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    NIENTE ALLARMI SULLE ARMI - CONTE BATTE IN RITIRATA SUL NO DEL MOVIMENTO 5 STELLE ALL’AUMENTO DELLA SPESA MILITARE E L’ACCORDO PER AUMENTARLE AL 2% DEL PIL ORA APPARE PIÙ PROBABILE - IL GOVERNO PER ANDARE SUL SICURO POTREBBE METTERE LA QUESTIONE DI FIDUCIA AL SENATO. A QUEL PUNTO PEPPINIELLO AVRÀ IL CORAGGIO DI STACCARE LA SPINA ALL’ESECUTIVO? E SOPRATTUTTO, QUANTI PARLAMENTARI M5S GLI ANDRANNO DIETRO?


     
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    Carlo Bertini per “la Stampa”

     

    Dopo l'orazione meno muscolare di Giuseppe Conte in tivù «sembra ci siano le condizioni per trovare un punto di convergenza che tenga conto delle ragioni di tutti», dice Enrico Borghi, coordinatore della segreteria di Enrico Letta.

     

    GIUSEPPE CONTE VITO PETROCELLI GIUSEPPE CONTE VITO PETROCELLI

     

     

     

    Se pure i 5 stelle tengono il punto, tutti sperano che si arrivi ad un accordo sulla crescita delle spese militari fino al 2% del Pil, decisa in sede Nato. Ma la maggioranza ha un problema grosso: deve arrivare compatta giovedì in aula sul decreto Ucraina e la settimana prossima quando si voterà il Def, che contiene anche le spese militari.

     

    Per questo, gli sherpa di Pd e 5stelle - la presidente della commissione Difesa, Roberta Pinotti, ex ministro dem e i suoi omologhi grillini, ma non Vito Petrocelli che guida la commissione Esteri - provano in tutti i modi a sciogliere i nodi sul tappeto.

     

    L'arma della fiducia sul piatto

    MARIO DRAGHI GIUSEPPE CONTE MARIO DRAGHI GIUSEPPE CONTE

    Ma resta l'arma di un voto di fiducia che il governo potrebbe porre in aula al Senato sul decreto Ucraina, per assorbire gli ordini del giorno. Se ne discuterà stasera, in una riunione tra capigruppo delle commissioni Esteri e Difesa, convocata dal ministro per i rapporti col parlamento, Federico D'Incà dei 5stelle, insieme al titolare degli affari europei, Enzo Amendola.

     

    Ieri dalla Annunziata, Conte ha ripetuto «no ad un massiccio aumento di spese militari, il governo non forzi la mano»; ma in quel «massiccio» i dem intravedono spazi di mediazione, così come nella frase ripetuta a più riprese che «il M5s non vuole assolutamente una crisi di governo».

    luigi di maio lorenzo guerini luigi di maio lorenzo guerini

     

    Condita però dalla minaccia che «se forza, è il governo che mette in fibrillazione la sua tenuta». Il capo M5s ha chiarito di voler rispettare gli accordi Nato sul 2 per cento, chiedendo tempi più lunghi rispetto al 2024 per raggiungerlo, perché «la tempistica immaginata otto anni fa non può essere un dogma indiscutibile».

     

    A un Conte che dice no «a un riarmo indiscriminato» fanno eco le voci maliziose del Pd di chi pensa si debba «spendere fino al termine delle votazioni on line sulla sua leadership». E quelle più pacate di chi prova a costruire l'intesa.

     

    I tre punti dell'accordo

    enrico borghi enrico borghi

    «Va chiarito il principio che la difesa europea non è un'operazione solo sul piano di armamenti e personale - spiega un dirigente impegnato nella trattativa - ma anche sul piano della cybersicurezza e della tecnologia; che ci sarà una gradualità nello stanziare i fondi, con un aumento progressivo.

     

    Dunque, ci sono margini per scrivere un ordine del giorno comune». Anche sulle modalità di reperire i fondi necessari, che «non avverrà per sottrazione di risorse dal welfare», ci può essere sintonia tra Pd e 5stelle, magari anche con Lega e Forza Italia.

     

    Il coordinatore di Base riformista, area del Pd guidata dal ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, è fiducioso: «Da qui a giovedì quando si voterà in aula, ci sarà modo per superare problemi, lo spazio per trovare una soluzione c'è. Insomma se si va sul concreto è possibile discutere».

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    Ed è lecito pensare che Alfieri non parli a totale insaputa del ministro. «Le spese militari non sono per i blindati, le mitragliatrici, le armi. Anche nella parte sulla Difesa del Pnrr si parla di spazio, di satelliti, che sono sia per uso civile che militare, di innovazione e cybersecurity, di peacekeeping e di sanità militare, di "caserme verdi". Di questo stiamo parlando, non di armi». Se ci sarà un odg comune di maggioranza di indirizzo al governo, parlerà in primis di spesa europea. «Non si tratta di rafforzare gli arsenali dei singoli stati, ma di costruire una difesa comune a livello Ue». -

    MARIO DRAGHI LORENZO GUERINI MARIO DRAGHI LORENZO GUERINI enrico borghi enrico borghi

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