Dagonota
PADOAN RENZI
Il miracolo non c'è stato. L'attesa revisione al rialzo del dato del pil del secondo semestre dell'anno è rimasto nel cassetto. Crescita zero era, crescita zero è rimasta.
Lo certifica l'Istat, nonostante le pressioni e le critiche piovute nei giorni scorsi sull'Istituto di Statistica da parte di Palazzo Chigi. L'accusa principale era che i dati del secondo trimestre diffusi ad agosto erano relativi esclusivamente all'attività manifatturiera, mentre il il in Italia è per i due terzi costituito dai servizi, calcolati sucessivamente.
Nannicini lt
Nonostante i dati sulla crescita dei servizi, il risultato non è cambiato. Unica concessione, la proiezione di crescita su base annua. Nei primi dati di agosto era stata indicata nello 0,7 per cento; con i nuovi dati, sale allo 0,8%.
Laconico (ed un po' seccato) Piercarlo Padoan: "Il pil è in crescita. Questo il mio commento".
Anche Renzi preferisce restare nella realtà virtuale: "siamo andati meglio ma non ho bisogno di un sondaggio per dire che questo meglio non basta». E ripete le cifre che quotidianamente gli propina Nannicini. Vale a dire che «il deficit in Italia è il più basso degli ultimi 10 anni e continuerà a scendere, perché è giusto così. Lo abbiamo fatto perché ce lo chiedono i nostri figli e non solo l’Europa».
RENZI AMBROSETTI
Ed ora bisognerà vedere cosa Matteo s'inventa per uscire da crescita zero. Per il momento, va a fare turismo politico al G-20 in Cina. Al ritorno l'aspetta la manovra e la Commissione europea. Ma, soprattutto, lo aspettano gli italiani ed il referendum.
“L’ISTAT RILEVA I DATI IN MANIERA VECCHIA” PALAZZO CHIGI VA ALL’ATTACCO
Valentina Conte per “la Repubblica”
«All’Istat sono organizzati come trent’anni fa. Logico che poi quando arriva il momento di rivedere le statistiche trimestrali sul Pil, le devono rialzare. Perché la previsione iniziale la fanno con i dati manifatturieri, che pesano per il 20% appena sulla crescita totale. Mentre i servizi che valgono il 70% sono inseriti solo nelle revisioni. Un modo di lavorare vecchio ».
TOMMASO NANNICINI
La bordata all’Istituto di statistica arriva dal cuore di Palazzo Chigi, alla vigilia - mai come quest’anno caldissima - della revisione del Pil del secondo trimestre. Oggi l’Istat ci dirà se lo zero spaccato di crescita annunciato il 12 agosto viene confermato o ritoccato. All’insù come all’ingiù.
Non è un mistero che il governo si aspetti un più. Anche solo frazionale. Ma un più. Prima l’inusuale velina del ministero dell’Economia di martedì. E il suo auspicio per una «crescita economica di segno positivo, non una crescita zero ». Poi le slide di Renzi di mercoledì, incluse inedite e ottimistiche previsioni di Pil (+1%) e deficit (2,4%) sull’anno, in anticipo di quasi un mese sulla nota al Def, che persino lo staff di Padoan fatica a spiegare. E infine ieri il premier che torna a spingere in radio per un segno più: «Penso che ci sarà un segno positivo perché ad esempio i servizi sono aumentati e quindi è probabile l’aumento».
PADOAN AMBROSETTI
Ecco, i servizi. Il nuovo pallino del governo. «L’Istat non li pesa come dovrebbe, nell’Italia 4.0 la manifattura ormai ha ceduto il passo», continuano le critiche. «E poi c’è la questione dei giorni lavorativi. Un errore concettuale non considerarli sul conto annuale, ma solo nei report trimestrali. Penalizzante ». Insomma, si spara ad alzo zero.
A ficcare il naso nei numeri Istat 2015, si evince che in effetti l’agricoltura vale l’1,87% del Pil (29 miliardi), l’industria si ferma al 21% (325 miliardi) e i servizi volano al 67% (1.045 miliardi). «Una conferma lapalissiana che il cambio di pelle dell’Italia da Paese di manifattura alla riconversione terziaria è già tutto nei nostri numeri e da un pezzo», spiega con passione un alto dirigente dell’Istat.
LE BUFALE DI INTERNET
«Poi certo c’è la sfida di misurare i nuovissimi fenomeni del web, tipo AirBnb, gli affittacamere digitali. Ma anche qui siamo tranquilli perché quando chiediamo alle famiglie quanto spendono su AirBnb ce lo dicono. Un domani arriveremo ad avere anche una voce distinta per questo pezzo di economia. C’è un mondo che cambia, senza dubbio. E noi lo vogliamo misurare».
D’altro canto, la critica che «ogni volta l’Istat rialza le stime», viene respinta al mittente. «Negli ultimi dieci anni abbiamo fatto solo dieci revisioni su quaranta, cinque in positivo e cinque in negativo. Di cosa parliamo? E poi non è vero che nella stima preliminare usiamo solo i dati del manifatturiero.
affare su internet
Certo, il 12 agosto ci mancavano alcuni indicatori dei servizi, come il fatturato. Che però in quella fase abbiamo proiettato e ora misuriamo con maggiore precisione. Ma certo non mettiamo zero, come pensa il governo. Si fa così in tutto il mondo: prima si calcolano le proiezioni dei dati, poi si va a vedere se sono giuste o sbagliate e si sostituiscono».
Frizioni esasperate che si scioglieranno oggi. Con un più?