nevicata del secolo 1985

LA NEVICATA DEL SECOLO FU DAVVERO COSÌ EPOCALE? – GENNAIO 1985 FU IL MESE PIÙ FREDDO DEL DOPOGUERRA NEL CENTRO-NORD CON ALCUNI RECORD COME IL -23,2 °C DI FIRENZE E IL -22,0 °C A PIACENZA, MA NEL SECOLO SCORSO C'ERANO STATE EMERGENZE DI PARI ENTITÀ O ANCHE SUPERIORI - FU ALTRETTANTO SE NON PIÙ GHIACCIATO IL 1929, “L'ANNO DEL NEVONE”, COME LO DEFINISCE FEDERICO FELLINI IN "AMARCORD", E POCO DOPO ARRIVÒ L'INVERNO DEL 1940-41 RITENUTO IL PIÙ FREDDO DEL SECOLO – ALLORA COSA CARATTERIZZÒ LA NEVICATA DEL 1985 FINO A RENDERLA UNICA? INNANZITUTTO, LA DIFFUSIONE. E POI…

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Estratto da “La nevicata del secolo. L'Italia nel 1985”, di Arnaldo Greco e Pasquale Palmieri (ed. Il Mulino)

La nevicata del secolo. L'Italia nel 1985

 

[…] l'ondata di gelo prese alla sprovvista non solo il pubblico, ma anche gli esperti. Diventa quindi fondamentale ricostruire le ore che precedettero l'evento per cogliere, almeno in parte, il senso delle polemiche giornalistiche e politiche che lo accompagnarono.

 

Ma, per farlo, tocca sciogliere una questione cruciale, Fu realmente un evento epocale? Da un punto di vista meteorologico la risposta è molto semplice: lo fu solo in parte. Nel 1985 la neve a bassa quota in pianura era tutt'altro che rara.

 

Sono reperibili online, anche molto facilmente, i dati storici sulla neve in pianura: gennaio 1985 fu il mese più freddo del dopoguerra nel Centro-Nord con alcuni record come i -23,2 °C di Firenze, -19,4 °C a Brescia, -18,4 °C a Verona, -22,0 °C a Piacenza, -19,0 °C a Frosinone, -11,0 °C a Roma Ciampino, -15,8 °C a Perugia e -10,4 °C a Foggia, ma lungo tutto il secolo scorso c'erano state emergenze di pari entità o anche superiori.

 

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Fu altrettanto se non più ghiacciato il 1929, «l'anno del nevone» come lo definisce Federico Fellini in Amarcord, e poco dopo arrivò l'inverno del 1940-41 ritenuto il più freddo del secolo. Fu, ancora, molto nevoso l'inverno 1946-47, che provocò dei ritardi nell'organizzazione della ricostruzione postbellica e nella distribuzione degli aiuti alla popolazione.

 

Fu nervosissimo e freddissimo l'inverno del 1956. I fiocchi caddero per tutto l'inverno fino a marzo, al punto che gli Appennini rimasero coperti per l'intera stagione.

 

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L'accaduto fu davvero percepito, al tempo, come eccezionale e si impresse nella memoria collettiva, tanto da essere ricordato in ben due canzoni al Festival di Sanremo: Nevicava a Roma di Renato Rascel nel 1970 e La nevicata del '56 interpretata da Mia Martini nel 1990 (poi anche riadattata da Franco Califano). È forse già abbastanza per ipotizzare che la neve e la nostalgia abbiano un rapporto privilegiato.

 

La più abbondante nevicata del XX secolo a Roma ci fu invece nel 1965, mentre a Palermo nel 1980 (l'anno con le temperature più basse registrate in Europa). Cosa, allora, caratterizzò la nevicata del 1985 fino a renderla unica nel ricordo comune? Innanzitutto, la diffusione: nevicò al Nord come al Sud, ma questa considerazione ovvia è solamente la punta dell'iceberg della questione.

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La persistenza del ricordo della nevicata, in realtà, è molto più legata al dopo che al prima. Proprio sul finire degli anni Ottanta, infatti, il riscaldamento globale cominciò a farsi sentire in maniera più evidente e sistematica. E solo nel 1988 l'Onu - allora ancora uno strumento fondamentale per la risoluzione delle questioni mondiali - istituì la Commissione intergovernativa sul cambiamento climatico, nota come Ipcc.

 

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[…] Tuttavia c'è ancora un punto che spiega le ragioni del successo della nevicata del 1985 nella memoria collettiva. È il climatologo Luca Mercalli a metterci sulla via giusta:

Fu un evento straordinario se messo nel contesto del suo periodo storico (un'Italia in pieno sviluppo tecnologico e demografico che faceva i conti con un blocco importante dei trasporti), ma fu in sostanza nulla di nuovo se lo confrontiamo con nevicate ben più imponenti cadute su un mondo rurale molto più lento e fatalista, dove semplicemente si attendeva che la neve fondesse, senza mezzi meccanici per lo sgombero e senza spostamenti compulsivi di merci e passeggeri.

 

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[…] A mostrarsi profondamente e radicalmente trasformata è proprio la societa italiana. La valanga bianca del 1985 rimane unica, anche a quarant anni di distanza, per aver sospeso una crescita del consumismo che sembrava tanto impetuosa quanto inarrestabile. […]

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