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Caro Merlo, perché i critici cinematografici non scrivono mai la verità? Siamo andati, tutta la famiglia, a vedere Nomadland e ne siamo usciti un po' peggiori di come eravamo entrati.
Mi sono ricordata che lei aveva scritto che facciamo troppa retorica sui premi Oscar che spesso spengono i talenti. E questo ne ha presi tre! Il film è lento e deprimente, ma supponente e ricco di virtuosismi tecnici.
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Ci sono la vecchiaia, la malattia e la vita grama sul camper. A mio marito, che ogni tanto diceva "affittiamo un camper e partiamo", è passata completamente la voglia ed è il solo motivo per non rimpiangere il tempo (più di due ore) e i soldi dei biglietti.
il secondo tragico fantozzi la corazzata potemkin
Nel film non c' è un solo momento di gioia, non c' è una vera trama e non ci sono neppure i cattivi contro cui combattere (e tutto questo sulle strade americane dove spesso esplode la cattiveria del mondo).
A mio suocero, che ha l' età, Nomadland ha ricordato i film italiani "impegnati" degli anni Sessanta: silenzi eterni, interminabili primi piani, imbarazzanti zoom sulle pietre, bei paesaggi con la presunzione di fare poesia e mai nulla da dire: lo chiamavano il cinema dell' incomunicabilità (urca!). Ovviamente Frances McDormand è bravissima (bella scoperta) e le musiche di Ludovico Einaudi hanno la forza di tenerti compagnia mentre ti annoi. Eppure non lo scrivono: il successo non misura la qualità e il premio Oscar a Nomadland è la nuova Corazzata di Paolo Villaggio.
francesco merlo foto di bacco
Giulia Acciarito - Roma
Risposta di Francesco Merlo
Meglio non si poteva dire. La sua lettera è una lezione ai "critici" che hanno ormai una soggezione imbarazzante nei confronti di Oscar, Nastri, Leoni e Papere d' argento. Brava e grazie.
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