IL LIBRO DI NIGELLA LAWSON
Angela Frenda per il “Corriere della Sera”
«Ho bisogno di più semplicità nella mia vita. Che poi, come diceva Steve Jobs, è il massimo della sofisticatezza». Nigella is back. Nigella è tornata. E il messaggio è chiaro: mi piego ma non mi spezzo. Un fiore d' acciaio, come molte donne.
Ma guai a parlarle di coraggio: «Non credo di essere una temeraria. Tutti siamo un po' forti e un po' deboli. Io ho solo una regola in più: provarci sempre, anche se hai paura». A Milano lunedì e martedì per la presentazione del suo nuovo libro Simply Nigella (edito da Guido Tommasi, che nel frattempo ha rilevato anche la Luxury books), la Domestic Goddess per eccellenza, colei alla quale Tim Burton si è ispirato per rendere sensuale la sua Regina Bianca del film Alice in Wonderland, è un blocco granitico di pacate certezze.
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E di saggia (e studiata) politica di comunicazione che punta ad annegare in un bicchiere l'Affaire. Quello di cui tutti parlano da due anni almeno. Lei presa alla gola in un ristorante di Londra dal suo ex marito, il pubblicitario e collezionista d'arte Charles Saatchi. Le dichiarazioni di lui che sosteneva che le stava togliendo della cocaina dal naso. Il presunto scandalo delle spese (folli) delle sue due assistenti, le oramai mitiche sorelle Grillo. E poi la sfilata di lei in tribunale col volto affranto. Le sfide tra avvocati. Le illazioni su se e quanto fosse ingrassata.
nigella lawson
E il declino (apparente) di un'icona: la donna che quando parla e scrive di cibo ti fa pensare ad altro. Il foodporn lo ha inventato lei. E proprio mentre si accettavano scommesse su come sarebbe riuscita a tirarsi fuori dallo scandalo, Nigella Lawson ha dimostrato che quando si è capaci di costruire un impero da 15 milioni di sterline cucinando cupcakes, quando si sopravvive alla morte di un primo marito per un tumore e si riesce a tirar su due figli piccoli, quando si supera la depressione di una mamma (l'ereditiera Vanessa Salmon)... hai voglia a dire che è stata la cucina a salvarti.
La verità è che ti sei salvata da sola. Hai sviluppato un istinto di conservazione che è scattato anche stavolta, quando tutti si chiedevano in quanto tempo corpo e viso si sarebbero sfasciati per fare spazio a una «Botox Nigella».
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IL SILENZIO E LA FENICE
E invece... L'arma della food writer più famosa d'Inghilterra è stata geniale nella sua banalità: silenzio. Silenzio su ogni fatto privato. Silenzio sulla sua vita. Tutta (esiste una lista di domande vietate e alle quali comunque lei sa di dover rispondere sempre no comment ). Ha lasciato invece in questi due anni che a parlare fossero gli amici (tanti). A cominciare dall'ex premier David Cameron e dai molti vip che hanno poi dato vita al #teamnigella. Un movimento social che le ha fatto vincere, se non quella in tribunale, almeno la partita mediatica.
NIGELLA LAWSON
Ed è stato allora, quando il vento è cambiato, che la fenice è risorta. Parola d' ordine: semplicità. Via orpelli, abiti strizzati e felicità esibita. La Nuova Nigella (ben consigliata, è chiaro) ha esordito in tutta la sua «semplicità» sul Vogue issue dell'aprile 2014. Senza trucco (in realtà uno studiatissimo trucco-non-trucco, hanno fatto notare i maligni).
Dimagrita (della serie le sofferenze fanno bene). E radiosa. Come se un divorzio consumato a colpi di stracci servisse più o meno come una spa. Roba da ammirarla solo per quello. Ma lei si schermisce, in un gioco in cui il cibo diventa lo specchio della vita: «Per carità, non mi considero certo una leggenda. Credo che le persone si identifichino in me più che altro per il mio approccio non da star. Non sono una cuoca famosa, anzi: non sono una cuoca. Al massimo una cuoca di casa. E non sono un'artista ma una comunicatrice».
IL NUOVO STILE
NIGELLA LAWSON
Ma almeno ammetterà che in lei c'è stato un cambio di stile: più semplicità e meno sensualità. «Il cibo è sempre sensuale. E per me resta un'esperienza tattile. Ma l'appello ai sensi prevede un approccio semplice. Quando cucinare diventa complicato, non è più cucinare, ma sconfina nell' ingegneria. Si può cucinare facilmente ogni giorno anche con una vita lavorativa frenetica».
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Di qui la sua richiesta di più semplicità. «La vita è abbastanza complicata senza pensare di complicarcela anche in cucina. La mia ispirazione viene dalle ricette italiane. Ma attenzione: semplicità non significa rinunciare alla complessità dei sapori. L' ho imparato da voi». Ama definire la sua cucina «multiculturale». «Forse perché vivo in una città come Londra!». E da onnivora, se è costretta a scegliere la ricetta preferita del suo nuovo libro, indica (a fatica) «il pollo Traybake con finocchietto e arance amare».
ICONA FEMMINISTA
Lei, che ama mangiare nei buoni ristoranti, non è però ancora andata da Massimo Bottura: «Ma lo ammiro molto. Come anche Sergio Locatelli e Mario Batali». E donne chef? «Ce ne sono tante e posso solo dirmi contenta che si stia cominciando a mettere un freno alla dittatura machista in cucina».
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Frasi che la rendono ancora più simpatica alle femministe. Conquistate quando spiegò all'Observer perché non era degradante, per una donna, cucinare: «Sentirsi a proprio agio in cucina è essenziale per chiunque. Ma molte persone non ammettono di voler cucinare. Le donne della mia generazione erano giustamente entusiaste di non essere legate ai fornelli, poi però sono state spaventate dalla cucina. Disprezzare un'attività perché è tradizionalmente associata alla sfera femminile è in sé antifemminista».
NIGELLA LAWSON
Ed è a questo punto, quando le richiedi (pensando ai suoi ultimi due anni) quanto sia forte come donna, che il fiore d'acciaio si svela in diretta: «Non mi dia della maleducata, ma penso che il concetto di donna forte venga da un' epoca in cui avevamo un' idea un po' sbagliata di noi: creaturine timorose e schiave delle convenzioni. Ci sono tanti modi di essere una donna/persona. Ma sicuramente non siamo mai state il sesso debole». Charles Saatchi, forse, potrebbe confermare.