Fabio Martini per “la Stampa”
giuseppe conte nicola zingaretti 1
Alla fine, dopo averci rimuginato sopra per diverse settimane, Nicola Zingaretti il «pompiere» ha preso due decisioni che un tempo si sarebbero definite strategiche. Sul governo e sul rapporto con Giuseppe Conte. La prima decisione del segretario Pd in ordine di tempo riguarda il destino dell' esecutivo: a gennaio il Partito democratico affronterà la verifica con il Movimento Cinque stelle per rilanciare per davvero l'esecutivo, senza retropensieri «sfascisti», tenendo la guardia ben alta, non abbassando «l'asticella del rigore», provando ad «imporre qualità al governo» e mettendo in campo un elenco di provvedimenti targati Pd.
bonafede salvini conte
Ma con un retropensiero, che è il vero snodo della strategia del Pd: se dopo due, tre mesi di rilancio serio, i Cinque stelle ricominceranno a destabilizzare la maggioranza, a quel punto, si assumeranno loro la responsabilità di una rottura, che diventerà inevitabile.
Zingaretti lo ha deciso e non lo può esplicitare in modo chiaro, ma tutto questo si può "leggere", seguendo quanto detto dal segretario del Pd in una intervista a Lucia Annunziata su Rai 3: «È da matti far parte di un governo e picconarlo tutti i giorni. Mi auguro che si vada verso un programma non di titoli ma di provvedimenti e di azione». E poi la frase-chiave: «Se dobbiamo far finta lasciamo stare».
giuseppe conte nicola zingaretti
Dunque: facciamo sul serio, sottoscriviamo un «programma condiviso» e da quel momento in poi si rema tutti nella stessa direzione. Ma chi scarta, paga. E poi c'è la seconda decisione: davanti allo scenario (sia pur lontano e ipotetico) di una rottura con il M5s e di elezioni anticipate, Zingaretti in cuor suo scommette sull' emancipazione politica di Giuseppe Conte, che in questi giorni il leader del Pd ha gratificato di elogi al superlativo, arrivando a definire il premier di due governi diversissimi come un personaggio «tatticamente sagace» e persino «riferimento fortissimo dei progressisti».
CONTE E SALVINI
La scommessa non esplicitabile di Zingaretti è quella di un Conte che, in caso di scioglimento delle righe, potrebbe decidere di restare in politica, creando un suo movimento, alleato del Pd. Dunque, Conte alleato privilegiato più che candidato-premier di una coalizione di centro-sinistra. E anche in questo caso Zingaretti non può essere esplicito, ma l' intervista aiuta a capire: «Se Conte dice "faccio una scelta di campo e mi metto nel campo del centrosinistra", vuol dire che questo campo o ridiventa competitivo per combattere Salvini o gli regaliamo il governo».
GIUSEPPE CONTE AD AVELLINO
E ancora: «Se nella coalizione di centrosinistra ci sarà anche il presidente del Consiglio, mi stupisce lo stupore», per l'incoraggiamento da parte del Pd. Zingaretti lo ha detto con una perifrasi ma lo ha detto: nel futuro più probabile un'alleanza con Conte, che con i Cinque stelle.
Il presidente del Consiglio naturalmente è concentratissimo sul rilancio dei governo, la sua prima scelta resta quella di restare a Palazzo Chigi il più a lungo possibile, ma in certi ambienti nessuno ha dimenticato la sua visita ad Avellino il 14 ottobre scorso. Quella volta, su iniziativa di Gianfranco Rotondi, Conte parlò davanti alle personalità più autorevoli della vecchia Dc (De Mita, Bianco, Mancino) e pronunciò una frase evocativa: «Serve una Democrazia dei cristiani». E d'altra parte Conte da tempo è guardato con grande simpatia in Vaticano.
GIUSEPPE CONTE AD AVELLINO
Certo, per un eventuale partito di Conte c'è tempo e non è detto che prenda mai corpo e dunque quello di Zingaretti resta un piano B, mentre mancano pochissime settimane all'avvio della verifica di governo con i Cinque stelle e con Italia Viva di Renzi. E da questo punto di vista Zingaretti ha calato le sue carte nel corso dell' intervista su Rai 3.
Più tonico e meno sorridente del solito, forse il miglior Zingaretti televisivo della stagione più recente, il segretario del Pd ha indicato i temi che porterà nell' agenda del governo: «Obbligo scolastico tra 3 e 18 anni, aumenti agli insegnanti, tutte le scuole aperte fino alle 18, parità di retribuzione tra uomini e donne, economia green, semplificazione burocratica per le imprese».