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    NO GREEN PASS NO LAVORO - SIEMENS È LA PRIMA GRANDE AZIENDA IN ITALIA A RENDERE OBBLIGATORIA LA CERTIFICAZIONE PER I DIPENDENTI SENZA ASPETTARE UN DECRETO DEL GOVERNO: LO FARÀ DAL 27 SETTEMBRE E CON CONTROLLI AD HOC - IL TAMPONE OGNI GIORNO VERRÀ PAGATO SOLO PER I FRAGILI CHE NON SI POSSONO VACCINARE - I NO VAX POTRANNO SCEGLIERE DI RESTARE A CASA IN SMART WORKING, ANCHE SE ALLA LUNGA...


     
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    Rita Querzè per www.corriere.it

     

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    È Siemens la prima grande azienda a introdurre il green pass obbligatorio. Lo farà dal 27 settembre con tanto di controlli ad hoc. Senza aspettare che a imporre la carta verde sia un decreto del governo.

     

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    L’introduzione del green pass nei luoghi di lavoro obbliga a fare i conti con una questione generatrice di tensioni e controversie: i dipendenti no vax che non intendono vaccinarsi pagheranno i tamponi di tasca propria o se ne farà carico l’azienda? «Abbiamo deciso di garantire il pagamento dei tamponi ai dipendenti fragili che per motivi di salute non si possono vaccinare. Chi per scelta ha deciso di non vaccinarsi dovrà invece fare il tampone a proprie spese», spiega Pierfrancesco De Rossi presidente e amministratore delegato ad interim di Siemens in Italia.

     

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    «Siamo arrivati a questa decisione dopo un percorso che ha visto il coinvolgimento dei sindacati e anche dei dipendenti — continua De Rossi —. Molti hanno accettato di rispondere volontariamente a un questionario. Ne è risultato che oltre il 90% sono vaccinati, una percentuale decisamente più alta della media nazionale. Per la stragrande maggioranza l’esigenza di lavorare in un ambiente sicuro è fortissima. La decisione a cui siamo giunti è largamente condivisa e supportata».

     

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    Molte aziende che hanno valutato l’introduzione del green pass si sono fermate nel timore di azioni legali da parte dei dipendenti. È una vostra preoccupazione? «Mi auguro che non si generi alcun contenzioso. Non abbiamo la sfera di cristallo ma non ce lo aspettiamo. Eventuali situazioni individuali non strumentali si possono comporre trovando soluzioni».

     

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    Quali soluzioni? La principale si chiama smart working. Un no vax che dovesse entrare tutti i giorni in azienda rischierebbe di spendere in tamponi tutto o gran parte dello stipendio. In Siemens si è deciso di lasciare libertà ai dipendenti rispetto al luogo da cui lavorare. E questo può creare una via d’uscita.

     

    In astratto un no vax potrebbe lavorare sempre da casa. Non a caso per ora il green pass obbligatorio è limitato alle sedi amministrative, sono quindi esclusi i siti produttivi (dove lo smart working ha limiti di utilizzo oggettivi).

     

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    «Oggi chi entra in azienda si prenota con una app per evitare che gli uffici siano troppo affollati. Nel frattempo stiamo studiando l’organizzazione del lavoro nella nuova normalità post pandemia. Di certo lo smart working non mancherà. Anche perché ne abbiamo riscontrato i buoni risultati per quanto riguarda la produttività del lavoro».

     

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    Il ministro della Pubblica amministrazione Renato Brunetta la pensa diversamente... «È comprensibile — dice De Rossi —. La pubblica amministrazione ha introdotto il lavoro agile in emergenza, perché sia efficiente servono preparazione e mezzi».

     

    Per finire, un’implicazione da non trascurare. Alla lunga lavorare sempre da casa potrebbe tagliare fuori i no vax dalle dinamiche aziendali. Un prezzo accettabile nel breve periodo. Ma più difficile da sostenere se l’emergenza dovesse continuare a lungo.

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