Francesca Pierantozzi per “il Messaggero”
«Giù le mascherine!», «Basta!», e addirittura «Non lasciamoci ingannare da Bill Gates!» gridavano ieri a Monaco, Strasburgo, Berlino. Migliaia di tedeschi sono scesi in piazza per protestare contro una riapertura che per molti è troppo prudente, troppo a rilento, inutile e dannosa per l'economia. Eppure, a una settimana dalla ripartenza e dopo una chiusura meno ermetica che nella maggior parte dei paesi europei, le cifre dell'epidemia mostrano che la prudenza dovrebbe essere d'obbligo anche in Germania.
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Sabato sera l'Istituto Robert Koch ha comunicato che il tasso di contagiosità del virus, il valore di R0, ha ricominciato a crescere e ha di nuovo superato la soglia fatidica di 1. Le nuove previsioni (perché l'Istituto ha tenuto a precisare che si tratta di previsioni) lo stimano a 1,1, ovvero una persona può infettarne più di un'altra, è il segno che l'epidemia riparte. Se il dato fosse confermato, bisognerebbe richiudere, o comunque almeno introdurre nuove restrizioni. È la linea prudente che ha sempre predicato la cancelliera Angela Merkel, assediata però dai Lander che premono per ripartire senza troppo tergiversare.
LE RESTRIZIONI
Scuole, negozi, attività economiche, e in alcune regioni addirittura i cinema e i teatri, hanno cominciato a riaprire o sono pronti a farlo questa settimana. Ma non soltanto le cifre dell'istituto di Sanità, anche la situazione sul terreno dimostra che l'epidemia non è domata, nonostante la Germania con meno di 8mila morti - sia tra i grandi paesi europei quello che ha saputo controllare meglio il contagio.
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Tre giorni fa un focolaio è esploso in un mattatoio a Coesfeld, in Renania Nord-Vestfalia, dove quasi duecento sui 1200 addetti sono risultati positivi. L'operazione di contact tracing e screening con tampone è scattata quasi immediatamente, rivelando un'estensione del contagio ad altri mattatoi in altri cantoni, in particolare nello Schleswig-Holstein al confine con la Danimarca. II contagio sarebbe esploso come un incendio favorito anche dalla promiscuità negli alloggi collettivi dove risiedono i lavoratori stagionali impiegati nei mattatoi. Dopo soli due giorni di riapertura, la Renania è stata costretta a reintrodurre restrizioni. Chiusure parziali anche nelle zone vicine agli altri focolai nel nord.
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Altro dato preoccupante, l'aumento dei decessi nelle case di riposo, finora abbastanza risparmiate dall'epidemia, cosa che ha probabilmente contribuito a contenere il bilancio delle vittime. Un nuovo focolaio è stato scoperto due giorni fa in Turingia, in diversi istituti per anziani. Nella zona sono state reintrodotte restrizioni anche se, hanno tenuto a precisare le autorità locali, «non abbiamo intenzione di mettere tutto il cantone in quarantena». L'Istituto Koch ha comunque fatto sapere che i nuovi dati «impongono di monitorare con molta attenzione la situazione nei prossimi giorni».
Tensione anche in Francia, dove la riapertura comincia oggi nonostante il nord est del paese - Parigi compresa resti rosso per il numero di casi positivi e di malati ancora in rianimazione. Un focolaio è esploso in Dordogne dipartimento fin qui quasi completamente risparmiato dal virus tra i partecipanti a un funerale. «È proprio quello che non vorremmo vivere nelle prossime settimane ha dichiarato il prefetto della regione Un rilassamento. La vita riprende, ma non come prima».
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Riapertura a organetto infine anche in Corea del Sud, dove sono stati ri-chiusi tutti i bar e i locali a Seul e nella regione di Gyenoggi (12 milioni di abitanti) dopo la scoperta di alcuni casi positivi, appena cinque giorni dopo l'inizio del de-confinamento.
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