la concorrenza in un settore in cui sino a qualche anno fa agiva praticamente in monopolio.
Le curve dicono anche altro: che Disney Plus è praticamente l’unica a guadagnare nuovi spazi e ad allargare la base di pubblico. Com’è possibile? Principalmente per 3 ragioni: per una politica dei prezzi decisamente aggressiva; perché è partita puntando a un target molto specifico (i bambini) ma poi è stata brava ad ampliarlo; e soprattutto perché produce contenuti a un ritmo impressionante, come dimostrano i film e le serie dedicati a Indiana Jones e Star Wars annunciati durante l’ultima Star Wars Celebration.
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