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    NON CI POSSO CREDEM! - NEL CONFRONTO TRA I RISULTATI DELLE PRINCIPALI BANCHE ITALIANE AL 30 SETTEMBRE SCORSO, IL CREDITO EMILIANO È L'UNICO ISTITUTO A PRESENTARE TUTTE VOCI POSITIVE. UN UNICUM IN ITALIA, FRUTTO DEL LAVORO DI NAZZARENO GREGORI: ‘’MERITO DELLA GOVERNANCE E ORA SIAMO PRONTI ALLO SHOPPING’’


     
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    Stefano Righi per “l’Economia - Corriere della Sera”

     

    credem credem

    Nel confronto tra i risultati dei principali istituti bancari italiani al 30 settembre scorso (vedi L' Economia del 18 novembre), il Credito Emiliano è l' unica banca tra le otto considerate a presentare tutte voci positive. Crescono gli interessi netti e le commissioni, i proventi operativi e l' utile netto. Diminuiscono le rettifiche sui crediti, ma questo è un numero da intendersi positivamente e aumentano anche gli oneri operativi perché, sottolineano a Reggio Emilia, quella voce è direttamente correlata al numero dei dipendenti e «noi assumiamo, anziché licenziare».

     

    Un unicum in Italia. Un trend decennale, frutto del lavoro di Nazzareno Gregori, ma anche di chi lo ha preceduto, come Adolfo Bizzocchi che guidò la banca dal 2001 al 2016. Gregori, laurea in Matematica e l' entrata al Credem che risale a 41 anni fa, ha sostenuto una crescita che viene da lontano ed è stata tutta realizzata per linee interne. L' ultimo aumento di capitale del Credem è del 2008: 250 milioni per acquisire 70 sportelli da Unicredit e Banco Popolare (oggi Banco Bpm).

    Credem Credem

     

    Gregori, iniziamo dai dipendenti. Tutte le banche tagliano, il Credem assume.

    «La nostra idea è quella di creare valore nel tempo. I nostri azionisti sono imprenditori che hanno saputo guardare avanti. E tutti noi siamo convinti di voler fare le cose giuste, non solo quelle convenienti. E la più conveniente di tutte è investire nelle persone perché sono loro che fanno la banca. E noi vogliamo investire sulle nostre persone, che devono mantenere, come tutta la nostra organizzazione, due caratteristiche, flessibilità e reattività, con un orientamento sempre teso all' innovazione».

     

    Ma qual è il segreto per crescere nei dieci anni peggiori per il sistema bancario?

    «Sono risultati frutto anche di scelte fatte molto tempo fa. Ci sono molti fattori che concorrono a questi risultati. Noi oggi cerchiamo di valorizzare al massimo quello che è il nostro modello di business, facendo leva su quelle che noi riteniamo essere delle caratteristiche peculiari: il posizionamento, una visione di lungo termine, un approccio prudente verso i rischi. Ma anche il fatto di preoccuparci della solidità della banca, in dieci anni il Cet 1 ratio è passato dall' 8,05 per cento al 13,7 per cento dello scorso 30 settembre. Questo deriva un po' anche dalla nostra storia: siamo abituati a fare così, ad avere un doppio sguardo, di breve e di medio-lungo periodo, contemporaneamente».

     

    Nazzareno Gregori Direttore general Credem Nazzareno Gregori Direttore general Credem

    Siete cresciuti organicamente da una decina d' anni. Non è il momento di guardare a possibili acquisizioni?

    «Siamo cresciuti organicamente, con molta soddisfazione, ma non tralasciamo la seconda ipotesi».

     

    Avete aperto qualche dossier?

    «No, i tempi non sono ancora maturi e non c' è alcun dossier aperto. Ma potrebbe aprirsi. Di certo noi dobbiamo crescere per incrementare i margini e possiamo farlo o aumentando il numero di clienti e l' importanza delle masse oppure sostanzialmente tagliando dei costi, cosa che però noi non vogliamo fare perché ci precluderemo il futuro. Oggi io sono più preoccupato dallo spendere bene, piuttosto che dallo spendere meno».

     

    Ha parlato di fusioni e acquisizioni. Siete interessati ad acquisire Mps? O forse ad entrare nel capitale di Carige?

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    «No, in entrambi i casi. Il Monte dei Paschi ha una taglia troppo superiore alla nostra. Sarebbe uno sforzo immane che non possiamo sostenere. Carige, peraltro già indirizzata, ha ancora qualche problema strutturale che ci assorbirebbe completamente facendoci perdere di vista il nostro business».

     

    E allora a cosa guardate?

    «Siamo preoccupati di crescere più che tanto, bene. Cerchiamo progetti industriali, partner interessati alla creazione di valore nel tempo, con una cultura uniforme alla nostra. Ci sono realtà, più piccole di noi, che quando matureranno le loro decisioni ci troveranno pronti».

     

    Quando?

    «Credo che nel 2020 potrebbero aprirsi delle opportunità. Di sicuro però non vogliamo fare operazioni a tutti i costi. Per questo vogliamo intanto continuare a crescere organicamente. Per dirla all' inglese, vogliamo essere un poco hunter e un poco farmer».

     

    Crescere sembra un imperativo.

    «La scala è un fattore competitivo, soprattutto nel nostro modello di business, che è complesso e si porta dietro i costi della complessità, però è quello che ci consente la resilienza, la possibilità di giocare su più tavoli».

     

    Crescere percorrendo quali direttrici?

    «Valorizzare le nostre caratteristiche attraverso investimenti sul wealth management, il credito alle famiglie e alle pmi e svilupperemo l' omnicanalità con lo sviluppo di modelli distributivi nuovi che ci aiuteranno a fare più ricavi, a crescere. Siamo molto attenti agli aspetti tecnologici, all' innovazione, alla bancassicurazione e a non cambiare la nostra politica di rischio».

     

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    Qual è l' obiettivo finale?

    «Noi lavoriamo nella convinzione di riuscire a realizzare, nel medio-lungo periodo, tutti gli obiettivi dei nostri stakeholder: un buon servizio per i clienti, l' aumento del valore delle azioni per gli azionisti e un buon posto di lavoro per i dipendenti. Poi vogliamo fare cose sostenibili, credendo fortemente nella sostenibilità».

     

    Siamo a dicembre, come finisce l' anno del Credem?

    «Il 2019 è andato finora bene. L' ultima trimestrale lo dimostra. Siamo soddisfatti. Dovremo riuscire a chiudere un po' sopra le nostre previsioni. Siamo confidenti di ottenere risultati superiori a quelli del 2018».

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