Estratto dell’articolo di Uski Audino per “La Stampa”
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L'Europa è l'ultimo baluardo per la democrazia di fronte alla deriva nazionalista che minaccia di mettere a rischio decenni di pace e prosperità nel Continente: è questo il senso delle parole del presidente Emmanuel Macron ieri a Berlino, nel corso della prima visita di Stato in Germania di un presidente francese da 24 anni.
«Abbiamo un messaggio concreto da consegnare alle persone: dite Sì all'Europa, andate a votare il 9 giugno» gli ha fatto eco il presidente della Repubblica federale tedesca Frank Walter Steinmeier, […] che punta a rilanciare il malandato asse franco-tedesco.
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Se al potere in Europa ci fosse stata la destra nazionalista - ha dichiarato Macron in conferenza stampa davanti al castello di Bellevue - «avrebbe solo aumentato le situazioni difficili che abbiamo vissuto». […] «Abbiamo lasciato che i nazionalisti prendessero tutti i dividendi della democrazia e la criticassero in modo esistenziale», ha continuato il presidente francese mentre «è l'Europa che permette di difenderla».
Nessun accenno […] alla proposta lanciata dal Segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, che venerdì all'Economist aveva aperto alla possibilità per gli alleati di colpire obiettivi militari in Russia. Ma la visita è solo all'inizio […]. Il cancelliere Olaf Scholz, che ha incontrato Macron solo in serata nel corso del banchetto di Stato a Bellevue, nel pomeriggio aveva gettato acqua sul fuoco sulla proposta del numero uno della Nato.
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«Abbiamo concordato regole chiare con l'Ucraina per le consegne di armi effettuate finora. E funzionano. Almeno questa è la mia tesi», aveva detto Scholz nel pomeriggio in occasione della Festa della democrazia.
Lo stesso evento alla Porta di Brandeburgo a cui, a pochi metri di distanza, avevano partecipato anche il presidente francese e la consorte Brigitte, accompagnati da Steinmaier e la moglie Elke Büdenbender. Macron è stato l'unico capo di Stato straniero invitato all'anniversario dei 75 anni della Costituzione e dei 35 anni della Friedliche Revolution (la rivoluzione pacifica) proprio per rimarcare l'eccezionalità dei rapporti franco-tedeschi.
Un segnale già lanciato con la scelta di una visita di Stato, la più alta forma di visita secondo il protocollo diplomatico, e la prima nell'ex Germania Est dopo quella di François Mitterrand nel 1989. «Se Germania e Francia sono unite, si può fare ancora molto in Europa», ha detto il presidente tedesco […]. I punti in comune ci sono, ma sono pochi rispetto ai tanti dossier su cui le posizioni ancora divergono.
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C'è accordo sul portare avanti il mercato europeo dei capitali per facilitare l'accesso al credito delle imprese, ma non c'è grande unità di intenti sull'atteggiamento nei confronti di Cina e Usa, più protezionistico quello francese, assolutamente contrario ai dazi – visto il peso dell'export – quello tedesco. Anche sul debito comune non c'è accordo.
Berlino è contraria a proseguire sulla via di forme di indebitamento comune, nemmeno per la Difesa, mentre Parigi è favorevole. Poi c'è il fattore "chimica". Tra Scholz e Macron non c'è niente che funzioni. Con Steinmeier invece sembra di essere tornati all'era Merkel.
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