Andrea Arzilli per il “Corriere della Sera”
RAGGI
Una partita a scacchi. O meglio, una guerra di posizione che potrebbe esaurirsi in un' ultima battaglia davanti al giudice contabile: il progetto Roma 2024 è costato finora circa 10 milioni di euro di soldi pubblici e il no della giunta Raggi alla candidatura, lanciato sul palco di Nettuno dai leader cinquestelle Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista, potrebbe innescare una causa per danno erariale, un peso potenziale sulle casse (già piuttosto provate) del Campidoglio.
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Il rischio c' è ed è legato alla fine del sogno olimpico che Raggi ha anticipato violando la tregua stabilita col Coni per le Paralimpiadi in corso a Rio. Dal Comune di Roma, infatti, è già partito l' invito al presidente del Coni, Giovanni Malagò, per una conferenza stampa che si terrà la prossima settimana. Mentre il 13 settembre Raggi sarà in commissione Cultura al Senato per riferire proprio sulla candidatura di Roma.«La giunta Raggi non cambia idea e quindi dice no», filtra dal Campidoglio.
«Impossibile. La sindaca Raggi ha sempre detto che avrebbe prima incontrato Malagò e Pancalli e finora, nonostante una richiesta formale scritta, non è stato fissato alcun incontro», filtra dal Coni.
virginia raggi il vento e cambiato
Filtra, appunto. Perché posizioni ufficiali ancora non se ne vedono. Coni e comitato promotore Roma 2024 restano in attesa dopo aver fatto scrivere a Raggi due lettere, una dai 68 medagliati di Rio («Saremo felici di poter gareggiare ora, insieme, per conquistare un sogno, una speranza: Roma 2024») e l' altra dal triplo oro olimpico Niccolò Campriani («Cara Raggi, dia impulso ai nostri sogni e sostenga la candidatura di Roma 2024»).
Mentre il governo ha calato un' ultima carta: «Chi dice di no magari per questioni interne, rifarsi la verginità nel dibattito di Roma, a me sembra triste per Roma e per l' Italia.
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Decideranno loro, hanno vinto loro, ma non si può dire di no perché si ha paura del futuro - ha detto ieri il premier Matteo Renzi-. Roma non può permettersi di dire no, se dirà di no si taglia le gambe da sola. Chi dice no dovrebbe spiegare perché».
Il no, però, sembra ormai cosa certa. Ma per far definitivamente cadere la candidatura serve una delibera che annulli quella del 25 giugno 2015 approvata dalla giunta Marino.
In teoria Raggi avrebbe i numeri in consiglio comunale, ma la sindaca non ha mai dato il via alla procedura. Perché?
DI BATTISTA MALAGO' MONTEZEMOLO
Segnale che la guerra di posizione è ancora in corso: il Coni non si muove, la regola d' ingaggio è arrivare il 7 ottobre davanti Cio con il sì del Comune; e il Campidoglio forse spera in una ritirata per scongiurare il rischio di una causa contabile. E anche perché così non avrebbe nulla da spiegare.
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