NEYMAR
A.s. per la Repubblica
IL volo è quello giusto e chiude il cerchio, oltre che il feuilleton dell' estate: dopo una settimana in aereo, zampillando in tre continenti diversi, Neymar atterra davvero a Parigi, aeroporto di Le Bourget, benvenuto, era ora. Oggi si gode il primo giorno a Parigi, dopo 24 ore rutilanti. La mamma Nadine e la sorella Raffaella, le due donne per le quali Neymar c' è sempre, al punto da farsi venire piccoli infortuni o rimediare squalifiche guardacaso ogni volta che cade il loro compleanno, lo aspettano in un hotel a cinque stelle a 500 metri dall' Arc de Triomphe, per la nuova vita parigina.
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Intanto il negozio del Paris Saint Germain sugli Champs Elysées ha cacciato letteralmente tutti i clienti a metà pomeriggio, c' è l' urgenza di allestire le vetrine. A sera, sono già tempestate della maglia numero 10 di Neymar, e vanno via come il pane.
Il ragazzo da 222 milioni è ufficialmente del Psg, ha firmato il contratto quinquennale da 35 milioni all' anno, detta già le prime frasi («L' ambizione del Psg mi ha sedotto, sono pronto a raccogliere la sfida e a portare i trofei che i tifosi sognano») e Rabiot non vede l' ora: «Con lui possiamo davvero puntare alla Champions», dice a Sky. Oggi presentazione alle 13, domani l' ostensione del campione brasiliano al Parco dei Principi per Psg-Amiens.
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C' è stato, come sempre nei tormentoni di mercato, anche il giallo dell' ultimo giorno, ma in fondo era un gialletto, però qualche ora la suspense è stata alta.
Dato che i tempi del signor Bonaventura sono finiti da un pezzo, ieri un assegno da 222 milioni ha fatto il giro della Spagna, da Madrid a Barcellona, e il bello è che non lo voleva nessuno.
L' avvocato Juan de Dios Crespo, inviato da Neymar, vestito di tutto punto con tanto di panama in testa e papillon blu, porta il preziosissimo talloncino nella sede della Lega calcio spagnola a Madrid: ecco il pagamento della clausola di rescissione dal Barcellona. Ma la Lega lo rifiuta.
Perché in un sussulto protezionista, inevitabile considerando da chi vengono eletti i presidenti delle istituzioni calcistiche spagnole (dalle due grandi, e a loro fanno riferimento), il presidente della Lega Javier Tebas respinge i 222 milioni con surreale motivazione: «Il Psg si macchia chiaramente di doping finanziario. Non possiamo accettare il suo denaro».
Un comportamento che non è certo nelle prerogative di un presidente di Lega, anche perché il Psg, in teoria, fino al 31 agosto potrebbe vendere giocatori per 150-200 milioni, e in assoluto sarà l' Uefa a vigilare e a proporre sanzioni, non certo Tebas. Con la pazienza che gli viene dal suo mestiere e dal suo impegnativo cognome, l' avvocato de Dios Crespo si dirige così al Camp Nou di Barcellona, nella sede del Barça. Lì, dopo qualche altro tentennamento, il dg del club, Oscar Garau, prende con due dita l' assegno fatale e lo incamera. È andata.
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Il Barcellona emette un comunicato in cui ufficializza la cosa, ma chiede all' Uefa di vigilare per «determinare le responsabilità disciplinari che potrebbero emergere». Insomma il Barça non molla, ma in realtà dentro il club catalano ora la crisi è sempre più grave, perché il colpo è stato forte e alimenterà le micidiali guerre nucleari interne che lo squassano.
Non a caso l' ex presidente Joan Laporta va giù durissimo: «La cessione di Neymar è l' ennesima prova dell' incompetenza di questi dirigenti. Hanno grossi problemi finanziari e hanno dovuto vendere il giocatore per soldi».
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Non ci sarà pace a Barcellona.
Neymar lo sa, e da quassù, da un hotel a cinque stelle con vista sull' Arc, si godrà il suo trionfo. È fatta. Parigi è sua. (a.s.)
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