Alessandro Di Matteo per “La Stampa”
enrico letta roberto gualtieri nicola zingaretti
Chi sostiene che il centrosinistra e i 5 stelle non possano andare insieme alle prossime elezioni incorre in «un errore», non bisogna commettere «mai più» lo sbaglio compiuto nel 2018, quello cioè di andare divisi e far vincere la destra.
Nicola Zingaretti, allo spazio della 'Stampa' al Salone del Libro, dice che per il fronte progressista è un «dovere morale» presentarsi unito. Il presidente del Lazio ed ex segretario Pd ricorda anche che in regione «si lavora benissimo» insieme al Movimento 5 stelle.
conte zingaretti
Ma a livello nazionale è riproducibile questo schema? Si arriverà così alle politiche?
«Se rimarrà questa legge elettorale sarà un dovere morale presentarsi alle elezioni con un'alleanza, con chiari contenuti e la possibilità di vincere.
Mai più il 2018, la follia di presentarsi alle elezioni da soli, per perdere, avendo voluto una legge maggioritaria. In quel momento abbiamo dato vita a quell'obbrobrio che era il governo "Conte I", cioè una maggioranza che metteva insieme i populisti e i nazionalisti, con la catastrofe che il voto del 2018 aveva creato. Io dico: mai più. Se c'è questa legge elettorale bisogna lavorare a un programma che ridia speranza a questo Paese».
abbraccio enrico letta nicola zingaretti
Ma non è peggio se non si va d'accordo? Non si rischia un programma al ribasso?
«Quello che critico è anche solo l'idea, il teorizzare che non si possa scrivere un programma per il futuro dell'Italia, dopo che si governa insieme da 4 anni. Chi lo sostiene commette, a mio giudizio, un piccolo errore».
C'è chi sostiene che bisogna allearsi con il centro di Calenda, Renzi...
«Sono tutte forze politiche che reputano impossibile governare insieme. E da quattro anni lo fanno».
Suo fratello Luca ha detto: in questo momento non possiamo fare a meno di Draghi. È d'accordo?
«Ha detto una grande verità, il presidente Draghi sta dando a questo Paese un contributo unico. Penso sia una cosa oggettiva, che ogni giorno si conferma. Con una autorevolezza che è veramente un valore aggiunto per l'Italia».
Vede un clima di sfaldamento della maggioranza? Si fa largo l'idea che sia meglio andare a votare in autunno?
GIUSEPPE CONTE E GOFFREDO BETTINI ALLA CAMERA ARDENTE DI DAVID SASSOLI
«Io non credo. Penso - e mi permetto di dire che lo dissi all'inizio di questo governo - che a una larga maggioranza numerica non è detto corrisponda chiarezza politica.
Però non dobbiamo fotografare la dialettica come un problema.
Ci sono punti di vista in una democrazia, che ci sia una dialettica. Meno male! Fa bene il presidente Draghi a porre dei paletti: se questa dialettica arriva a produrre l'immobilismo non va bene. La partecipazione a una maggioranza implica il diritto di esporre un punto di vista, ma anche il dovere di trovare una sintesi.
Se questa sintesi non si trova perché prevale l'aspetto identitario, Draghi dice: attenzione! Accende la luce rossa».
conte letta
I fondi del Pnrr sono legati alla capacità di fare alcune riforme. Il problema è che i partiti, come sempre quando si avvicinano le elezioni, fanno molta difficoltà a trovare compromessi. Rischiamo i fondi?
«Credo che dovremmo fare più chiarezza sugli obiettivi, che non (concentrarci, ndr) genericamente sulla parola riforme. Io penso che saremo un Paese migliore, per esempio, se sconfiggiamo l'evasione scolastica che in alcune aree ha raggiunto livelli osceni.
nicola zingaretti enrico letta
Dobbiamo declinare anche l'attuazione del Pnrr con grandi missioni: dire digitalizzazione o green economy a me non basta più. La digitalizzazione è uno strumento per arrivare a un obiettivo. Il salto in avanti che dobbiamo fare è dire il perché, come tutto questo - dalla sanità alla scuola - migliorerà la vita delle persone».
draghi conte GIUSEPPE CONTE CON ENRICO LETTA