Federica Cravero Jacopo Ricca per la Repubblica
PIAZZA SAN CARLO
Il caos di piazza San Carlo si è trasformato in tragedia. Erika Pioletti è morta ieri sera all' ospedale Giovanni Bosco dove era ricoverata in terapia intensiva con «un gravissimo danno cerebrale» provocato dall' arresto cardiaco da schiacciamento patito mentre cercava di scappare dalla folla in preda al panico durante la finale di Champions League.
Subito soccorsa, era stata rianimata per 40 minuti, anche con un defibrillatore, prima che il cuore ricominciasse a battere. Ma l' assenza di ossigeno al cervello per tanto tempo ha avuto conseguenze irreparabili.
Le speranze che la giovane, impiegata trentottenne di Domodossola, sopravvivesse erano quasi nulle ma, se anche la donna avesse superato questa fase, sarebbe probabilmente rimasta in uno stato vegetativo.
GENITORI ERIKA PIOLETTI
I genitori hanno espresso la volontà di donare gli organi, mentre la sindaca Chiara Appendino, appena avuta la notizia, ha annunciato il lutto cittadino per il giorno dei funerali: «In un momento di così profondo dolore ogni parola sarebbe superflua. Posso solo esprimere le più sincere condoglianze mie e della Città ai famigliari di Erika ». Stamattina la sindaca avrebbe dovuto sostenere l' audizione davanti alla commissione d' inchiesta del Consiglio comunale, ma la seduta è stata rinviata proprio in solidarietà verso la famiglia Pioletti.
La procura di Torino modifica quindi il capo d' imputazione, al fascicolo aperto per ora contro ignoti, aggiungendo anche il reato di omicidio colposo, alle lesioni personali. In ospedale restano infatti altre due persone. Le condizioni di una ragazza calabrese di 26 anni sono migliorate ed è uscita dalla rianimazione. Stabile invece la donna di 63 anni che non era in piazza, ma che è stata travolta dalla folla all' uscita di un ristorante.
TORINO PIAZZA SAN CARLO 6
«Quel sabato era il mio compleanno - racconta il fidanzato di Erika Pioletti, Fabio Martinoli - Quella per la finale doveva essere una festa, non immaginavamo di trovarci in mezzo alla bolgia: era tutto disorganizzato, c' erano venditori abusivi, entrava chiunque senza controllo, c' erano bottiglie dappertutto... E pensare che sarebbe bastato copiare quello che avevano fatto gli spagnoli con la proiezione della partita dentro lo stadio per evitare tutto questo».
Le visite praticamente quotidiane della sindaca Appendino non hanno lenito la sofferenza della famiglia: «È come se avessero lasciato aperta la porta di casa senza rendersi conto che entravano trentamila persone. Ora dicono "ci spiace", ma sono parole che non riusciamo a sentire», si sfoga il fidanzato. Proprio ieri il procuratore capo di Torino, Armando Spataro, aveva fatto il punto sulle indagini, coordinate dai pm Vincenzo Pacileo e Antonio Rinaudo. «Abbiamo individuato il luogo in cui si è scatenato il panico della folla, ma non ancora l' evento che lo ha determinato », si legge in una nota della procura scritta per «evitare la propalazione di notizie inesatte, prive di riscontro o addirittura fantasiose».
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La Digos di Torino ha raccolto tutta la documentazione relativa all' organizzazione dell' evento, per stabilire eventuali responsabilità, ma continua anche a lavorare sulle testimonianze dei feriti per capire chi o che cosa abbia generato la psicosi collettiva. Tra gli elementi che tornano nelle loro parole ci sono l' odore acre e le difficoltà respiratorie, lamentate da alcune persone nella zona da cui è partita l' onda umana che poi ha travolto tutti.
Per questo i pm hanno affidato ai vigili del fuoco il compito di chiarire se il malessere sia da attribuire all' uso di spray o fialette urticanti oppure di altre sostanze chimiche forse finite nel sistema di aerazione del parcheggio sotterraneo di piazza San Carlo.
TORINO PIAZZA SAN CARLO 4 IL RAGAZZO CON LO ZAINETTO A PIAZZA SAN CARLO PIAZZA SAN CARLO
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